Capitolo 1 'Fratelli Park"

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"Non ne posso più, ma non può rompere le scatole solo a te? Sei tu il primo genito".
Disse Jimin sbuffando buttandosi di peso sul letto a pancia in su.

"Grazie eh, dovrei soffrire da solo?". Disse Nam facendo finta di essersi offeso. Sapeva benissimo cosa volesse dire con quelle parole ma non voleva che il suo umore cambiasse.

Purtroppo il loro padre diventava sempre più assillante, voleva che frequentassero dei corsi di marketing, che acquissero le capacità di destreggiarsi con la lingua inglese e come ultima cosa ma non per importanza che partecipassero a delle feste pallose dove avrebbero presenziato i più grandi industriali.
L'ultima opzione per loro era la peggiore, entrambi i fratelli la odiavano.

"A me non interessa prendere le redini della sua ditta e lo sa. Io voglio ballare, voglio diventare un ballerino. Ma lui questo lo odia".
Disse irritato Jimin, suo padre non aveva mai sostenuto il sogno di suo figlio, anzi cercava di dissuaderlo, convincendolo che fosse una moda passeggera, "moda",non rappresentava nemmeno in parte la grandezza della sua passione, di ciò che amava con tutto se stesso .
Ma l'amore che Jimin metteva nella danza era visibile a chiunque, forse perfino suo padre lo aveva capito ma preferiva illudersi del contrario.

"Lo so, e a me dispiace che lui non ti supporta".
Disse Nam sedendosi nella poltrona della stanza di suo fratello.
Sapeva quanto ci rimanesse male ogni volta che il padre non si presentava ai saggi.
Ogni volta lo cercava con lo sguardo, gli riservava sempre un posto anche se finiva sempre allo stesso modo, il posto in platea affianco a Nam rimaneva inesorabilmente vuoto.

"Tu che vuoi fare Nam, qual'è il tuo sogno?".
Chiese Jimin, non glielo aveva mai detto, ma non glielo aveva nemmeno mai chiesto.
Si sentiva un po' in colpa, lui lo ascoltava sempre mentre molto spesso lui era egoista e concentrava tutta l'attenzione su di sé.

"A me sinceramente non dispiacerebbe lavorare nella ditta di papà. So che lui vorrebbe che entrambi la portassimo avanti, ma voglio che tu sappia che non ti obbligherei mai a farlo, so che non è quello che desideri".
Disse Nam sorridendo al fratello che si sedette sul letto, lo guardò ricambiando il sorriso.
Non aveva il sostegno del padre ma quello di suo fratello era sempre presente, così tanto che quasi bastava a riempire il vuoto della figura paterna.

I loro genitori erano divorziati da anni, ormai era una cosa che non gli faceva più soffrire, soprattutto perché finalmente non gli sentivano più urlarsi dietro, non dovevano più coprirsi le orecchie con le mani pregando che le urla smettessero nel più breve tempo possibile.
Vedevano poco la madre, molto spesso era in viaggio per lavoro, ma quando era in zona partecipava sempre ai saggi di Jimin, erano veramente poche le volte ma era già qualcosa.
Era felice di avere anche il suo sostegno , ma la vedevano così poco che a volte si chiedevano se esistesse veramente o meno.

"Grazie fratellone, almeno sei sempre dalla mia parte. Cavolo, Hobi è fortunato, lui ha il sostegno dell'intera famiglia".
Disse Jimin rigettandosi sul letto e sbuffando.

"Bhe insomma, nostro zio si è arreso perché Hobi è testardo peggio di lui. All'inizio non è che la cosa gli piacesse molto. Per lui è troppo scostante la strada dell'artista".
Disse Nam ripensando alle prime liti tra suo zio e suo cugino riguardo alla sua carriera di pittore.

"Hai ragione, avevo rimosso le liti ahahha. Magari potrei iniziare a farlo con papà, magari pure lui si arrende". Disse Jimin sorridendo anche se la situazione non era molto felice.

"Ti auguro buona fortuna allora. E con l'altro argomento cosa hai intenzione di fare? Glielo dirai prima o poi?".
Chiese preoccupato Nam.

"Più poi che prima. Mi butterà fuori casa appena glielo dirò".
Disse Jimin rattristandosi con gli occhi leggermente lucidi.

"Non ti butterà mai fuori casa, se lo farà ce ne andremo insieme, te lo prometto".
Disse Nam distendendosi accanto a lui.

"Per fortuna che ho te fratellone. Sei la mia forza".
Disse Jimin stringendo la mano di Nam mentre entrambi guardavano il soffitto e lui tratteneva le lacrime.

Suo padre era all'antica, non accettava la danza, gli permetteva di farla solo perché sperava che si stancasse il prima possibile.
Se Jimin gli avesse detto anche il resto non l'avrebbe presa molto bene, ci sarebbe stata sicuramente una bella sfuriata, forse faceva bene ad aver paura di essere buttato fuori casa.

Nam aveva la stessa paura del suo fratellino ma non poteva farglielo capire, doveva sostenerlo.
Gli aveva fatto una promessa, se il loro padre lo avesse cacciato lui lo avrebbe seguito.

Luna Jimlix (Jimin+Felix)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora