#26

31 5 0
                                    

[Attenzione scene esplicite]

Quando Sun entrò in quello che sembrava un magazzino trovò davanti a lui Nammon.
Stava dando ordini, Kanya lo lasciò dietro di lui e avvisò il "capo".
Ci volle qualche minuto prima che l'altro si girasse, ma Sun pensò fosse un certo tipo di prova e rimase fermo, non parlò, aspettò e basta.

"Porcellana vieni qua" lo chiamò poi Nammon e lui si avvicinò, si posizionò di fianco a lui e lo guardò.
"Ti sono mancato?" Chiese il grande e lui gli sorrise dolcemente, annuì semplicemente.
"Ban mi ha tenuto compagnia come hai detto" lo informò e lo vide sorridere, era la mossa giusta.
"Gli hai spiegato molte cose?" Chiese ancora e Sun non riuscì a capire cosa volesse davvero.
"Gli ho spiegato come funziona, di chi non fidarsi e con chi non parlare proprio." Rispose, si sentì prendere per la vita.
Alzò lo sguardo e Nammon lo baciò, davanti a tutti, non si fermò neanche ad un semplice bacio.
Inserì la lingua e gli toccò il sedere varie volte, stringendolo sempre più addosso.
Sun ricambiò tutto con entusiasmo, anche se dentro stava provando veramente una repulsione verso sé stesso.
Quando lo lasciò andare si girò dai ragazzi.
"Vedete? Così dev'essere una puttana." Indicò lui e Sun stette zitto, Dio se gli faceva schifo quell'uomo.

Vide quei poveri ragazzi annuire e notò come in alcuni ci fossero dei lividi.
"Porcellana spiega a loro come prepararsi al meglio, credo tu sia il miglior esempio che possano seguire." Ordinò Nammon e lui annuì, ok questo si poteva fare no?
Non stava disobbedendo al grande ed anzi, aiutarli ad essere "pronti" per quanto crudele era la cosa migliore.

"Cosa possono utilizzare?" Chiese allora e Nammon lo portò in una stanza insieme a tutti i ragazzi.
Gli passò un lubrificante e lo vide aprire la porta.
"Te ne vai?" Chiese confuso, non si aspettava che sarebbe rimasto solo con loro.
"Non sarai solo, Ban è arrivato." Disse facendo posto a lui, questo salutò con un cenno della testa e lasciò passare Namon che se n'è andò.
"Va bene, iniziamo con una persona, vieni qua" indicò un ragazzo alto, sembrava il più grande lì.
Questo si avvicinò quasi tremante e Sun provò davvero dispiacere per lui.
"Non ti farò male, non sono cattivo, è meglio che tutti voi siate preparati perché così non vi farà male. Non puoi sapere chi ti capita, chiaro?" Chiese a lui e poi parlò con tutti, li vide annuire e sorrise lievemente.
Quando il ragazzo si spogliò, Ban si girò dall'altra parte e Sun quasi lo ringraziò,sapeva quanto poteva essere umiliante.
"Dovete pensare a qualcosa che vi piace, non per forza dev'essere il sesso, l'atto.
Questo è solo per eccitarvi e prepararvi.
Ora incomincia con toccarti leggermente davanti" spiegò e il ragazzo lo fece, quando finalmente sentì un leggero gemito di piacere, gli indicò il prossimo passaggio.
Lo vide veramente terrorizzato.
Provò a toccarlo e lui scattò.
"Okok guardarmi, sono Haru, sono come te.
Voglio aiutarti ok? Lasciami fare" parlò tranquillo e con dolcezza.
Quando lo vide aggrapparsi a lui quasi pianse.
Cominciò a toccarlo davanti, quando riuscì a tranquillizzarlo, prese del lubrificante facendolo vedere a tutti ed incominciò a toccarlo sotto.
L'altro ricominciò a tremare e Sun si avvicinò al suo orecchio.
"Mi dispiace davvero, ma devo farlo... E credimi è meglio che te lo faccia io, prenditi tutto il tuo tempo ora." Glielo sussurrò con dolcezza e gli si spezzò il cuore quando l'altro singhiozzando gli disse un semplice "grazie".
Quando riuscì a far entrare un dito lo vide irrigidirsi totalmente.

