Capitolo 9 - (Parte1)

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Adam


La vita non è che l'insieme degli eventi che accadono casualmente,

mentre siamo impegnati a programmarla meticolosamente.


Avevo sempre ragionato per schemi, calcolato ogni singola mossa per poi arrivare ad un risultato, poiché, alla fine, sopravvivevo per raggiungere uno scopo. Ero sempre stato un tipo orgoglioso, arrogante e testardo, ma non ero uno stupido e capivo quanto era il momento di deporre le armi e le speranze. Forse quella era una delle prime volte in cui riconoscevo le mie colpe e il fatto che le cose mi fossero effettivamente sfuggite di mano. In quel momento, mentre guardavo Anna riposare, mentre la nostra imbarcazione si muoveva come sulle montagne russe, raggiunsi la vera consapevolezza di tutto. Avevo passato gli anni a proteggere gli altri, a fare di tutto per non mettere in pericolo l'incolumità delle persone cui volevo bene, ma alla fine erano proprio le persone che volevo proteggere che avevano rischiato per me. Sapevo che Anna non si sarebbe arresa, nonostante lo avessi desiderato, ma mai e poi mai mi sarei aspettato che il mio fratellastro, colui che aveva rischiato più di tutti, sarebbe partito alla mia estrema ricerca. Ancora non mi figuravo il perché avesse fatto una cosa così stupida e insensata e, detto sinceramente, il nostro litigio non era bastato per fare chiarezza. Avevo perfino perso il controllo e non me lo sarei mai perdonato, soprattutto adesso che lui aveva scelto di eludere la polizia sacrificandosi totalmente. Ero furioso per ciò che aveva fatto e non capivo perché, se non che fosse stanco di quella fuga che trovasse ormai inutile. Ciononostante non era una scusa plausibile per mollare tutto. Ora ero in pena per lui, di nuovo, dopo anni in cui mi ero logorato il fegato per la sua libertà, sentendomi in colpa per come avevamo gestito le cose. Emma aveva ragione, ero il più grande e avrei dovuto evitare di arrivare a quel punto. Ormai era tardi e non c'era nulla da fare se non tornare sui propri passi, consapevole che non sarebbe finita affatto bene.

A quel punto, che senso aveva scappare ancora?

Latitavo da mesi, indeciso sul da farsi, o meglio, sapevo benissimo che Parigi sarebbe stata la mia meta finale, ma poi avevo visto il notiziario e avevo cambiato idea. Solo due pazzi come Raffaele e Anna avrebbero fatto una cosa simile per me, ed io, nonostante tutto, non potevo lasciarli in balia del pericolo e del nulla, senza fargli sapere che ero vivo e che li ringraziavo. Senza dire a Raffaele che gli volevo bene, che non vedevo l'ora di rivederlo e di parlare di nuovo con lui di tutto. Avevamo ancora molte cose da dirci e di cui discutere e non avrei lasciato che finisse così, tuttavia ero davvero a corto di un piano. Dopo anni passati a scervellarmi sulla mia uscita dalle scene, adesso ero di nuovo uno dei protagonisti senza più un copione da seguire.

Quanto alla giovane accanto a me, come se non bastasse il caos di problemi da risolvere con il mio fratellastro, mi trovavo pure ad interrogarmi sui miei sentimenti per lei. E se pensavo a lei con Raffaele, sentivo crescere una rabbia così distruttiva che sarei dovuto scappare molto lontano da entrambi. Non era il momento né il luogo per aprire certe discussioni, ma era stato lui il primo a farlo per farmi arrabbiare, perché in quel momento voleva farmela pagare in qualche modo, attaccarmi per farmi sentire il suo dolore. Ferirmi. E c'era riuscito. Diceva di essere caduto nell'illusione di un sentimento, ma Anna, lei non si era espressa in merito. Non sapevo se chiederglielo o meno, timoroso della sua risposta e della mia reazione. Ero abbastanza sveglio da percepire che tra di loro c'era qualcosa, soprattutto quando erano vicini. Il modo in cui era riuscita a tranquillizzarlo durante quel momento di rabbia, mi aveva colpito dritto al cuore. Condividere tutto per mesi avvicinerebbe chiunque, ma Raffaele, lo conoscevo bene, era talmente capace di immedesimarsi nelle emozioni altrui, da portare gli altri a sentirsi capiti, confortati e importanti. Era una presenza che si faceva sentire, che faceva la differenza, avevo provato la stessa cosa dopo solo una settimana che viveva con me. Anna, sicuramente in un momento difficile, aveva fatto di lui la sua ancora di salvezza. Forse volevo solo auto convincermi di come erano andate le cose per non dare di matto ulteriormente, ma in verità non lo avrei mai saputo anche se lei fosse stata totalmente onesta con me.

Il destino nelle mie mani (Volume 2 della serie)Kde žijí příběhy. Začni objevovat