chapter twenty-eight.

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Louis.

Se ne stava lì a fissarlo come se avesse paura di farlo, come se qualcosa dentro di sé gli stesse dicendo di non fare niente, di rimanere su quel letto con lui e stringerlo finché non si sarebbe svegliato, ma doveva, doveva andarsene.
Non sapeva se era realmente la cosa giusta, ma ci stava pensando da troppo e lui aveva bisogno di fargli capire che al mondo si sarebbe trovato solo in certi momenti, doveva farlo.

Basta, decise così finalmente di alzarsi da quel letto e lasciarlo lì, senza un foglietto, senza niente.
Lo stava lasciando a sé stesso senza dargli nessun libretto di istruzioni da seguire, ora era lui da solo contro la cruda realtà.
L'avrebbe ignorato a scuola, avrebbe smesso di guardarlo costantemente, niente baci, niente abbracci, niente di niente, perché è questo che aveva bisogno di fare.

Prese il suo zaino e andò via, chiudendosi la porta di quella stanza alle spalle e uscendo da quella casa in cui stava lasciando un piccolo riccio a combattere i suoi demoni.

Stava camminando senza far caso alla strada, calciava i sassolini per terra mentre piangeva, perché già si pentiva di questa sua scelta ma non poteva tornare indietro, non adesso.
Non aveva il diritto di riprendere i suoi passi ormai il dado è tratto quindi doveva continuare ad andare avanti per la sua strada.

Mentre camminava non stava guardando la gente che passava così per sbaglio si scontrò con una ragazza, era bella, aveva i capelli lunghi fino al busto, le punte erano più scure di tutto il resto, indossava dei jeans che sulle caviglie stavano larghi, i soliti a zampa, portava un maglioncino verde super carino le cui maniche ricoprivano le sue mani e poi indossava delle banali nike bianche, era davvero bella.

Louis alzò finalmente la testa e vide che era lei, la sua migliore amica di quando andava alle elementari, la prima persona con la quale aveva parlato, l'unica che sapeva che fin da bambino a lui le ragazze non piacevano minimamente, l'unica persona che l'aveva accettato fin dall'inizio.
In tutto questo tempo si erano persi di vista poiché poi Louis si dovette trasferire da un'altra parte mentre lei era rimasta nel loro paesino d'infanzia.

"Stefany?" Lei aveva il suo solito sorriso e subito percepí il suono di quella voce, quella che gli mancava costantemente.

"Louis?" Gli corse incontro poiché non lo vedeva da troppo e lei aveva bisogno di sentire di nuovo quelle braccia stringerla.

"Da quanto sei in questo paesino? " Gli era mancata così tanto, in tutti questi anni svariate volte aveva pensato a lei, non riusciva a darsi pace, si sentiva in colpa per averla abbandonata, anche se in realtà la colpa non era sua.

"Da poco, sono così contenta di averti incontrato o meglio sei tu che hai sbattuto su di me." Rise, la sua risata era angelica, Louis aveva dimenticato anche questo, il suono dolce della risata di Stefany.

Si diressero verso un parco che avevano lì affianco, tutto era secco, come se stesse morendo piano piano.
Era quasi aprile, eppure quegli alberi sembravano più tristi del solito.
Si misero su una panchina mentre continuavano a sorridere, sotto i loro piedi c'era una piccola pozzanghera piena di foglie gialle e arancioni, faceva abbastanza freddo e Louis si rese conto che Stefany stava tremando.

"Prendi la mia giacca Stefy." Gliela mise sulle spalle mentre lei lo ringraziava con un cenno del capo e gli sorrideva, come faceva anche quando erano piccoli.

"Allora Lou, che mi racconti?" Ne avevano cose da dirsi, erano passati quanti, quasi otto anni senza né vedersi, né sentirsi e non sapevano nemmeno loro perché avessero deciso così.

"Ma guarda mi sono fidanzato con il ragazzo che picchiavo." Ricevette un piccolo pugno sulla spalla da Stefany che lo iniziò a fissare con sguardo serio.

do you know who you are? // harry e louis.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora