sessantacinque

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ALEX'S POV

Tamburello le dita sui pantaloni neri che indosso mentre, con lo sguardo e con la mente, mi perdo a fissare un punto sul pavimento dello studio. 
Ormai ci siamo; Albe è uscito per primo e adesso Maria sta salutando Sissi. Restiamo io e Luigi, il finalista del circuito di canto sarà uno di noi due. Mi siedo sullo sgabello da un lato dello studio, Luigi dalla parte opposta; questo ambiente sembra così diverso dal solito che mi incute timore. I professori non sono al solito posto in alto, sono tutti schierati dietro ad una lunga cattedra illuminata di azzurro; i giudici sempre sulle loro poltrone rosse, su cui mi sono potuto accomodare sette giorni fa; il pubblico sugli spalti sembra più rumoroso del solito. 
Fa stranissimo pensare che da domani non saremo più qui, chiusi in una casetta a condividere esperienze e parti di noi gli uni con gli altri, ma che torneremo alle nostre vite di sempre. 
Da un lato non vedo l'ora, di capire come sarà cambiata la mia vita; ma dall'altro sono spaventato. Sembra tutto così surreale, utopistico, che ho il costante terrore di svegliarmi da un momento all'altro rendendomi conto che è stato tutto un sogno. Adesso però non ho tempo di pensarci, dato che tocca a me. 
In questo ultimo round, se così si può definire, contro Luigi do tutto quello che posso, ormai è inutile trattenersi. Tanto tra meno di un ora finirà tutto in ogni caso. 
La prima manche si tiene su due pezzi che abbiamo scelto insieme ai nostri coach. Mi esibisco con Somebody To Love, che stavo preparando da qualche settimana a dire il vero, mentre Luigi con Footloose. La seconda manche ci vede sfidarci su due pezzi che abbiamo scelto noi stessi di preparare, credendo fossero adatti alle nostre vocalità; ho deciso di presentare Like I Would perché credo si addica bene al mio timbro, e anche perché penso sia una scelta che non tutti si aspetterebbero da me. L'ultima manche ci vede impegnati con i nostri inediti, Sogni al Cielo per quanto mi riguarda, e Muro per Luigi. 
Sentire il pubblico cantare più forte di me rimarrà sempre la cosa più bella, e a pensarci bene la vittoria più grande è proprio questa: essere finalmente ascoltato. 
Mentre attendiamo che il calcolo dei voti ricevuti venga eseguito dalla regia ci portiamo al centro dello studio, il braccio di Luigi -coperto dalla scintillante giacca dorata- mi circonda le spalle. 
<Volete dirvi qualcosa voi due?> chiede Maria, per riempire l'attesa. 
Luigi mi guarda sorridendo, io faccio lo stesso. Ci sono state delle incomprensioni tra di noi, è vero, ma adesso che è tutto sistemato mi rendo conto di quanto stupide siano state. Io e Luigi ci vogliamo bene, ce ne siamo sempre voluto, ma siamo stati influenzati dalle stupide dinamiche di un programma televisivo. Ci siamo urlati contro, sputati in faccia verità pungenti, ma adesso siamo ancora qui perché abbiamo capito che un'amicizia come la nostra è più importante dello stupido orgoglio che ognuno di noi possiede. 
<Ti voglio bene> mormora, rispondendo alla domanda di Maria. Lo tiro in un abbraccio sincero e gli passo una mano tra i capelli, sussurrandogli un anch'io all'orecchio che sono sicuro nessuno sia stato in grado di udire se non lui. 
La carta prende a girare mentre noi la osserviamo attentamente; è diversa dalle altre, questa è dorata, ed ha un aria più importante. I giri che compie su se stessa sembrano non terminare mai, mi pare stia girando da ore -come quando qui in mezzo c'eravamo io e lei e mi pareva che il tempo si fosse bloccato. Poi di punto in bianco si ferma, rivelando il nome del primo finalista: Luigi. Lui guarda il led con una faccia confusa, non ha ancora realizzato cosa è successo e ci mette un po' a capirlo, se ne rende conto solo quando gli scompiglio i capelli passandoci le dita e lo tiro in un abbraccio che ricambia. 
<Luigi, vai a sederti là> Maria indica una delle due sedie dorate e così fa, lasciando solo me al centro dello studio.
<Quando ti dicevo chiunque dovesse perdere mi dispiace e perché- il mio sogno è che avreste vinto tutti e due> ridacchia la bionda; <Però non era possibile. Quando i giornalisti dicono questa è la finalissima di canto è la verità; siete davvero bravi tutti e due Alex> il pubblico applaude ed io ringrazio. Sono felice di essermi trovato alla fine con Luigi, consapevole del fatto che entrambi ci meritassimo di arrivate fino alla fine. 
