Capitolo 16

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28 gennaio 1979

SIRIUS POV

"Sirius!"

Alzo lo sguardo all'istante avendo riconosciuto la voce di Mary; e subito dopo la vedo affacciarsi alla porta della stanza del San Mungo in cui sono ricoverato, con il suo camice verde lime e un'espressione seria in volto.

Sono rimasto parecchio meravigliato quando l'ho vista tornare al lavoro: l'attacco dei mangiamorte a casa dei suoi genitori è avvenuto poco più di una settimana fa e i danni che lei ha riportato sono stati non tanto fisici quanto soprattutto psicologici. Mary è rimasta ricoverata qui solo per cinque giorni dopo quella sfortunata serata, e quando è stata dimessa le sono stati consigliati riposo e alcune sedute con un Magipsicologo. E mentre riguardo a queste ultime si è arresa senza particolari resistenze, non ha voluto invece saperne di restare lontana dal lavoro e da due giorni ha ripreso la sua attività di tirocinante qui nell'ospedale magico.

Da quando è rientrata, però, a dire il vero, faccio fatica a riconoscere in lei la Mary MacDonald che è stata mia compagna in Grifondoro; non è mai stata una ragazza particolarmente esuberante, ma la tranquillità che mostra negli ultimi giorni mi sembra eccessiva, quasi forzata; la vedo apatica, spenta, come se in lei qualcosa si fosse rotto e non riuscisse più a provare nessuna emozione.

Immagino che probabilmente sia l'effetto del trauma che ha subito, forse un meccanismo di difesa per proteggersi dalla sofferenza che le causerà ripensare a ciò che ha vissuto. Ho saputo solo recentemente che lei era già stata vittima a Hogwarts, al quinto anno, della Maledizione Cruciatus ad opera di Mulciber, e adesso averla subita di nuovo da una donna che dalla descrizione che ne ha fatto Mary ha tutta l'aria di essere mia cugina Bellatrix, deve avere destabilizzato parecchio quella povera ragazza.

D'altronde io so molto bene cosa si prova, dato che ho subito la maledizione Cruciatus per buona parte della mia infanzia e anche durante l'adolescenza. Quando è successo la prima volta ero solo un bambino di otto anni e nonostante tutto non mi sono mai piegato ai voleri di Walburga e Orion; il dolore provocato da quella forma abominevole di tortura per me non era niente in confronto al disprezzo e al disgusto verso me stesso che avrei provato se avessi accettato di diventare come loro.

"Ehi Mary, tutto bene?" le domando, cercando di distogliere i miei pensieri dalle persone che, anziché proteggermi, mi hanno ferito in ogni modo possibile, sia fisico, sia psicologico.
La mia amica, nonché futura guaritrice, è venuta spesso a trovarmi da quando sono ricoverato qui, ma è insolito che sia passata a quest'ora; e il mio cuore accelera i suoi battiti perché temo sia successo qualcosa di brutto ad Alhena o ad Amy.

"I guaritori della nursery mi hanno detto di chiamarti, pensano che Alhena sia pronta per uscire dalla bolla. Su, alzati!" esclama restando seria ed afferrando le mie mani per farmi alzare dal letto. Dosi massicce di Ossofast, unite a degli incantesimi ricostituenti per i muscoli delle mie gambe, mi hanno rimesso in piedi in quindici giorni e considerando i danni che avevo subito alle ossa di entrambi gli arti nella caduta dalla finestra dei Prewett, la ripresa è stata molto più veloce di quanto mi sarei mai aspettato, anche se estremamente dolorosa.

"Aspetta, ti aiuto" mormora Mary facendomi segno di aggrapparmi a lei. Da alcuni giorni ho iniziato degli esercizi di riabilitazione e le mie gambe sono ancora malferme ma appena i miei piedi toccano terra mi sento quasi come se potessi volare. Sto per conoscere la mia bambina e non sto più nella pelle.

Mia figlia.

Alhena Amy Black è nata diciotto giorni fa, fino ad ora io ho potuto vederla solamente dietro a un vetro e non saprei dire quanto ho aspettato questo momento. Speravo ci sarebbe stata anche Amy con me, che insieme avremmo preso per la prima volta in braccio la nostra bambina e le avremmo finalmente trasmesso tutto l'amore che proviamo per lei ma che sono certo lei avesse già conosciuto durante la gravidanza di Amy. Forse durante quel periodo Alhena è stata messa in pericolo più del necessario e senza dubbio sua madre si è sentita in qualche modo limitata dalla sua presenza, ma posso dire con sicurezza che Amy ha l'amata con tutta se stessa dal primo momento in cui ha saputo della sua esistenza. E lo stesso vale per me.

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