Capitolo 77

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Cora

Esco da casa di Lee con un groppo alla gola, un'enorme peso che preme sul petto e che quasi mi impedisce di respirare regolarmente.

Oliver mi segue con le mani nelle tasche, inspiegabilmente zitto.

In rigoroso silenzio salgo in auto e mi siedo al posto del passeggero. Guardo i riccioli biondi di Oliver sventolare di là e di qua mentre inserisce la chiave nella vettura e poi mette in moto. Si gira a fissarmi.
«Ti porto a casa?»

Scuoto il capo, iniziando a picchiettare la mano in modo nervoso sulla coscia.
«No, non stavo affatto scherzando prima. Non voglio andare a casa.»

La sua mano si posa sulla mia, bloccandola. Mi fisso nei suoi occhi blu che mi scrutano attenti, poi porta la mia mano alle labbra. Ci lascia un flebile bacio per poi rimetterla dov'era in origine.
«Io ti porto a casa mia Cora, ma prima dimmi che ti prende.»

«Non ho nulla»
«Fanculo» sbotta e poi mette in moto.

Mi volto a guardarlo mentre guida, ignorandomi completamente. Mi sento in colpa ad averlo trattato così ma è stato più forte di me. Mi ha preso di petto e questo è il risultato.

Ingoio il groppo che mi sta opprimendo.
«L'hai vista?»

Non mi risponde ma lo sta facendo apposta. Sarebbe impossibile altrimenti, dato il rumoroso silenzio che mi sta facendo impazzire.

«Lee, dico. L'hai vista o no?»

Ancora una volta, mi ignora.

«Cazzo, Oliver! Mi vuoi rispondere?!» perdo la pazienza, alzando notevolmente il tono di voce.

Silenzio tombale per l'ennesima volta.

«Mi sto irritando» borbotto mettendo le braccia conserte come una bambina.
«Mi stai veramente irritando e, se non mi rispondi, giuro che mi metto ad urlare.»

«Tu non mi rispondi mai.» finalmente parla anche se a denti stretti.

Strabuzzo gli occhi, sconvolta. Mi volto impulsivamente verso di lui, quasi lanciandomi dalla sua parte dell'auto.
«Ah sei veramente così permaloso?»

«Non sono permaloso» sbotta fin troppo impulsivamente.

Inclino il capo in risposta e mi mordo l'interno guancia.
«Si che lo sei. Ti sei appena offeso perché ti ho detto che sei permaloso, quante altre prove ti servono?»

«Non. Sono. Permaloso.» sibila ancora una volta, scandendo le parole. Nel vedere il suo cipiglio in fronte non posso far altro che scoppiare in una risata.

Raggiungiamo il semaforo, in questo momento rosso, e Oliver si ferma. Poi si volta a guardarmi mentre cerco di calmare le risate che quasi mi fanno uscire le lacrime.

«Scusa» sventolo la mano avanti e indietro, poi me ne porto una sotto l'occhio.
«È più forte di me.»

Inarca un sopracciglio, irritato.
«Sei pazza, bipolare e dannatamente irritante.»

«E tu permaloso» borbotto, mettendo le braccia conserte, piuttosto offesa.

Inclina il capo e osserva minuziosamente ogni angolo del mio volto con uno strano luccichio negli occhi.

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