Capitolo 7

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Kaylee

«Cioè, ti rendi conto?!» sbotto al cellulare e appoggio la borsa sul lavandino del ristorante di lusso «Stasera non si è presentato, è alla festa con Deborah!»

Delle signore vestite di tutto punto mi squadrano mentre urlo nel bagno, poi se ne vanno con la tipica espressione "questi giovani d'oggi..."scritta sul volto.

Sono ferita.

Non c'è altro da dire.

Ogni volta mi illudo che Dam possa essere cambiato, che stia iniziando a provare qualcosa o, ancora più semplicemente, che tenga a me. Ma mi sbaglio, tutte le dannate volte. Di me non gliene frega un emerito cazzo, e me lo devo infilare nella testa.

Non posso iniziare a palpitare ogni volta che fa qualcosa di carino per poi stare di merda le dieci cazzate successive che fa.

Può fare ciò che vuole, ma che non si permetta più di prendermi in giro.

Mi ha letteralmente obbligato a presentarmi a cena e poi non è venuto. Questa è mancanza di rispetto!

Siamo amici da diciotto anni, il minimo è il rispetto reciproco.

«Sai che facciamo?!» sento Cora alzarsi dal letto dall'altra parte del telefono «Andiamo anche noi a quella festa e gli facciamo un culo che si ricorderà per tutta la sua vita. Non si tratta di gelosia qui, cioè si, ma non solo... insomma, questa è mancanza di rispetto!»
«Lo so» ammetto, bagnandomi i polsi con l'acqua gelida.

Sto morendo di caldo.

«Facciamo così: mangia ciò che devi mangiare, avvisami quando sei a buon punto che ti passo a prendere e andiamo al party.»
«Va bene capo» faccio un saluto militare che però non può vedere.

Cora ridacchia, poi chiude la chiamata.

Mi do una rapida occhiata allo specchio, felice che il mio mascara nonostante le mie lacrime sia rimasto integro. Poi mi passo una mano nei capelli che ho tirato dal nervoso fino a poco fa e cerco di rimetterli in ordine.

Poi, con ancora il cuore spezzato in gola, ritorno al tavolo, dove la mia pizza fumante è appena arrivata. Mi siedo e, completamente in silenzio, inizio a mangiare.

Mi arriva un messaggio da Cora circa un quarto d'ora dopo la fine della mia pizza, la quale mi dice che mi aspetta nel parcheggio.

Mi alzo dal tavolo sotto lo sguardo di tutti i presenti che, improvvisamente, hanno smesso di parlare.

«Vai di nuovo in bagno? Stai male?»
Sul viso di mia madre appaiono delle rughe, oltre alla espressione preoccupata. Io scuoto il capo.

«No, vado via. C'è fuori Cora. Ho le chiavi. Buona serata.» mormoro a testa bassa, probabilmente sperando che non mi senta.

Inizio a camminare in fretta e furia, cercando di allontanarmi il più velocemente possibile da lei, ma mia madre prende parola.
«Ferma.»

Mi blocco per un secondo.
«Devo andare.»
E riprendo a camminare, ignorando le sue proteste.

Poi, ad un tratto, queste cessano. L'ho scampata.

Capisco però che è solo un'illusione quando sento che lei mi afferra per il polso.

Ero quasi alla porta d'uscita, miseriaccia.

«Dove pensi di andare senza il mio permesso?» strizzo gli occhi, colpevole, poi mi giro. Indirizzo i miei occhi grigi verso mia madre, la quale mi sta perforando con uno sguardo fulminante.

EbonyWhere stories live. Discover now