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Mi sveglio quando sento una voce sussurrare il mio nome al mio orecchio.
È Federico.
<<ti sei addormentata>>
Annuisco e mi guardo intorno notando che Nicolò non c'è. Poco male dopottuto.
<<hey Fede... ma che ore sono?>>
<<sono le otto. Per poco non ti sei persa la cena.>>
<<in realtà non ho fame... penso che tornerò in camera mia>>
<<ok. Come vuoi allora. Dopo vieni nella nostra stanza?>>
<<si va bene. A dopo>> Esclamo ancora con un aria tutta assonnata.
Torno in camera mia e mi butto sul letto iniziando a sistemarmi i capelli.
Li lego in uno chignon utilizzando un elastico che ho al polso.
Alla fine decido, data la mia stanchezza,  di non andare in camera degli altri.
Mi infilo subito nel mio letto addormentandomi qualche istante dopo.

Tre giorni dopo:

Oggi ci sarà Italia-Galles.
L'ultima partita del girone.
Non possiamo permetterci sbagli.
Dobbiamo divertirci. Dimostrare chi siamo. Ormai siamo arrivati fin qui.
Non possiamo tirarci indietro.
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Domani ripartiremo per Coverciano, quindi non possiamo perdere.
Saliamo sul pullman.
Come al solito mio padre si alza impiedi  e inizia a fare il suo solito discorso circa arrivati a metà strada.
<<bene. Eccoci qui. La nostra terza partita.
Sembrano ieri che abbiamo affrontato quelle di qualificazione.
Eppure siamo qui. Oggi. Non per fortuna. Ma per il nostro talento nel giocare a calcio e per il nostro spirito di squadra.
Senza aggiungere altro, mi vorrei proporre la mia formazione creata appositamente per questa partita.
In porta Donnarumma, difensori Bastoni e Bonucci.
Terzini con noi stasera ci saranno Emerson e Toloi.
Ho fatto anche alcune modifiche al centro campo.
Ci saranno Verratti, Jorginho e Pessina.
Infine ci saranno Chiesa, Bernardeschi e Belotti. Buona fortuna.>>
Applaudiamo e nel frattempo arriviamo allo stadio.
Come al solito entriamo acclamati dalla folla.
I titolari di questa partita vanno negli spoiatoi, mentre chi starà in panchina, è nel campo ad aspettare che la partita inizi. Sono seduta accanto a Lorenzo Insigne, mentre i giocatori schierati per oggi, sono entrati in campo pronti per questa partita.
Appena i ragazzi finiscono di cantare l'inno, l'arbitro fischia.
La partita è iniziata.
Ci sono vari tentativi di gol che purtroppo i ragazzi si sono fatti sfuggire così come la squadra del Galles.
Ma, dopo tanti tiri, Matteo segna un gol portandoci così in vantaggio.
Inizia ad esultare arrivando fino verso di noi.
Mi alzo inpiedi per guardare bene, visto che mio padre mi si è piazzato davanti bloccandomi la visuale.
Appena vedo Matteo correre verso di me, spalanco le braccia ottenendo un suo abbraccio.
Gli sussurro all'orecchio un semplice "bravo Teo" che viene subito ricambiato da un suo sorriso smagliante.
I ragazzi tornano in campo, finché il primo tempo non finisce.
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Appena i ragazzi tornano in campo, si concentrano molto sulla difensiva, per evitare di subire dei gol per poi ricorrere ai tempi supplementari e ai rigori.
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La partita finisce e noi abbiamo vinto.
Corriamo verso il campo ad abbracciare gli altri, finché non torniamo in hotel, dove mio padre ha indetto una riunione tra meno di un'ora.
Subito dopo una doccia, indosso un vestito nero e vado nella camera di Federico, Nicolò, Ciro e Lorenzo per evitare di stare da sola ad aspettare per tutto questo tempo.
Appena busso, è Ciro accompagnato da un sorriso smagliante ad aprire.
Entro e mi guardo intorno, notando che ci sono tutti tranne Nicolò, che è in bagno a prepararsi.
Nel frattempo che aspettiamo, siccome so che ci vorrà molto tempo, mi siedo sulla scrivania ad aspettare gli altri.
Il tempo diminuisce sempre di più, finché i ragazzi, stanchi di aspettare, stanno inziando a perdere la pazienza.
<<Hey Gre, noi siamo in ritardo e se non siamo giù entro cinque minuti, il mister domani ci farà fare un'ora in più di allenamento. Aspetti tu Nicolò?>>
Ci penso un attimo.
<<va bene. Dite a mio padre che stiamo arrivando.>>
Annusicono ed escono.
Inizio a guardare lo schermo del mio cellulare, finché non sento la porta del bagno aprirsi.
È Nicolò.
Indossa una camicia bianca assieme ad una giacca nera della Nazionale.
Si dirige davanti allo specchio per tentare di allacciarsi la cravatta ma, con scarsi risultati.
<<ti serve una mano?>> Gli chiedo iniziando a ridere leggermente.
<<eh magari... grazie>> Sorride leggermente. Si inizia a dirigere verso di me.
Poggio il telefono accanto alla mia coscia cercando di non farlo cadere per terra.
In pochi secondi Nicolò è arrivato davanti a me.
Prendo la cravatta e inizio ad allacciargliela.
<<dove hai imparato?>> mi chiede
<<me l'ha insegnato mio padre.>>
Sorride.
Mi guarda per qualche istante, ma io interrompo il suo sguardo tornando ad allacciargli quella sua cravatta nera.
Appena finisco, la sua mano destra si posa sotto al mio mento.
I suoi occhi color nocciola incrociano i miei. Improvvisamente nella stanza cade un silenzio tombale.
Mi spinge verso di lui e mi bacia.
Sento le farfalle nello stomaco.
La sua mano sinistra molto calda, finisce sulla mia coscia.
Poco dopo ci stacchiamo e senza dire niente ci avviamo verso la sala dove siamo in ritardo per la riunione.

Non mi serve altro che te...|Nicolò Barella|Where stories live. Discover now