Mind games

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John al suono di quelle parole aggrottò la fronte.L'uomo misterioso si alzò, rimanendo con le spalle voltate.Ci fu di nuovo silenzio.Tutte quelle urla che c'erano state fino a pochi minuti prima erano state sfamate e tutto era ritornato tranquillo, almeno così sembrava ,superficialmente.
"Cosa stai cercando di dirmi???!"evase improvvisamente nell'aria la domanda preoccupata di John, rompendo quel vetro di ghiaccio che in quel momento si era creato fra tutti e due.
L'uomo non gli rispose, ma bisbigliava sottovoce qualcosa.John poggiò leggermente la mano sulla spalla sinistra dell'uomo, ma lui rimase completamente indifferente.
"Anche fra un milione di persone riuscirei a riconoscere il tuo viso da bimbo e la tua vocina.Non puoi ingannarmi! a meno che Paul non sia morto e tu sei il suo fantasma venuto a castigarmi per l'eternitá"
"Non sono nè l'uno nè l'altro"
Disse l'uomo, serio e deciso.
"Io sono venuto per aiutarti a guarire,tu sei malato, John."
"Come malato? Io mi sento benissimo!!!"replicò John
"Non fisicamente,ma mentalmente e sei sentimentalmente ferito, ma non riesci ad ammetterlo!!!"disse freddamente l'uomo.
"Io sto bene!!! Se stai parlando per via della depressione e lo schifo stato mentale degli ultimi giorni, puoi stare tranquillo, solo stress da lavoro e da fama.Ma quello che vorrei sapere, se mi è lecito, chi sei se non sei Paul, anche se fisicamente sembra di sì?"chiese John sarcasticamente.
"Sono..."l'uomo non riuscì a continuare, visto che John, come al solito cominciò a dire sciocchezze.
"Aspetta fammi indovinare...sei un extraterrestre frocio che, innamorato di me, ha deciso di scendere sulla Terra e travestirsi da Paul McCartney per sedurmi e portarmi a letto, giusto?"disse John, cercando di trattenere la risata.
"Smettila."rispose seccato l'uomo.
"Dai, Paul!!! Che fine ha datto il tuo senso dell'umorismo?"
"TI HO GIÁ DETTO CENTO VOLTE CHE NON SONO PAUL!!!!!"urlò l'altro
"Ma certo che lo sei!!!Perchè dici di non esserlo????"
"Perchè non lo sono!!!!"rispose l'uomo, per poi girarsi e guardare profondamente John negli occhi nocciola, che lo guardavano con quella solita leggera malinconica felicità che li rendevano inresistibili.John si avvicinò al viso dell'altro, con aria di sfida. Le loro bocche erano a pochi centimetri di distanza e i loro sguardi si erano dichiarati guerra.
"Dimostramelo"disse John.L'uomo con un rapido gesto, non previsto da Lennon, lo baciò violentemente, John non oppose resistenza anzi, sembrava piacergli. Il suo viso si abbandonò fra quelle mani calde ed umide, che gli accarezzavano il volto.La felicità di quel momento era più grande di qualsiasi altra felicità che aveva provato nella sua vita.Quante volte aveva provato a dimenticare quelle labbra al sapore di zucchero filato; neanche Gesù Cristo in persona sarebbe riuscito a calmare quella voglia matta di sbatterlo contro un albero, cominciare a spogliarlo e a toccarlo come non faceva da tempo.John lo tirò verso di sé e lo strinse.Voleva godere ogni piccolo minuto con lui, ogni piccolo respiro condiviso e quei piccoli brividi che dal pube salivano sempre più su, per poi attraversare tutto il corpo.
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"Mr. Lennon potrebbe farmi un autografo?"chiese la voce di un bambino.John aprì di colpo gli occhi.Era mattina, il cielo era pallido e del Sole neanche una traccia.L'aria era pura quanto il silenzio che lo circondava.Si strofinò gli occhi, guardò l'orologio, mezzogiorno. Era strano per essere mezzogiorno, il cielo era ancora chiarissimo come se fossero ancora le sei e poi c'era troppo silenzio.Ma...aspetta...non-Paul dov'era??????Dove sei finito Paul????? Pensò John.Portò la mano alla fronte per poi gemere dal dolore per l'orrendo mal di testa che gli tamburellava la fronte.
"Oh, cazzo...che mal di testa!!! Ma che cazzo è successo ieri sera?????!"
Si domandò John fra sè e sè.Cercò di alzarsi in piedi.Perse l'equilibrio e cadde per terra.Con gran fatica si alzò in piedi e si guardò intorno.Non c'era nessuno e faceva freddissimo, come a Liverpool, quelle fredde giornate, piovose e noiose, che spendeva facendo cazzate a scuola e in giro, facendo incazzare Mimi oppure scrivendo poesie e canzoni.
Il mio orologio deve essersi rotto; pensò John.Camminò zoppicando, sentiva dolore alla gamba sinistra.C'era un' aria strana, molto diversa da quella che solitamente respirava quando passeggiava con Yoko per le strade di New York, quell'aria di quella mattina era come quella che si respirava a Liverpool, fresca e bagnata.Improvvisamente John sentì canticchiare ad un bambino, una canzoncina che lui cantava quando era bambino, mentre giocava, Julia gli l'aveva insegnata.Il piccolo era seduto su una panchina, nascosta dietro un cespuglio e aveva una palla in mano.John si chiedeva come sapesse quella canzoncina visto che sua madre l'aveva inventata, non era una di quelle canzoncine-filastrocche che tutti i bambini cantavano.John si avvicinò a quel piccolo bambino dal viso paffuto , l'aria innocente e la voce melodiosa.Amava quella canzoncina, la cantava ogni volta che voleva ricordare Julia, che voleva sentirla vicino a lui e sentire l'amore che lei non gli aveva mai dato ma che in fondo sapeva di avere.
"Ciao ragazzino"salutò John e poi come per istinto, gli accarezzò i capelli. Il bambino scoppiò a ridere, come se le carezze di John gli facessero solletico, poi scappò via, come se in quel momento avesse iniziato a giocare con lui.John, con la gamba dolorante(senza sapere il perchè) iniziò a rincorrere il bambino, ma lui era giá scomparso, si era sicuramente nascosto in qualche posticino per non farsi trovare, chissá chi erano i suoi genitori.John era fuori da Central Park, quel posto dove aveva passato una strana notte, in compagnia di uno strano Paul che a quanto pareva era scomparso, oppure poteva anche essere che quell'incontro con Paul faceva tutto parte di un sogno e nulla era accaduto, era confuso e non riusciva a pensare.Si trovava in mezzo alla strada, agitato ed impaurito.Qualcosa era accaduto, qualcosa che lo lasciò a bocca aperta.
"Ma che cazzo è successo qui?!"esclamò lui.Ansia e angoscia presero il sopravvento e la solitudine di quel momento batteva tutti quei piccoli momenti di depressione che molto spesso c'erano stati nella sua vita.Aveva una lunga strada da percorrere davanti a lui e solo in quel momento stava cominciando a capirlo.
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SPAZIO AUTRICE
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Scusate se vi ho fatto aspettare alcuni giorni.Questo è il nuovo capitolo, spero che vi piaccia♥Ci rivediamo(si fa per dire XD) al prossimo aggiornamento.

con affetto
Miss_BeatlesWoman♥♥♥♥

PS I prossimi capitoli che pubblicherò voglio dedicarli a eatwords_drinktears.Spero che riesca a trovare la pace interiore e a eliminare i suoi angosciosi e tristi pensieri♥

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