Capitolo 3

2.9K 42 2
                                    

A Mary era sempre piaciuto guardare da lontano la mamma che trovava molto graziosa; ma siccome sapeva ben poco di lei, non ci si poteva aspettare che le volesse bene o ne sentisse troppo la mancanza, dopo che se ne fu andata. Non le mancava per niente, difatti, ed essendo una bambina del tutto concentrata su se stessa pensava, come del resto aveva sempre fatto. Avesse qualche anno in piú si sarebbe certamente preoccupata all'idea di ritrovarsi sola al mondo; ma era molto piccola, e siccome c'era sempre stato qualcuno a prendersi cura di lei, immaginava che un qualcuno si sarebbe sempre trovato. Le sarebbe piaciuto sapere se sarebbe capitata tra persone gentili, che l'avrebbero trattata con riguardo e gliele avrebbero date tutte vinte, come avevano sempre fatto la Ayah e gli altri domestici indigeni. Sapeva anche che non sarebbe rimasta dove l'avevano sistemata provvisoriamente, nella casa del pastore anglicano. Non voleva restare lí. Il pastore anglicano era povero, aveva cinque bambini piccoli e malvestiti che non facevano che bisticciare e strapparsi di mano i giocattoli. Mary odiava il loro bungalow disordinato, ed era stata cosí scostante con loro che, passato un giorno o due, nessuno aveva piú avuto voglia di giocare con lei. Al secondo giorno le avevano giá affibbiato un nomignolo che la mandava su tutte le furie. L'aveva inventato Basil. Basil era un ragazzino dagli insolenti occhi azzurri e il naso all'insú, e Mary lo odiava. Era successo mentre lei stava giocando da sola sotto un albero, proprio come il giorno che era scoppiato il colera. Mentre lei faceva mucchietti di terra e sentieri per un giardino, era venuto Basil e si era messo lí vicino a guardarla. A un certo punto la cosa aveva cominciato a interessarlo, e tutto a un tratto se ne era venuto fuori con una proposta.
"Perché non metti lí un mucchio di pietre, e facciamo che é un giardino roccioso? Laggiú in mezzo" le propose chinandosi verso di lei per indicarle dove.
"Via!" gli gridó Mary. "Non voglio ragazzi tra i piedi. Vattene via!".
Per un attimo Basil si rabbuió, ma poi cominció a prenderla in giro. Prendeva sempre in giro le sue sorelle. Cominció a ballarle intorno, a farle le smorfie, a cantare e a ridere.
Mary Mary pensieri neri,
come ti viene il giardino?
Margherite gialle fra i peri
campanule d' argento e lupino.
Cantó senza smettere fino a che gli altri bambini lo sentirono e si misero a ridere anche loro; e piú Mary si arrabbiava, piú loro cantavano 'Mary Mary pensieri neri'. Da quel giorno, per tutto il tempo che restó da loro, la chiamarono 'Mary Mary pensieri neri' quando ne parlavano insieme e spesso anche quando le rivolgevano la parola.
"Ti manderanno a casa" le disse Basil, "alla fine di questa settimana. E ci fa molto piacere".
"Fa molto piacere anche a me" rispose Mary. "Dov'é casa?"
"Non sa dov'é casa!" esclamó Basil, con lo scherno dei suoi sette anni. "In Inghilterra, naturalmente. La nostra nonna abita lí, e anche Mabel, nostra sorella, l'hanno mandata da lei l'anno scorso. Ma tu non vai dalla nonna. Tu la nonna non ce l'hai. Tu vai da tuo zio. Si chiama Mister Archibald Craven".
"Mai sentito" ribatté brusca Mary.
"Lo so" rispose Basil. "Tu non hai mai sentito niente. Le bambine non sanno mai niente. Ho sentito mio padre e mia madre che parlavano di lui. Sta in campagna, in un grande, enorme vecchio maniero desolato, e nessuno va mai a trovarlo. É sempre arrabbiato e non lascia mai avvicinare nessuno, e comunque nessuno sarebbe disposto ad andare da lui, nemmeno se lo permettesse. É gobbo ed é orribile".
"Non ti credo" disse Mary, e gli voltó le spalle tappandosi le orecchie con gli indici perché non voleva sentire altro.
Ma dopo ci pensó moltissimo; e quando, la sera stessa, la signora Crawford le disse che entro pochi giorni si sarebbe imbarcata per l'Inghilterra per andare da suo zio, Mister Archibald Craven, che abitava a Misselthwaite Manor, assunse un'espressione talmente impassibile e caparbiamente indifferente che nessuno sapeva cosa pensare. Cercarono di essere gentili con lei, ma ottennero soltanto che scostasse la faccia al tentativo della signora Crawford di baciarla, e si tenesse tutta sulle sue quando il signor Crawford le posó la mano sulla spalla.
"É una bambina talmente scialba" disse poi la signora Crawford compatendola. "E dire che sua madre era una creatura cosí graziosa. E poi aveva dei modi molto piacevoli, mentre Mary ha il modo di fare meno attraente che io abbia mai visto in una bambina. I bambini la chiamano 'Mary Mary pensieri neri' e anche se non sono stati molto educati, non posso non capirli".
"Se sua madre avesse fatto vede un po' piú spesso la sua graziosissima faccia e le sue graziose maniere alla figlia, magari anche Mary avrebbe imparato un modo di fare carino. É molto triste, adesso che la povera bella signora se ne é andata, rendersi conto che tanta gente non ha mai nemmeno saputo che aveva una bambina."
"Credo che a malapena la guardasse" sospiró la signora Crawford. "Una volta morta la Ayah, non é rimasto nessuno a occuparsi della piccola. I domestici sono corsi via e l'hanno lasciata tutta sola in quel bungalow abbandonato. Il colonnello McGrew ha detto che per poco non gli veniva un colpo quando ha aperto la porta e se l'é trovata davanti, tutta sola in mezzo alla stanza."

Il giardino segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora