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January

Tesi le orecchie ad ascoltare una dolce melodia al di là della porta. Non avevo il coraggio di entrare in quella classe e disturbare chiunque stesse suonando con così tanta passione.

Riconobbi il brano, che mi portò alla mente la prima volta che sfiorai i tasti di un pianoforte: un emozione che mi legò in modo indissolubile alla musica.

Quando questa terminò, fu difficile per me ritornare alla realtà. Credevo di stare meglio, di essere riuscita a rialzarmi in qualche modo, ma la verità era che soffrivo ancora parecchio. Ero solo diventata più brava a nasconderlo.

''Non ti hanno insegnato che è sbagliato origliare l'anima di un'artista?'' a quella domanda, rivoltami da qualcuno che non conoscevo, sobbalzai. Un ragazzo mi stava fissando, con gli occhi chiusi in due fessure e le labbra schiuse. ''Io ero solo di passaggio'' precisai, sperando che dopo una risposta mi lasciasse in pace. Ma così non fu. ''Per rimanere ad origliare significa che condividi il dolore dell'esecutore''

E lui cosa ne sapeva di quel dolore che mi graffiava il petto sempre più a fondo? Che mi toglieva il respiro durante le nottate più fredde?

''Io sono Jisung.'' si inchinò ''Se hai bisogno di sfogare quello che hai dentro, passa per l'aula numero 5B. Mi troverai lì.''




Il giorno seguente, senza sapere perché i miei piedi si muovessero così decisi, mi ritrovai in quell'aula. Il ragazzo coi capelli scuri come la pece se ne stava seduto ad uno sgabello, accordando un violino.

Come aveva detto di chiamarsi?

Jisung?

''Sono contento che tu abbia accettato il mio consiglio '' esordì quando si accorse di me, e mi invitò ad accomodarmi. ''Tu, come ti chiami?'' domandò, una volta che mi fui seduta al pianoforte, meccanicamente e rigida nei movimenti. ''Hazel'' gracchiai soltanto.

Quell'aula mi pareva un rifugio, lontano da tutte le altre e appartata nell'ala sud della scuola. Le pareti chiare non urlavano monotonia. ''Riconosco il dolore quando lo vedo, e anche se non ti conosco, so che stai soffrendo..-''

Le unghie mi si conficcarono nei pugni, stretti fino a diventare bianchi. Ancora una volta mi domandai cosa ne sapesse lui del mio dolore. Ero forse un libro aperto?

''Sfogati Hazel, tira fuori tutto quello che hai dentro'' mi disse risoluto, indicando il pianoforte.

RED [bang chan]Where stories live. Discover now