La fragilità di un musicista

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C'era stato un periodo della sua vita in cui Yoongi si era sentito davvero felice e non era solo quando si trattava di comporre musica.

Chiudendo gli occhi il passato riaffiorava e le sfumature di un viso dolce e sorridente presero forma in un groviglio di emozioni pungenti, nostalgiche e affamate di divorare ancora il cuore di Yoongi senza pietà.

Lui aveva la sua musa, una bellissima musa che aveva amato con tutto se stesso: la sua musica era poesia, le dita scorrevano lungo i tasti del pianoforte come se fossero nate per quello e insieme all'ispirazione, la musa si portò via anche la sua anima ardente.

Yoongi era nato a Daegu, la sua famiglia non aveva molte disponibilità economiche e trascorse anni difficili della sua pubertà e poi dell'adolescenza. Quando si trasferì a Seoul, ormai era in età adulta e lì conobbe un viso tanto angelico e con la voce delicata che era in grado di ispirare la sua musica giorno e notte.

Per la prima volta Yoongi si era sentito a casa tra quelle braccia, era felice di avere accanto una persona che lo ammirava, lo rispettava e soprattutto lo amava.

Ma come tutte le cose belle che gli erano accadute, e non erano tante, anche quel periodo radioso finì.

La sera precedente si era abbandonato alla stanchezza e aveva dormito fino al mattino seguente: le coperte accanto a lui ormai erano fredde, le sue dita pigre si irrigidirono non appena si accorse che il calore di quel corpo sensuale era svanito e non appena si ridestò completamente dal sonno, la consapevolezza di essere nuovamente solo diventò una certezza.

Come un brusco risveglio, girando per tutto l'appartamento, l'ovvia realtà fu più brutale di quanto avesse immaginato.

Né i suoi effetti personali né altro rimase nella sua casa e non ebbe neppure una valida spiegazione per quel gesto così inspiegabile.

Aveva sbagliato qualche cosa?

Yoongi non aveva retto il colpo e ciò lo segnò profondamente; non si era più fidato di anima alcuna, non aveva più condiviso nulla di sé ed era ritornato a dedicare ogni sua energia alla musica, suo unico grande amore.

Dopo la morte di Junho il mondo attorno a lui cominciò a muoversi a rallentatore e prima che potesse accorgersi i suoi piedi lo avevano portato sino a casa: l'incontro con il suo vecchio amico Jung Hoseok lo colpì poiché non pensava di rivederlo in circostanze così spiacevoli.

Non gli importò più di tanto sapere perché si stesse interessando a quella lunga serie di suicidi nel conservatorio, non gli importava più di niente e di nessuno.

All'ingresso vi erano solo le sue pantofole nere; il corridoio era breve tanto che si poté notare il soggiorno semi spoglio e come spesso accadeva nell'ultimo periodo, Yoongi si diresse verso il suo pianoforte, intriso dei suoi ricordi più cari.

Lì era solito trovare il suo ragazzo, vestito solo con una delle sue camicie, che premeva tasti a caso solo per il gusto di sentire nell'aria le note leggiadre di quel classico strumento; ora, invece, la solitudine regnava sovrana in quelle mura e lo accompagnava nello svolgere i primi passi in modo svogliato al suo interno.

Il suo pianoforte era ancora al centro del soggiorno, coperto da un telo bianco per impedire che si potesse rovinare; Yoongi non aveva avuto più il coraggio di suonarlo da quel giorno, preferendo quello che si trovava nel conservatorio.

L'arredo era piuttosto anonimo, non vi era più nulla che abbelliva l'appartamento e che facesse capire a chi entrava, l'identità del proprietario e Yoongi non aveva le forze di fare alcunché.

Si lasciò cadere sul divano, trovando interessante il soffitto bianco e poi cercò di abbandonarsi ai vecchi ricordi di quella casa.

Tutta la sua esistenza si basava sul passato, nel tentativo di non smarrire quei meravigliosi anni passati ad amare ed essere amato.

Museo 6 (BTS fanfic)Where stories live. Discover now