<Quando ho mandato la pubblicità, ad un certo punto, ho saputo che eravate 49 e 51; quindi solo per dire come-> lascia cadere la frase, sovrapposta dalla voce di Luigi alle mie spalle. 
<C'era poca differenza> 
<Sempre così tra voi due, una cosa pazzesca> ride la conduttrice per poi zittirsi e guardarmi, facendomi capire che forse è il momento di dire qualcosa. 
<Io sono- sono davvero grato di tutto il percorso, di essere entrato. Grazie a Lorella, davvero a tutte le persone che lavorano qua dietro anche se non le vedete, ce ne sono tante. Sono cresciuto molto- non pensavo davvero di riuscire a muovermi su un palco prima di venire qua, ancora ci sto lavorando> aggiungo facendo ridacchiare un po' tutti. 
<No davvero, sono davvero onorato di tutte le persone, di tutte le persone che mi hanno supportato, che mi ascoltano, che cercano di capirmi. Auguro davvero questo percorso a tutti, spero che tutte queste perone possano realizzare quello che vogliono; io fino ad oggi l'ho realizzato grazie ad Amici, grazie a te per qualsiasi cosa. Quello che ha detto Albe è vero, sei come una seconda mamma; ti ammiro molto> concludo salutando con la mani le persone che riempiono questi spalti. 
Sono pronto ad uscire, a lasciarmi questo studio e questo percorso alle spalle trascinandomi dietro tutto ciò che mi ha insegnato; faccio qualche passo all'indietro ma Maria mi richiama, bloccandomi. 
<Vuoi andartene via tutto solo?> la guardo confuso, non capendo nulla di quello che sta blaterando. Mi guardo intorno cercando una risposta negli occhi, tanto confusi quanto i miei, delle persone che mi circondano. 
<Non sto capendo> mormoro. 
<C'è una sorpresa per te> 
<Una sorpresa per me?> ripeto, ricevendo un cenno affermativo; <Oddio> bisbiglio. 
<Tu non devi fare niente- stai fermo lì> 
<O-kay> rimango in piedi lì in mezzo, aspettando che qualsiasi cosa accada; un leggero mormorio si alza dagli spalti mentre continuo a spostare il peso da una gamba all'altra e guardo Maria ridacchiando per il modo in cui mi guarda. 
Delle dita fredde mi si appoggiano sugli occhi, oscurandomi la visuale; sussulto al contatto di quella pelle fredda con la mia, molto più calda. Prendo quelle mani, ancora sconosciute, tra le mie e le allontano dai miei occhi, scrutandole per bene. Sono così familiari; come se le avessi viste e accarezzate, intrecciando le mie dita a queste -così magre e lunghe, centinaia di volte. 
Un brivido mi percorre la schiena al pensiero della somiglianza che hanno con le sue, e il sospetto che si tratti proprio di lei mi si espande nel petto, ricevendo conferma quando il mio sguardo si posa sul braccialetto rosa -uguale al mio- che circonda il polso sottile. 
Mi giro, non volendo ancora crederci per non illudermi, e poso gli occhi su di lei dopo quelli che sembrano mille anni. Mi prendo un momento per osservarla mentre mi sorride; i capelli le si sono allungati un po' e adesso le arrivano fin sotto alle spalle, gli occhi sono gli stessi di sempre così scuri e profondi da farmici perdere dentro. Sposto gli occhi in basso, ammirando il suo esile corpo stretto in un vestito nero che la fascia perfettamente, anche troppo perfettamente. 
Resto imbambolato a fissarla, mentre tutti intorno a noi fanno un gran casino ma io non vedo e non sento nessuno. E' lei a spingersi contro di me ed abbracciarmi per prima; subito ricambio la sua stretta stringendole le braccia attorno alla vita e nascondendo la faccia tra i suoi capelli. Prendo un grosso respiro, riempiendomi i polmoni del profumo che tanto mi era mancato. 
Mi lascia alcuni baci sul collo, sussurrandomi all'orecchio che le sono mancato; vorrei risponderle, dirle che anche lei mi è mancata più di ogni altra cosa al mondo ma non riesco neanche a parlare. Mi limito a stringerla ancora più forte mentre sento tutto dentro di me esplodere. Si stacca dopo qualche minuto, guardandomi con gli occhi leggermente lucidi.
<Ciao> mormora trattenendo un sorrisetto. 
<Ciao> rispondo con lo stesso tono, portandole una mano ad accarezzarle la guancia. Chiude gli occhi, beandosi del mio tocco, e ora più di prima mi rendo conto di quanto mi sia mancata in queste lunghissime quattro settimane. 
<Finché siete qua non vi direte niente, andate, tanto ci vediamo dopo> ride Maria alle nostre spalle. 
<Grazie Maria> dico mettendo un braccio sulle spalle della castana per tirarla più vicino; <Per tutto> le lascio un bacio sulla tempia, tra i capelli. 
