Capitolo 25

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Anna 

Salii all'ultimo piano, fino a raggiungere gli uffici dell'Organizzazione. Sapevo già che avrei trovato Adam lì, me lo aveva detto Clive, che avevo incontrato appena fuori dall'edificio. Quella mattina mi ero presa il mio tempo per fare con calma e riordinare le idee. Avevo dormito malissimo e non avevo più sentito né Raffaele né tanto meno suo fratello. Avevo svestito i panni della principessa ed ero tornata alla realtà, quella realtà che prima o poi avrei dovuto affrontare e che avevo provato a prendere di petto la sera prima con scarsi risultati. Le porte dell'ascensore si aprirono e rivelarono il corridoio luminoso con le pareti ancora piene di articoli di giornale e di foto. I numerosi uffici e sale riunioni erano piene di gente che entrava usciva, sistemando scartoffie e fogli. In fondo al corridoio c'era sempre stato l'ufficio di Benjamin, perciò supposi che sarebbe stata la stanza di Adam da quel momento. Al contrario, quando arrivai lì davanti, la stanza era vuota e ogni complemento d'arredo, che avrebbe ricordato il mio capo, era sparito lasciando spazio ad un enorme tavolo in vetro e a delle pareti bianche e luminose. La vista su Londra era sempre stata suggestiva da quella stanza, ma adesso, senza il suo fantasma, si respirava un'aria di sconosciuta pace.

Quel posto mi piaceva, per la prima volta, e si percepiva un'atmosfera del tutto diversa senza la presenza severa di Benjamin Thompson. Mi sarebbe forse mancata l'Organizzazione? O come sarebbe diventata d'ora in avanti?

«Ehi, buongiorno».

Sobbalzai e mi voltai di scatto ritrovandomi Adam sulla porta con le braccia conserte e un enorme sorriso sulle labbra.

«Buongiorno! Mi hai spaventata», sorrisi avvicinandomi.

«Scusa, ho visto che eri immersa nei tuoi pensieri», rispose arrotolando le maniche della camicia azzurra perfettamente stirata. Lui sì che sembrava aver dormito bene, appariva fresco come una rosa e dell'aspetto impeccabile. Sembrava non aver alcun pensiero che lo angosciasse.

«Credevo che sarebbe stato il tuo ufficio, del resto ha la vista più bella».

«É vero, ma preferisco che sia una sala riunioni così che tutti godano del panorama, io prenderò l'ufficio qui fuori sulla destra», si portò i capelli all'indietro e i suoi occhi verdi scintillarono alla luce del sole che entrava dalle vetrate.

«Che capo magnanimo, non sarai un po' troppo buono?» Lo presi in giro.

«Mmm non saprei, sai che posso essere molto burbero», accennò un sorriso.

«Lo so benissimo, infatti stavo scherzando».

«Ti va un caffè nel mio ufficio? Così lo vedi», disse con entusiasmo. Adam era felice e con felice intendevo che sprizzava gioia da tutti i pori e allo stesso tempo sembrava un po' agitato, come il primo giorno di scuola.

Mi fece strada e lo segui a giusto due porte di distanza. Non ero mai entrata in quella stanza, ma era ugualmente luminosa e gli oggetti al suo interno ricordavano in tutto e per tutto Adam. Era ariosa e chiunque sarebbe entrato, si sarebbe sentito a suo agio. La scrivania di legno chiara prendeva posto in mezzo alla stanza e le poltrone in velluto blu facevano venire voglia di sedersi. La pareti chiare erano piene di quadri colorati e di foto. Una in particolare attirò la mia attenzione, ritraeva Adam e Raffaele da ragazzi. Quest'ultimo era davvero cambiato, portava addirittura una polo nera abbottonata fino al mento e il suo sguardo era perso. Adam invece aveva un espressione annoiata e indisponente. Erano entrambi seduti su un divano a fiori giallo e doveva essere stata sicuramente una foto scattata a tradimento, perché nessuno dei due guardava l'obbiettivo. Dietro si intravedevano delle luci colorate, che rendevano la foto un po' sfuocata, forse erano delle luci di un albero di Natale.

Il destino nelle mie mani (Volume 2 della serie)Where stories live. Discover now