Il verdetto finale

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Il giudice Santos, la sera del 22 maggio 1986 si trovava nel suo ufficio, seduto sul divano, gustando un caffè preso dal distributore. Stava aspettando qualcuno, aveva appena mandato via il suo collega Miguel Falabella, dicendogli che si sarebbero visti più tardi. Daniel Santos non vedeva l'ora di ritornare a casa dalla sua piccola Ariel, quel giorno era il suo compleanno. Ma dopo qualche minuto, venne a farli visita un suo conoscente, dalla quale stava aspettando, era l'avvocato Gabriel Sabbá. Ci fu una discussione molto intensa tra il giudice e l'avvocato.

«Daniel non ti permetto di andare dalla polizia, ti ricordo che anche tu sei coinvolto in loschi affari, fino al midollo!» Manifestò l'avvocato Sabbá.

«Non sei tu a dirmi ciò che devo fare Gabriel!? Ho già condannato il tuo assistito, e farò lo stesso anche con te!» Obbiettò il giudice Santos.

«Ma non capisci che ormai sei un giudice corrotto? Tu e il tuo giovane collega marcirete in carcere!» Urlò di nuovo Sabbá.

«Vorrà dire che tu verrai con noi!» Rispose schiettamente Santos. Sentendo quelle parole l'avvocato si avvicinò al giudice, e lo fulminò con lo sguardo.

Ma colto da l'ira, Gabriel Sabbá colpì il giudice con un pugno in pieno volto, il suo naso cominciò a sanguinare. Santos odiava la violenza e dopo aver preso un fazzolettino dalla sua giacca, urlò a l'avvocato di andare via dal suo ufficio, dicendogli che l'indomani sarebbe andato a denunciare tutti. Poi si voltò dando le spalle a l'uomo, ed aprì la finestra, forse per prendere una boccata d'aria per lo spavento. Sabbá diventò rosso dalla rabbia, si scaraventò contro di lui per assalirlo. Ma Santos ebbe l'impulso di girarsi di scatto, così il legale gli diede un pugno sullo stomaco. Il magistrato si inchinò dolorante, «Gabriel, la violenza non serve a nulla!»

«Scusami Daniel, mi sono fatto prendere dall'ira. Ma quello che cerco di farti capire è molto semplice. Se ti consegni alla polizia, peggiorerai solo le cose!»

4 Marzo 2006

Dopo che l'ex difensore dell'imputato Gabriel Sabbá, decise di testimoniare la verità, il giudice approvò la sua testimonianza.

«La Suprema Corte interviene, sul tema principale del ricorso, ossia sulla facoltà per l'avvocato Suarez di astenersi dal deporre come testimone.
Ma solo in salvo di casi eccezionali!» Manifestò Horn. Così l'avvocato rinunciò di difendere il suo cliente.

Martinez si alzò dal suo posto e cominciò ad interrogarlo. «Signor Suarez, dove si trovava il 22 maggio del 1986 alle ore 18:30?»

«Quella mattina del cosiddetto giorno, il giudice Santos mi chiamò sul telefono del mio ufficio» raccontò Suarez. «Mi disse che voleva parlarmi, ma per il troppo impegno riuscii a passare da lui solo in tarda serata. Arrivato davanti al palazzo di giustizia che ospitava il suo ufficio, vidi l'auto dell'avvocato Sabbá parcheggiata, dentro c'era suo figlio. Il bambino appena mi vide mi salutò con la mano, dopo che gli ricambiai il saluto entrai nel palazzo. Presi l'ascensore per recarmi al terzo piano, una volta arrivato notai che la porta dell'ufficio di Santos era socchiusa, così senza pensarci entrai dentro. Stavo per chiedergli scusa del mio ritardo, ma qualcosa mi bloccò!»

Per un attimo Suarez guardò Ariel, la ragazza aveva lo sguardo spaventato. Ma continuò a raccontare ciò che aveva visto. «Vidi l'avvocato Sabbá fermo in piedi alla finestra, subito mi preoccupai. Avevo uno strano presentimento, così domandai: "Gabriel, dov'è il giudice Santos?" Dopo qualche istante si girò verso di me, e mi pronunciò queste parole: "È successa una tragedia, Daniel si è suicidato".

L'avvocato Martinez prese subito la parola: «Signor Sabbá, mi rivolgo proprio a lei. Da ciò che ha appena detto il suo ex difensore, e da ciò che ha detto anche suo figlio poc'anzi si è capito che durante la sua testimonianza lei abbia mentito!»

Sabbá si sentì di nuovo tradito, anche da parte di colui che avrebbe dovuto difenderlo. Il suo sguardo era impaurito e arrabbiato allo stesso tempo. Era meglio che mi difendevo da solo.

«Avvocato Sabbá, lo sa che è un reato mentire alla corte giudiziaria? E
come si difende alla dichiarazione appena data!» Sentenziò Horn.

«Vostro onore, chiedo venia. Lo so che mentire alla corte è un reato, ma ho rimosso per sempre dalla mia mente quel ricordo così doloroso. E mi scuso. Ma dichiaro che si è trattato di un incidente, quando Daniel cadde dalla finestra!» Manifestò l'avvocato Sabbá.

«Obiezione vostro onore, sta mentendo di nuovo ed il fatto non sussiste. Il qui presente avvocato delle malefatte, ha dichiarato all'avvocato Suarez che Daniel si è suicidato. Come è possibile che ora dichiara che si è trattato di un incidente?» Obbiettò Miguel Falabella.

«Obiezione accolta, risponda alla domanda signor Sabbá! Quindi si è trattato di un suicidio o di un omicidio?» Domandò con severità Horn.

Gabriel Sabbá era sempre più sicuro di sé. «E secondo Voi, Vostro Onore, io ve lo dovrei raccontare?» La sua domanda fu letteralmente sarcastica.

Ad un tratto Miguel si alzò in piedi e gridò: «Ipocrita, sei solamente un ipocrita! Non hai nemmeno le palle per confessare che hai ucciso tu Daniel Santos!» Ariel era terrorizzata non sapeva cosa fare e dire, ma cercò di tranquillizzare il suo professore.

Il cancelliere rimase interdetto, con la penna a mezz'aria.

Alla fine il padre di Sam, per rabbia, confessò che negli ultimi due anni si nascondeva in casa di Falabella. E dichiarò che fu proprio l'avvocato Suarez il suo complice del suo nascondiglio segreto. Ma il giudice lo dichiarò colpevole, per la morte del giudice Santos. Lo condannò a vent'anni di carcere, mentre Falabella fu dichiarato non colpevole, ma dovette sanzionare una multa di sette milioni di reais. Mentre l'avvocato Suarez fu dichiarato colpevole per essere stato il complice del condannato, dalla quale dovette scontare sei anni di carcere.

Ariel si alzò in piedi insieme a Miguel, che lo abbracciò teneramente. L'uomo ricambiò quel tenero abbraccio e la baciò sulla testa, ricoperta dai suoi morbidi capelli rossi. La ragazza abbracciando il suo amato professore, ripercorse quei dolci ricordi sbiaditi dal tempo che aveva di suo padre, respirando il suo profumo fino in fondo all'anima.

La ragazza invisibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora