Capitolo 32

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"Penso che sia un ragazzo molto viziato" disse Mary.
"É il più viziato del mondo! Non dico che non sia stato un bel po' malato. Due o tre volte ha avuto tossi e raffreddori che lo hanno quasi ammazzato. Una volta ha avuto una febbre reumatica, e un'altra volta il tifo. Eh! Quella volta la signora Medlock si è proprio spaventata. Era uscito fuori di testa, e lei, mentre stava parlando all'infermiera, pensando che lui non capiva nulla, disse: 'Questa volta morirà di certo, e sarebbe la cosa migliore per lui e per tutti'. Poi gli ha dato un'occhiata, e lui era lì che la guardava con quei suoi grandi occhi spalancati, fissandola con tanto comprendonio quanto poteva averne lei. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma lui l'ha solo fissata e ha detto: 'Dammi un po' d'acqua e piantala di parlare'".
"Pensi che morirà?" chiese Mary.
"La mamma dice che non c'è nessuna ragione per cui possa vivere un bambino che non va mai all'aria aperta e non fa altro che stare sdraiato sulla schiena a leggere libri illustrati e a prendere medicine. É debole e odia venire portato all'aperto; per lui è complicato: si raffredda così facilmente, che dice che l'aria aperta lo fa ammalare".
Mary si mise a sedere e fissò il fuoco.
"Mi chiedo" disse lentamente, "se gli farebbe bene andare in un giardino a guardare le cose che crescono. A me ha fatto bene".
"Una delle crisi peggiori che ha mai avuto" disse Martha, "è stato una volta che lo hanno portato fuori, lì dove c'è la rosa vicino alla fontana. In un giornale aveva letto di certa gente che si era presa quello che lui chiamava 'raffreddore da rosa'. Allora ha cominciato a starnutire e a dire che lo aveva preso, e poi un giardiniere nuovo che non conosceva le regole è passato e lo ha guardato incuriosito. Lui allora si è fatto venire un attacco e ha detto che quel giardiniere lo aveva guardato perchè lui sarebbe diventato gobbo. Ha pianto fino a farsi venire la febbre, ed è stato male per tutta la notte".
"Se mai si permette di arrabbiarsi con me, non andrò mai più a trovarlo" disse Mary.
"Vi avrà se vi vuole" le disse Martha. "Tanto vale lo sappiate fin d'ora".
Subito dopo suonò un campanello, e lei raccolse il suo lavoro a maglia.
"Suppongo mi voglia l'infermiera per stare un po' con lui" disse. "Spero di trovarlo di buon umore".
Una decina di minuti dopo tornò con un'espressione perplessa.
"Beh, lo avete proprio stregato" disse. "È sul divano con il suo album di foto. Ha detto all'infermiera di non tornare fino alle sei. Io devo restare a disposizione nella stanza accanto. Appena l'infermiera se ne è andata, lui mi ha fatto gesto di andare da lui e mi ha detto: 'Voglio che viene Mary Lennox e mi parla, e ricordati di non dirlo a nessuno. Farai bene ad andare a chiamarla più veloce che puoi'".
Mary era più che disposta ad andarci subito. La voglia che aveva di vedere Colin era minore di quella di vedere Dickon, tuttavia ci teneva molto a vederlo.
Quando entrò, vide un bel fuoco ardere nel caminetto, e alla luce del giorno si rese conto che era proprio una bella stanza. C'erano colori forti nei tappeti e negli arazzi e nei quadri e nei libri alle pareti, che le conferivano un aspetto caldo e confortevole nonostante il cielo grigio e la pioggia. Colin sembrava anche lui un quadro. Avvolto in una vestaglia di velluto, era seduto appoggiato a un grande cuscino di broccato. Aveva una chiazza rossa per guancia.
"Entra" le disse. "Ho pensato a te tutta la mattina".
"Anche io ho pensato a te" rispose Mary. "Non puoi immaginare come si è spaventata Martha. Dice che la signora Medlock crederá che sia stata lei a parlarmi di te, e che la cacceranno via".
Lui aggrottò le sopracciglia.
"Va' a dirle di venire qui" disse. "È nella stanza accanto".
Mary andò e la portò con sè. La povera Martha tremava dalla testa ai piedi. Colin era ancora accigliato.
"Sei tenuta a fare quello che voglio io, o no?" le chiese.
"Devo fare quello che volete, sir" disse Martha smarrita, facendosi tutta rossa.
"E Medlock, non deve fare anche lei quello che voglio io?"
"Tutti devono fare come volete voi, sir" disse Martha.
"Bene, allora se io ordino di portare Miss Mary da me, come potrebbe mandarti via Medlock, se anche lo scoprisse?"
"Per piacere non lasciateglielo fare, sir" implorò Martha.
"Sarà lei quella che manderò via, se solo si proverà a dire una sola parola in proposito" disse tutto fiero Master Craven. "Non le farebbe certo piacere, te lo assicuro".
"Grazie, sir" disse Martha facendo la riverenza. "Farò il mio dovere, sir".
"Il tuo dovere è fare quello che voglio io" disse Colin con tono ancora più fiero. "Mi occuperò io di te. Adesso va' via".
Dopo che la porta si fu chiusa alle spalle di Martha, Colin trovò Mary che lo fissava stupefatta.
"Perchè mi guardi così?" le chiese. "Cosa stai pensando?"
"Sto pensando a due cose".
"Quali cose? Siediti e dimmele".
"La prima è questa" disse Mary mettendosi a sedere sul grande sgabello. "Una volta in India ho visto un ragazzo, un rajah. Era tutto coperto di rubini e smeraldi e diamanti. Parlava alla servitù proprio come tu hai fatto con Martha. Dovevano fare tutti quello che diceva lui, e all'istante. Penso che li avrebbe uccisi, se non avessero fatto".
"Adesso ti dirò di raccontarmi dei rajah, ma prima dimmi l'altra cosa qual era".
"Stavo pensando" disse Mary, "quanto sei diverso da Dickon".
"Chi è Dickon?" chiese lui. "Che strano nome".
Poteva anche dirglielo, pensò. Poteva parlare di Dickon senza nominare il giardino segreto. A lei era piaciuto sentire Martha che raccontava di Dickon. E poi aveva molta voglia di parlare di Dickon. Sarebbe stato come averlo vicino.
"É il fratello di Martha. Ha dodici anni. È diverso da ogni altra persona al mondo. Sa incantare le volpi e gli scoiattoli e gli uccelli proprio allo stesso modo che in India gli indigeni incantano i serpenti. Suona una melodia molto dolce con lo zufolo, e lo vengono e ascoltano".
Sul tavolo al suo fianco c'erano alcuni grossi libri, e tutt'a un tratto lui ne tirò uno a sè.
"In questo c'è il disegno di un incantatore di serpenti. Vieni a vederlo".
Era un libro con splendide illustrazioni a colori, e lui lo aprì indicandone una.
"Sa fare questo?" le chiese eccitato.
"Lui suonava lo zufolo e loro ascoltavano. Ma non lo chiama incantesimo. Dice che è perchè lui vive tanto nella brughiera e conosce il loro modo di vivere. Dice che a volte si sente anche lui un uccello oppure un coniglio, da quanto gli piacciono. Credo che abbia fatto delle domande al pettirosso. Sembrava che si parlassero con cinguettii sommessi".

Il giardino segretoWhere stories live. Discover now