3. You're On Your Own, Kid

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ALY

<<Aspetta, Aly, spostati un po' che voglio fare una foto al panorama...>> esclamò Daphne mordendosi appena il labbro e alzando di poco il telefono e io la assecondai, abbassandomi sul sedile con circospezione, sentendo lo sguardo incuriosito del tassista dallo specchietto retrovisore.

Alzai lo sguardo per vedere che panorama volesse fotografare, visto che eravamo fermi ad un semaforo e tutto ciò che ci circondava erano strade, edifici piuttosto moderni e marciapiedi... niente di diverso da Seattle, insomma.

Daphne si sporse sul sedile verso il finestrino accanto a me, e trovandomi il suo cellulare ad un palmo dal naso mi resi conto che il suo obiettivo non era chissà quale paesaggio, ma un ragazzo seduto sulla panchina della fermata dell'autobus illuminata dalle insegne pubblicitarie, concentrato a leggere un libro con delle cuffie piuttosto grandi nelle orecchie, che gli spostavano leggermente i capelli blu elettrico dal viso e ne rivelavano i tratti delicati.

<<Daphne, smettila di fotografare i ragazzi coreani, ci farai fare una figuraccia!>> sbottai a bassa voce, guardandomi intorno nervosamente nella speranza che nessuna delle poche persone di passaggio accanto al nostro taxi, o il ragazzo stesso, si accorgesse della sfacciataggine della mia migliore amica.

<<Mi servono per prendere spunto sui miei modelli da disegno>> improvvisò lei, ma al mio sguardo scettico sospirò, rassegnata <<... Dai, giuro che è l'ultimo, è troppo carino per non immortalarlo!>> promise e, nonostante le mie proteste, scattò comunque più di qualche foto al ragazzo, per poi tornare sul suo lato del sedile e osservare soddisfatta la sua opera.

<<Guarda, è venuta benissimo>> si gongolò lei, mostrandomi lo schermo del suo cellulare, e io le lanciai un'occhiataccia, per poi sospirare di sollievo quando il taxi riprese ad avanzare allo scattare del semaforo verde.

<<Ah, grazie a Dio ci muoviamo>> mormorai sollevata, e mi sistemai nervosamente sul sedile, spiando dal finestrino le poche auto che occupavano le corsie accanto alle nostre. Se fossimo state imbottigliate nel traffico, mi sarei sentita più al sicuro, ma a quell'ora tarda c'era poco movimento per strada e in quel modo avevo la sensazione di essere troppo... esposta.

Daphne piegò la testa di lato, il viso che le si illuminava a piccole sequenze alternate dalle fredde luci al neon della città <<... posso sapere perché guardi in giro come se ti aspettassi che arrivasse un serial killer a ucciderti da un momento all'altro?>> indagò alzando un sopracciglio.

Sospirai <<... non lo so, ho un brutto presentimento>> replicai sinceramente, abbassando lo sguardo sulla borsa che tenevo in grembo, contenente solo una piccola parte dei numerosi contanti che eravamo riuscite a portarci da Seattle, e quando rialzai la testa trovai Daphne che mi fissava con un'aria piuttosto confusa.

<<Perché? Siamo riuscite a partire senza che nessuno se ne accorgesse, non abbiamo perso l'aereo, il volo è andato benissimo e ora siamo ufficialmente a Seoul senza che nessuno dei nostri genitori sia venuto a recuperarci!>> esclamò riassumendo in poche parole quello che era successo nelle ore precedenti <<È filato tutto liscio, perché dovresti essere preoccupata?>>

<<Sono preoccupata proprio perché è andato tutto troppo bene>> ammisi torturando il laccio che scendeva dal cappuccio del mio giubbotto, senza smettere di lanciare occhiate sospette al di fuori del finestrino... come se di lì a poco qualcuno avesse potuto costeggiare il nostro taxi <<... mi sembra strano che sia stato così facile arrivare qui senza problemi, avevo pensato a mille modi per evitare eventuali ostacoli, ma non ne abbiamo trovato neanche uno e questa cosa mi rende non poco irrequieta.>>

Blood, Sweat & Tears || BTSWhere stories live. Discover now