"Tranquillo, è normale, tra poco proverai piacere" lo confortò ancora e questa volta Ban si girò, e la notò.
La faccia di Haru era triste, sembrava provare dispiacere per loro e lui si rimise come prima.
Perché quello era il suo lavoro. Non doveva provare pena per quei ragazzi, i soldi gli servivano.
Doveva pagarsi il collage, doveva andare in America e si sarebbe dimenticato di tutto questo, non prima però, di aver trovato un ottima sistemazione alla propria madre.
Si imputò come sempre a fare la sua solita faccia inespressiva e cercò di vagare con la mente.

Sun notò che più non piacere quella era proprio una riluttanza a non accettare.
Sospirò, come poteva aiutarlo?
"Ascolta, lascia che ti aiuti, io non so cosa succederà qui... Ma credimi io sono dei buoni, fatti aiutare" sussurrò ancora e l'altro lo guardò quasi disperato ma annuì, lasciandolo fare.
Sun a quel punto riuscì dopo qualche minuto a fare entrare anche il secondo dito, e finalmente sentì dei gemiti di piacere.
Notò come tutti lo stessero fissando e sorrise a tutti.
"Una volta trovato il giusto movimento, aprite e fatte dentro e fuori ripetutamente, inserite anche un terzo dito, ma dovete solo allentare, non venire.
Chiaro?" Chiese e tutti annuirono e Sun chiese ancora scusa con il pensiero a tutti.
Rimase per almeno due ore a spiegare a tutti, nel modo migliore.
Ci voleva un ottima pazienza, ma a Sun non importava, asciugava le lacrime a tutti e li aiutò come poté.
Quando tutti riuscirono a prepararsi da soli Ban chiamò P'Namon.

Sun si alzò appena lo vide e sembrava abbastanza scocciato.
"Hanno fatto tutto" disse Ban e lui annuì, chiamò il piccolo a sé e chiuse la porta dove c'erano i ragazzi dietro di sé.
Sun provò paura, forse aveva sbagliato, ci aveva messo troppo?
"Com'è andata? Hanno protestato molto?" Chiese invece lui e Sun negò.
"È un procedimento importante, l'hanno fatto tutti" rispose senza battere ciglio e lui annuì.
Namon prese gli prese il viso tra police e indice.
"Ban ti riporta in strada, qui per il momento hai finito e porcellana, non penso ci sia bisogno di dirti che se ne parli con qualcuno, dovrò ucciderti e sarebbe un grande peccato" strinse quasi con forza, per essere chiari e Sun annuì.
"Non lo dirò a nessuno, sono una tomba P'Namon" rispose senza pensarci due volte.
Lui lo baciò e lo lasciò al suo sottoposto.

"Puoi lasciarmi qui" disse Sun, Ban lo guardò confuso, non andava in strada?
"Non pensi che mi sia stancato? Torno a casa" rispose semplicemente Sun e lui annuì, lo lasciò all inizio della solita strada.
Quando l'altro se n'è andò totalmente, il piccolo prese un taxi.
Voleva solo farsi una doccia, quei ragazzini... Erano devastati.
Lui non era da meno, li aveva toccati il meno possibile... Anche se pensò fosse più giusto, purtroppo per loro dovevano imparare, ed era molto meglio saperlo fare da soli.

Chissà cosa avrebbe detto Victor, aveva disobbedito? Che poteva fare? Di certo per quello non poteva negarsi.
Sospirò salendo piano le scale, aveva davvero paura.
Non fece in tempo neanche ad aprire la porta che un giovane poliziotto fu davanti a lui.
Victor era arrabbiato, anzi, furioso.
Si vedeva chiaramente e purtroppo per il piccolo, era di lui la colpa.

Street loveWhere stories live. Discover now