Il Museo 6

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Venezia, 1966.

Il gelido vento di novembre abbracciò la città di Venezia e l'inquietudine dell'imbrunire si fece sempre più soffocante.

L'aria carica di tensione agitò i volatili e iniziò a spostare grandi masse d'acqua della laguna con toni minacciosi: un violento temporale si abbatté come un presagio funesto; minaccioso e violento scosse la vita di Venezia.

Il livello del mare cominciò a salire lentamente fino a sommergere le zone più basse della città.

I cittadini accorsero fuori dalle loro case, le calli brulicavano di sospiri e affanni. Grandi concitazioni si innalzarono come canti ruggenti per il pericolo imminente e c'era già chi aveva iniziato a correre senza una meta precisa, spaventato dalle sensazioni provate.

Nuvole nere e spesse si raggrupparono sopra il Palazzo del Doge e un violento rombo fece tremare Venezia.

La laguna si ritirò per un breve istante prima che dalle sponde l'acqua salmastra entrasse con vigore dentro Piazza San Marco.

«Questa è la vostra punizione.»

La voce roca di un uomo fece rabbrividire i veneziani affacciati sulla decantata ed elegante piazza e allo stesso tempo egli protese verso il cielo plumbeo le sue mani: tra le dita spiccava la forma liscia e circolare di un talismano oscuro. Gli antichi erano soliti chiamarlo Bussola di Alessandrite.

Il suo volto spigoloso e contratto da una smorfia accusatrice raccontava il suo desiderio di dominio, dagli occhi azzurri l'odio, la malvagità e il rancore erano marchiati a fuoco e i capelli castani si muovevano all'impazzata a causa delle forti raffiche di vento.

Dalla parte opposta della piazza, laddove l'acqua della laguna non era ancora arrivata, vi erano un gruppo di uomini incappucciati.

I Collezionisti, così erano conosciuti dalle antiche scritture; coloro che avevano scelto di recuperare manufatti di ogni genere presenti sulla Terra e intrisi di potere benevolo o malevolo guardarono privi di forze l'orrendo spettacolo e si sentirono inermi.

Venezia stava per affondare.

«Ora che ha usato la Bussola di Alessandrite per Venezia non c'è più nulla da fare!» gridò uno di loro.

La voce tremò leggermente e la paura era vivida dentro ogni Collezionista riunito a San Marco.

«Forse non è tutto perduto...» disse un altro poco dopo.

Gli altri lo guardarono interdetti e, attraverso lo sguardo che il loro collega aveva, compresero ciò che il loro collega aveva intenzione di fare; la preoccupazione dei Collezionisti di fronte allo scenario apocalittico si era mostrata come un'ombra, non credendo possibile che sarebbe arrivato il giorno in cui l'evocazione di un'entità misteriosa sarebbe servita per salvare il mondo.

«Non c'è altra scelta?» interrogò il più grande.

«No.» scosse la testa il terzo Collezionista sulla destra.

Il giovane uomo dal volto ferito e pallido afferrò dalla tasca della giacca marrone un ciondolo impreziosito da un minerale giallo molto appariscente.

Era grande quanto il palmo di una mano, il granato giallo era racchiuso in due anelli obliqui legati tra di loro da una pietra bianca; tre pendenti a goccia scendevano verso il basso in una manifattura tipica dell'epoca romana.

«Il Granato Giallo di Cornelia la Luce.» spiegò lui.

Non c'era bisogno che venisse aggiunta alcuna spiegazione, i Collezionisti radunatisi attorno all'uomo già sapevano che cosa fosse e quale misterioso potere ne fosse intriso.

Museo 6 (BTS fanfic)Where stories live. Discover now