capitolo 7

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I giorni passarono mentre il sole diveniva sempre più caldo e i fiori si trasformavano in frutti nel giardino del Manor. Presto si sarebbero intravisti gli elfi correre da una parte all'altra dell'esterno per raccoglierli. Se fosse rimasta abbastanza, forse Cara ne avrebbe anche mangiato qualcuno. Era luglio, erano trascorse già due settimane dal discorso tra la ragazza e il signore oscuro, ma niente era ancora cambiato. Bellatrix non ricordava nulla, ed erano rari i momenti in cui padre e figlia potevano parlare indisturbati, perciò non c'era nemmeno ancora un vero piano. Cara non sapeva come sentirsi: ogni giorno la madre le mancava di più, anche se ce l'aveva affianco. La sua voglia di dire tutto, anche a costo di sembrare pazza, cresceva di mattina in mattina, ogni volta che quei ricci la svegliavano per la colazione. Ma Voldemort era stato chiaro, serviva una strategia. Conosceva Bellatrix da più tempo, quindi la ragazza aveva deciso di fidarsi e lasciar fare a lui, mentre si godeva la vita al Manor. Doveva ammettere che, nonostante le recenti preoccupazioni di non farcela, quel posto la rilassava. Forse era l'influenza dell'estate, o forse Narcissa con quel suo tono di voce calmo, o la semplice presenza dei suoi genitori vicino. Non lo sapeva bene, sapeva solo che stare lì era di gran lunga meglio di qualsiasi altro posto, o almeno dei posti in cui era stata. Se l'avesse saputo prima non si sarebbe trattenuta così a lungo al San Mungo. La camera che lì per lì le era sembrata accogliente, paragonata a quella dove si trovava ora, sembrava insopportabile. Ripensava a tutto questo seduta sul davanzale della finestra, baciata dal Sole. Era mezzogiorno, i raggi la raggiungevano dall'alto del cielo illuminandole il volto, disegnando piccole ombre negli occhi color ambra, dando vita ai ricci che con l'aiuto di Pansy era riuscita a sistemare. La stanza era silenziosa, il letto ancora sfatto. Sorrideva guardando i mangiamorte che si allenavano, incantesimo dopo incantesimo. Qualcuno si allenava anche fisicamente, usando qualche ramo come appoggio. Non sapeva come facessero: in quei giorni lei quasi si era rifiutata di uscire, tanto era il caldo. Passò un po' di tempo, vennero le nuvole a coprire il Sole, giusto in tempo per l'ora di pranzo. Un uomo alto, dai capelli marroni lasciati leggermente crescere e vestito leggero, entrò nella visuale di Cara annunciando agli altri che la tavola era pronta. Poco dopo, anche Narcissa entrò in camera sua per dirle la stessa cosa. Con un salto scese sul pavimento, freddo al contatto dei pieni nudi. Si tolse la camicia da notte che ancora aveva indosso e la sostituì con un vestito bianco in pizzo, regalatole qualche giorno prima da Draco. Era di sua madre quando era giovane, le aveva detto. Scese scalza la grande scalinata che portava in sala da pranzo, e arrivata lì vide cinque o sei uomini già radunati intorno al tavolo, chi mangiando chi parlando; in verità c'era anche chi faceva entrambe le cose. Cara prese una sedia e si mise al suo solito posto. La sala era grande e ben illuminata. Solitamente ci mangiavano in tre, ma dall'evasione di massa i Malfoy si erano attrezzati per farci entrare tutti i mangiamorte. Alcuni elfi andavano e venivano, nascosti dai muri, per trasportare il cibo che usciva dalla cucina. Le era appena stato servito il suo piatto quando nella stanza entrò Bellatrix. Esausta dall'allenamento, era seguita dall'uomo che le era stato presentato come Rabastan, suo cognato. Parlavano di un duello appena avuto, e da ciò che sentì Cara capì che sua madre aveva perso, e ora voleva la rivincita. "Prima mangiamo, ho fame" disse Rabastan accennando un sorriso, poi si andò a sedere con altri tre uomini. Bellatrix invece prese una sedia e raggiunse Cara, che si era seduta all'altro capo della tavola, lontana da loro. "Non mordono, sai?" Bellatrix la stava guardando divertita, lei fece spallucce "non mi va comunque di sedermici vicino" "capibile" rispose lei, alzando il tono della voce "saranno anche innocui, ma sanno essere davvero insopportabili". Una serie di sguardi annoiati seguì quelle parole, e la donna tornò a guardare Cara che non aveva ancora toccato il cibo "noiosi, vero? Ci farai l'abitudine" indicò il piatto col mento "mangia, altrimenti non sarei in forze per oggi pomeriggio". La ragazza annuì e prese in mano la forchetta, quando ripensò a ciò che aveva appena sentito "cosa c'è oggi pomeriggio?" chiese confusa, attirando su di sé lo sguardo di sua madre "non credere che io non ti abbia vista, stamattina, mentre ci guardavi" Cara si fermò dalla sorpresa prima di portare alla bocca ciò che aveva appena preso con la forchetta, le sue guance si chiazzarono di rosso "in realtà non credevo ti interessasse, perciò non te ne ho mai parlato prima" continuò Bella "ti va se durante la sessione di oggi pomeriggio ti unisci?" le chiese sorridendo. La ragazza la guardò, sorpresa e paralizzata. Certo che voleva, lo aveva desiderato per giorni. Un sorriso bastò alla donna come risposta "allora ci vediamo alle quattro nel giardino sul retro. Non tardare, non ti aspetteranno" detto questo andò a sedersi vicino agli altri, lasciando la ragazza finire il cibo rimasto nel piatto ancora quasi intatto.

Remember me // BellamortDove le storie prendono vita. Scoprilo ora