Capitolo 38

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Kaylee

«Quindi non hai proprio nessuno domanda da fare?» mi chiede il ragazzo al mio fianco. Appoggio il bicchierino di yogurt ormai vuoto sulla roccia, e inizio a giocherellare con esso.

Cosa dovrei fare? Cogliere la palla al balzo e chiedere tutto ciò che mi passa per la testa? Non posso farlo... non sarebbe giusto.

«Te l'ho detto, raccontami ciò che vuoi...»

Non posso violare la sua privacy, approfittando di un suo momento di debolezza. É vero, me lo sta chiedendo lui, ma sono certa che non voglia veramente vuotare il sacco.

Hunter si morde il labbro e mi guarda da sotto il suo ciuffo.
«Facciamo una tu e una io?»

Annuisco e mi mordo il labbro.
«Lo so che ti ho detto di raccontarmi ciò che volevi, e so anche che sembro ipocrita ora, ma mi piacerebbe se mi dicessi perché mi hai portato qui...»

Insomma, mi ha detto che mi avrebbe portata a conoscere se stesso e l'ha fatto, credo. Solo che a me non è chiaro perché siamo proprio qui.

Lui mi rivolge un sorrisino timido, poi si stende al mio fianco, con la schiena appoggiata allo scoglio piatto. Tiene le mani dietro la testa e mi guarda, mentre io rimango seduta a gambe incrociate.
«Vedi che allora volevi sapere qualcosa»

Abbasso lo sguardo mortificata.
«Non voglio sembrarti asfissiante e non voglio che tu ti senta in dovere di dirmi i tuoi segreti semplicemente perché sai che ce ne sono tanti, che conosco solo dei pezzi che però tra di loro non combaciano in alcun modo. Però, forse, questa non è una domanda complicata o troppo personale; insomma, tu mi hai già portato qui...»

«Ti ho portato qui per farti conoscere il vero me stesso, perché questo è stato l'unico luogo della mia infanzia dove sono stato bene. I miei genitori non sono mai stati a casa, e io e Harper eravamo troppo piccoli per stare da soli, perciò é arrivata Kendra, la nostra balia. Ci ha cresciuto lei e sempre lei, quasi tutti i giorni, mi portava in questo posto. Conosceva la signora Murphy da tempo, perciò mi lasciava con lei mentre andava a fare delle commissioni

Hunter prende un respiro profondo.
«I miei genitori non hanno mai scoperto che lei, quasi tutti i pomeriggi, mi lasciava ad un'altra donna, mentre invece veniva pagata per sorvegliarci.»

«E Harper?» domando di getto, interrompendolo.
«Harper non veniva mai, non c'era verso di convincerla.»

«E Kendra, invece? Che genere di commissioni doveva fare?»
«Non lo sapremo mai con certezza, ma ricordo perfettamente le parole e le smorfie della signora Murphy. Si trattava di droga o di prostituzione...»

Ah.

«Un giorno, mentre la signora Murphy era presa con dei clienti, l'ho seguita. Era venuta nel bosco ma poco dopo la persi di vista, e sono giunto qui. Mi ero seduto con le gambe a penzoloni, mentre osservavo l'oceano e le onde. Mi sono sentito straordinariamente calmo, fin quando non ho sentito un urlo...»

«Era Kendra?» domando con un nodo alla gola. «É in quell'occasione che l'hanno, insomma, che l'hanno-»
«No, non l'hanno ammazzata in quell'occasione. Erano urla di...piacere.» stringe gli occhi, come se ricordare quell'evento gli causasse tantissimo dolore.

«Lei stava-?»
«Facendo sesso con un tipo contro un albero, probabilmente per soldi... »
Hunter si passa la mano sul volto. «Io la consideravo come una madre, dato che la mia non c'era mai stata...perciò, vedere quella scena...»

Rabbrividisco. Vedere una donna che consideri come tua madre prostituirsi, deve essere una cosa che ti segna parecchio.

«Non ti meritavi tutto questo, Hunter...» sussurro, afferrandogli la mano. «Nessuno si merita una cosa del genere.»

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