Capitolo Quarto

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Come tutti gli abitanti di Netherfield si aspettavano, chi con più o meno impazienza, la risposta della famiglia Bennet all'invito appena scritto da Miss Bingley, per una colazione presso la loro dimora, l'indomani, non tardò ad arrivare.
La Signora e le Signorine Bennet, avevano prontamente accettato, guai a lasciarsi scappare una tale rara occasione!
E mentre la madre delle ragazze sognava già di iniziare i preparativi per il matrimonio della maggiore delle sue figlie con l'amabile Mr Bingley, quest'ultimo, a sua volta, non desiderava altro che di poter ammirare nuovamente quel volto angelico e quegli occhi sorridenti e dolci.
Ritrovandosi insolitamente nervoso, quella mattina, si era alzato molto presto, contrariamente alle sue abitudini, per fare una cavalcata e godere della fresca brezza dei parchi di Netherfield. Ma quando arrivò alle stalle, si sorprese di trovare un altrettanto agitato Mr Darcy, che in abiti informali, con la camicia sbottonata e le maniche svoltate, ed i capelli scompigliati, sellava personalmente il suo cavallo, per fare evidentemente una cavalcata.
"Non mi aspettavo di trovarvi qui così presto, mio caro Darcy!" Disse, mentre il suo amico sussultava, non avendolo udito arrivare e credendosi solo. "Avete passato una notte agitata anche voi, vero ? Dalle occhiaie che intravedo e dai vostri capelli indecenti, direi proprio di sì!" Continuò, con un mezzo sorriso, mentre iniziava a sellare anche il suo cavallo. "Cosa vi turba, vecchio mio? Non vi ho mai visto così nervoso e zitto, come siete da ieri mattina". Lo disse senza alcuna ombra di malizia, ma con sincero interesse per la salute del suo amico e fu proprio questo a spingere Darcy a non dare la risposta pungente che gli era venuta in mente, ma a rispondere in modo altrettanto sincero "Buongiorno anche a voi, Bingley! Sapete, a volte ammetto di sottovalutare la vostra perspicacia e la vostra innata empatia nei confronti di chi vi circonda! Ma potrei rivolgervi la medesima domanda: cosa vi porta nelle stalle così di buon mattino e con quella espressione accigliata?" Pose quel controinterrogatorio per cercare di sviare l'amico verso i suoi pensieri ed evitare di rispondere con una bugia, perché non voleva ammettere il motivo della sua insonnia e del suo animo turbolento. Ma conosceva già il motivo dell'agitazione di Bingley, lo capiva sin troppo bene, suo malgrado. Ragion per cui, dopo una breve pausa, continuò "Non è che per caso, questa cavalcata così mattiniera abbia a che fare con due occhi belli che non vedete l'ora di ritrovarvi ad ammirare tra poco?" Lo disse, ma subito sussultò, perché si rendeva conto che quello era proprio il suo stesso problema, ciò che lo aveva reso più taciturno, scostante e altezzoso del solito. Scuotendo la testa, balzò in sella e, senza attendere la risposta di Bingley, che fissava il suo cavallo senza dire nulla, aggiunse "Se volete starmi dietro, vi conviene sbrigarvi e salire sulla vostra cavalcatura, altrimenti rischierete di perdere l'appuntamento con la signorina!" E senza ulteriori indugi, partì al galoppo, inseguito dall'urlo di Bingley che, ritrovando il suo lato giocoso, causato dalla sfida implicita nelle parole del suo amico, tuonò "Farete meglio a sfruttare questo breve vantaggio, vi sono già alle calcagna! Non sia mai che arriviate anche voi in ritardo e non riusciate ad incontrare altri espressivi occhi scuri che, a mio avviso, vi hanno ammaliato!" E partì anche lui di tutta corsa, guadagnando terreno, ma Darcy fece finta di non aver udito le parole di Bingley, per non ammettere che avesse ragione.
Col vento fresco che gli sferzava i volti, l'adrenalina della corsa, il paesaggio mozzafiato che li circondava e la quiete del mattino, col solo cinguettio degli uccelli e lo scroscio delle acque del fiumiciattolo che attraversava i parchi di Netherfield, i due si ritrovarono presto a ridere e prendersi in giro, dimentichi di tutto se non della loro allegria e ritrovata spensieratezza. Dopo circa una mezz'ora di corse sfrenate, decisero di fare riposare e dissetare i loro cavalli presso le rive del fiume, mentre loro si accomodavano sull'erba, per godersi il calore dei raggi del sole, che stava finalmente riscaldando un po' l'ambiente.
