Il principe azzurro

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Qualche volta l'amore ci mette a dura prova. L'odio può trasformarsi in amore, ma quando ce ne rendiamo conto è troppo tardi.

Una settimana dopo la sospensione da scuola, Sam decise di andare a trovare Ariel a casa sua. Anche perché voleva dirle addio, suo padre si era cacciato in guai grossi e non poteva far più ritorno a San Paolo. Quindi con sua madre avrebbe dovuto trasferirsi a Rio de Janeiro, il ragazzino non capiva il motivo del perché sua madre, nonostante tutto quello che le faceva passare suo padre, continuava a stargli dietro. Lui era minorenne, quindi si doveva limitare a seguire i suoi genitori.

Così il giovane Samuel partì con il suo scooter verso casa di Ariel, lui viveva in via Oscar Freire Street, la stessa via dove si trovava lo studio del giudice Santos.

Appena arrivò davanti alla porta di casa della ragazzina, gli aprì la signora Santos, che con molta calma gli chiese cosa voleva.

«Buongiorno signora, mi chiamo Samuel Sabbá, sono un amico di vostra figlia è in casa?» le domandò il ragazzino.

La donna lo osservò dalla testa ai piedi, le fece una buona impressione, ovviamente lei non sapeva nulla che con sua figlia era cattivo, così lo fece entrare.

«Entra caro Samuel, fai come se fossi a casa tua» gli propose la donna.

«Grazie mille signora» ringraziò Sam con gentilezza.

La signora Clara prese molta simpatia il compagno di classe di sua figlia, che pensava fosse il suo ragazzo.

«Che ragazzino gentile che sei, allora dimmi da quanto tempo state insieme tu e Ariel?» Gli domandò.

Sam diventò tutto rosso per quella domanda imbarazzante, ma sempre molto gentilmente rispose: «Signora, io e Ariel siamo solo amici, andiamo in classe insieme dalla scuola primaria!»

La donna gli fece un sorriso e accarezzò i suoi capelli biondi.

«Voi ragazzi di oggi dite sempre così, per poi ritrovarvi nudi sotto le lenzuola» gli affermò la signora Santos con disinvoltura.

Sam rimase sconvolto da quelle parole, che non sapeva cosa dire e si fece ancora più paonazzo.

«Non devi sentirti imbarazzato tesoro, è una cosa normale alla vostra età. Aspettami qui, vado a chiamarti mia figlia in camera sua, così vi faccio fare merenda insieme!»

Quando la madre di Ariel si allontanò, Sam capì che aveva davvero problemi mentali.

Clara si avviò verso le scale, per andare a chiamare al piano di sopra sua figlia, nella sua cameretta. La ragazzina stava pulendo con molta cura, l'orologio di suo padre, sua madre entrò di scatto.

«Ariel è venuto a trovarti il tuo Principe Azzurro, dai scendi ti sta aspettando in salotto!» Le affermò.

«Ma mamma cosa stai dicendo?»

«Si Ariel, è vero ti sta aspettando. Ed è venuto con il suo cavallo bianco, è parcheggiato qui fuori» continuò la madre.

La ragazzina incuriosita si affacciò alla finestra, e vide lo scooter di Sam.
Sentì come se avesse le farfalle nello stomaco, chiedendosi il perché della sua visita.

«Non ci voglio parlare, digli di andarsene!» obbiettò la figlia.

La madre insistendo, la prese per un braccio e la portò giù in salotto, nonostante sua figlia la imprecava di lasciarla stare.

«Ecco qua Samuel, ti ho portato la tua Principessa! Ora fate la pace, io vado a prepararvi la merenda» constatò la signora Clara.

Appena rimasti soli, i due ragazzini erano molto imbarazzati che non sapevano cosa dirsi. Una volta seduti sul divano, fu Sam a spezzare il silenzio tra i due.

«Tua madre sta proprio fuori di testa!» Ridacchiò.

«Cosa sei venuto a fare? Voi prendere in giro anche mia madre?» gli domandò.

«No Ariel, non mi permetterei mai di fare una cosa del genere. A volte faccio lo stronzo, lo ammetto... ma non oserei mai prendere in giro una signora che potrebbe essere mia madre, non sono così maleducato come credi che sia» rispose Sam.

«Allora cosa vuoi? È tutta colpa tua se sono stata sospesa da scuola!» Gli sbraitò la ragazzina.

Ma mentre il ragazzo stava per risponderle, arrivò la madre di Ariel, che trasportava un carrello con sopra un vassoio pieno di cose da mangiare.

«Ecco qua piccioncini, vi ho portato la vostra merenda. Buon appetito miei cari!»

Ariel si domandò se la madre aveva bisogno delle sue medicine, in quel vassoio c'era di tutto. C'erano quattro fette di pane con la nutella, una ciotola piena di biscotti al cacao, due bicchieri enormi di succo d'arancia.
Una decina di tramezzini, seguiti da una ventina di crostatine di vari gusti.

«Ma mamma, non siamo così affamati. Qui c'è da sfamare un esercito!» le manifestò la ragazza.

All'improvviso intervenne Sam: «Grazie signora, sono tutte cose molto buone. Ma non credo che riusciremo a finire tutto!»

La donna approvò le parole del ragazzino, che gli diede una carezza come segno di affetto. E rimproverò sua figlia per essere stata scortese, dicendole che doveva prendere esempio dal suo amico, e apprezzare ciò che le veniva offerto.

Dopo aver mangiato mezzo vassoio, i due ragazzini si diressero nella casetta sull'albero, Sam voleva parlarle senza che nessuno gli disturbasse. Mentre si trovavano sul terrazzo della casetta, il ragazzo le chiese scusa per tutto il male che le aveva fatto, non voleva arrivare a tanto, ma ci prese gusto nel farlo.
E ammise di essersi comportato da stronzo nei suoi confronti.

Lui sfogava tutta la sua rabbia su di lei, senza rendersi conto che stava soffrendo quanto lui.

Le raccontò della sua partenza, nessuno dei suoi amici lo sapeva, erano a conoscenza della cosa solo gli insegnanti della scuola e il preside.

Ariel ci rimase male, anche il bulletto della scuola stava per lasciarla, lui nonostante tutto era l'unico amico che aveva. Sam lo capì e tentò di abbracciarla, ma la ragazzina si tirò indietro, era ancora spaventata da lui. Così i due ragazzi per ostacolare la loro tensione, continuarono a guardare il panorama della loro splendida città.

Ariel non ebbe il coraggio di dire al suo amico bullo, cosa sapeva realmente di suo padre, perché aveva troppa paura di sapere la verità.

La ragazza invisibileWhere stories live. Discover now