2. Pirates

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DAPHNE

<<Vuoi che ti aiuti?>>

<<No, ce la devo fare>> obiettai, testarda, mentre tentavo per l'ennesima volta di infilare la chiave all'interno della serratura. Non era un'impresa così ardua, ma dopo quell'ultimo Long Island, vedevo tutto doppio, se non triplo.

<<Stai graffiando tutta la porta>> mi fece notare la voce divertita di Aly, appoggiata con la spalla alla parete e con aria rassegnata, mentre mi guardava tentare di entrare nell'attico di mio padre da circa un quarto d'ora.

<<Questo lo so, non c'è bisogno di... Ehi, non filmarmi, stronza!>> sbottai quando mi resi conto che mi stava riprendendo con il suo iPhone azzurrino, ridendo sotto i baffi.

<<Dai, lo mando solo ai ragazzi! Mi hanno chiesto se sei ancora viva>> mi informò lei ridendo a bassa voce, e mentre gesticolavo per coprire le sue riprese, con l'altra mano riuscii miracolosamente a trovare il buco della serratura, probabilmente perché perfino il mio angelo custode si era stancato di vedermi in quelle condizioni.

<<HA. Alla faccia vostra>> esultai facendo il dito medio al telefono di Aly, per poi varcare la soglia, vittoriosa <<Siamo a caaas...>> strabuzzai gli occhi quando la mano della mia migliore amica mi tappò la bocca, e le lanciai uno sguardo furente.

<<Shh, sveglierai tutti così!>> mi rimproverò lei a bassa voce, chiudendo la porta alle nostre spalle, e io alzai gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente pronta a protestare, ma mi bloccai quando la luce del soggiorno, che si apriva subito dopo l'entrata, si accese improvvisamente.

<<Tranquilla, siamo già svegli>> esclamò la voce acuta di Samantha e sussultai, sentendo il cuore in gola per un momento per lo spavento.

<<S-signora Rossman>> balbettò Aly raggelandosi alle mie spalle, vedendola seduta sull'enorme divano, una vestaglia color rosa antico a fasciarle il corpo snello e i capelli ossigenati sciolti ordinatamente sulle spalle come se avesse dovuto partecipare ad un servizio fotografico da un momento all'altro.

Alzai gli occhi al cielo, l'astio che cresceva con la sua sola presenza nella stanza. Ero troppo ubriaca per sopportarla anche quella sera <<Non chiamarla signora Rossman, mio padre non l'ha ancora sposata>> ricordai ad Aly con uno sbadiglio, lanciando le chiavi dell'appartamento sul bancone che separava il soggiorno dalla cucina, per poi appoggiarmi ad esso per non perdere l'equilibrio mentre mi sfilavo le scarpe con il tacco, sospirando di sollievo nell'avere finalmente i piedi liberi dopo tutte quelle ore.

Sentii lo sguardo di Samantha addosso e mi voltai, trovandola a fissarmi con uno sguardo che doveva essere furibondo, ma che in realtà poteva benissimo essere confuso con qualsiasi altro stato d'animo: aveva talmente tanto silicone sul viso che le rughe d'espressione erano solamente un lontano ricordo ormai.

Mi ritrovai a sorridere al pensiero, e alzai una mano, giusto per infastidirla ulteriormente e vedere se così facendo le sarebbe esploso uno zigomo <<Ciao Sam, come butta?>> la salutai alzando la voce, abbreviando di proposito il suo nome, e sentii Aly accanto a me soffocare malamente una risata, che le uscì quasi come un grugnito.

<<... Sai, Daphne, ogni tanto spero che quella poca intelligenza che hai faccia il suo effetto>> esclamò Samantha con la sua fastidiosa voce acuta, alzandosi in piedi con compostezza innaturale e passando una mano sulla vestaglia in seta, per evitare di rovinarla con delle pieghe <<... e invece guardati. Torni a casa alle quattro del mattino e non sai nemmeno stare in piedi, con un'amica che probabilmente è ubriaca quanto te, e hai pure il coraggio di fare dell'ironia su di me.>>

Blood, Sweat & Tears || BTSWhere stories live. Discover now