"Quindi Darcy? Avete intenzione o no  di dirmi cosa vi ha turbato tanto in queste ultime 24 ore?" Esclamò improvvisamente Bingley. Darcy lo guardò dritto negli occhi, in silenzio. Bingley, dunque, rincarò la dose "Non pensate di potermi ingannare o distrarre, caro mio. Quando si tratta del benessere dei miei amici, non sono così sbadato come sembro! Allora? Non vi ho mai visto così teso, non da quando quel Mr Wickham..." ma subito si pentì di aver nominato quell'uomo, perché l'espressione di Darcy, se possibile, si fece ancora più impenetrabile e dura. Così Mr Darcy esclamò "Non è nulla, davvero, Bingley. Stavo solo pensando a degli affari che ho lasciato in sospeso a Londra e che richiedono un mio urgente intervento. Tutto qui." E fu il tono perentorio e definitivo con cui lo disse che fece desistere Bingley dal continuare quell'interrogatorio. Lo conosceva, sapeva di averlo involontariamente irritato, nominando quell'infido di Wickham. Così, pentito e provando a rabbonirlo, si ritrovò ad ammettere il suo patema d'animo "Perdonatemi Darcy, non avrei dovuto insistere. Invece, per rispondere alla vostra domanda di stamani, anche io sono estremamente turbato. Da Miss Bennet, sì, lo ammetto. Dio mio, quella donna è peggio di una calamita! Vortica nei miei pensieri tutto il tempo e non soltanto perché possieda una bellezza rara. Ho avuto la fortuna di incontrare molte bellissime dame nella mia vita, ma lei ha qualcosa...qualcosa che mi attrae e mi attraversa inesorabilmente. L'altra sera, al ballo, quando l'ho presa tra le braccia e ho danzato con lei, ogni suo gesto sembrava darmi una scossa elettrica, ogni suo sguardo, ogni parola e pensiero espresso dalle sue labbra...il suono della sua voce...non lo so, vecchio mio, ma era come sentire il tintinnìo delle campane, come se mi sentissi cadere e non potessi e volessi fare nulla per evitarlo". Guardava il fiume, mentre parlava ed apriva il cuore al suo amico. Poi chiuse gli occhi, sospirò, si sdraiò sull'erba e continuò "lo so che è stupido e prematuro, affermare una cosa del genere dopo aver visto una donna solo per un paio d'ore, ad un ballo, ma è così che mi sento. Mi sento come se innamorarmi di questa donna fosse facile come cadere o respirare. Si Darcy, innamorarmi. Non innamorarmi, sarebbe difficile come cercare di restare in equilibrio sul ciglio di un precipizio o smettere di respirare. Sarebbe innaturale" non udendo alcuna risposta da parte del suo interlocutore e credendo di averlo annoiato o che si fosse addormentato, Bingley aprì gli occhi e, contrariamente a quanto si aspettava, trovò Darcy che lo osservava intensamente, quasi a leggergli dentro. Non sapendo come interpretare quello sguardo e quel silenzio, si accigliò, sollevandosi in piedi. "Rientriamo?" Esclamò, slacciando le briglie del cavallo, che aveva annodato attorno ad un albero. Darcy annuì, alzandosi anche lui. Mentre salivano sui cavalli, prima di partire verso casa, Darcy non potè fare a meno di dare voce ad un pensiero fisso che lo stava inquietando, così disse, quasi parlando a se stesso "Siamo spacciati, Bingley. Abbiamo già perso questa battaglia, prima ancora che inizi" e, voltandosi, iniziò a galoppare velocemente. Bingley, non riuscendo ad interpretare bene quelle parole, perse qualche secondo, attonito, prima di ripartire. Doveva assolutamente tornare nelle sue stanze e rendersi presentabile. A breve, avrebbe rivisto l'oggetto dei suoi desideri, e doveva apparire al meglio! Buon Dio, ma come aveva fatto a far girare tutta la sua vita intorno a quella ragazza, in così poco tempo? E, più confuso di quando era partito, corse come se avesse il diavolo alle calcagna, quasi raggiungendo Darcy, che correva anche lui come un forsennato. Verso cosa o chi, ancora, non lo aveva capito.

Mr Darcy - Orgoglio e pregiudizioWhere stories live. Discover now