<Non c'è di che> risponde la conduttrice, facendoci cenno di andare. 
<Buona fortuna Gigi, spacca eh> dice a voce alta Rebi, mentre continua a camminare avvinghiata al mio braccio. Udiamo la risposta del moro solo in lontananza, ma nessuno dei due ha voglia di tornare indietro per sentire quello che ha detto. Un uomo con la giacca nera e un tesserino legato al collo ci fa entrare in una piccola stanza in cui sono presenti un divanetto rosso, uno specchio sopra ad una scrivania piena di prodotti per capelli e trucchi, e un tavolino con sopra delle riviste di moda. Ci dice che possiamo rimanere qui finché non ci verrà a chiamare per farci rientrare in studio; lo ringraziamo mentre esce e si chiude la porta alle spalle. 
Per un momento nessuno dei due dice una parola, persi a guardare negli occhi dell'altro. Fa un paio di passi verso di me, facendo baccano con i tacchi che porta, e una volta che mi è di fronte mi mette le braccia attorno al collo. 
<Sono state le settimane più lunghe della mia vita> mormoro posandole le mani sui fianchi e tirandola un po' più vicino. 
Ridacchia scuotendo il capo; <Non ne hai idea- non sai quanto ho rotto a tutti parlando di te> sussurra posando la fronte sulla mia; <Mi sei mancato tanto> 
<Anche tu> dico a bassa voce. Le poso una mano sul viso, attirandola a me e finalmente riassaporo le sue labbra dolci che mi erano mancate come l'aria. Senza neanche volerlo, in un gesto spontaneo, le nostre lingue iniziano a danzare tra loro. Faccio alcuni passi all'indietro, trascinandola con me, e mi siedo sul divano rosso portandola a cavalcioni sulle mie gambe; i vestito stretto che indossa si solleva di poco sulle sue cosce già troppo scoperte e le mie mani seguono quel movimento del tessuto facendomi ritrovare presto con le dita impresse sulla pelle del suo fondoschiena. Scendo a baciarle la mandibola, poi il collo proseguendo con la spalla scoperta; ho così tanto bisogno di lei in questo momento che potrei impazzire. 
<Sei bellissima> mormoro tra un bacio e l'altro, sentendola ansimare ogni volte che le prendo un lembo di pelle tra i denti mordicchiandolo di poco. 
<Mh- ti piace?> chiede indicandosi il vestito, staccandosi di poco da me ma continuando a tenere le braccia allacciate dietro al mio collo. Faccio scorrere gli occhi su tutto il suo corpo, dal viso fino all'orlo del vestito, e traccio con l'indice quella linea immaginaria provocandole dei brividi sulle braccia. 
<Mi piace> riporto gli occhi nei suoi; <Ma mi piaceresti di più senza> sorride ma poi si impone di tornare seria e mi lascia un pugnetto sul braccio esclamando il mio nome.
<Per quello dovrai aspettare> aggiunge poi, colpendomi la punta del naso con l'indice. 
Sbuffo, buttando la testa all'indietro; <Ho già aspettato un mese, non è abbastanza?> 
<Quanto sei impaziente Alessandro- non dovrai aspettare molto> canzona; la guardo alzando un sopracciglio. 
<Ho prenotato una stanza, in hotel> specifica lei. 
Un sorrisetto si allarga sul mio volto; <Si?> annuisce dandomi conferma. 
<Con due letti singoli ovviamente> mormora poi, lasciandomi un bacio a stampo. 
<Mh> mugugno tirandola ancora a me, approfondendo il bacio. 

Restiamo a parlare seduti su questo divanetto per tutto il tempo. 
Mi racconta di come è stato tornare alla vita reale, del sensazione che ha provato nel tornare a casa dopo mesi e di come è stato rivedere la sua famiglia. Mi ha parlato della sua migliore amica, che l'ha costretta a raccontarle nei minimi dettagli tutto quello che riguarda noi due e lei ha dovuto parlare per quasi due ore per soddisfare tutte le sue curiosità. 
Mi ha raccontato della prima volta che una ragazza l'ha fermata per strada, per chiederle una foto; è stato pochi giorni dopo la sua eliminazione e solo dai suoi occhi si capisce quanto ne sia stata felice. Avrei tanto voluto essere lì con lei, per condividere quel momento e vedere la felicità nei suoi occhi espandersi in tutto il suo corpo; la ascolto attentamente tutto il tempo, non perdendomi neanche un minimo dettaglio tanto che mi sembra di essere stato lì con lei. 
<La realtà fuori è molto bella sai> dice poi, sorridendomi. 
<A me basta che sia con te> bisbiglio. Mi avvicino nuovamente al suo viso per baciarla ancora ma, quando sono ad un millimetro dalle sue labbra, qualcuno bussa alla porta urlando da fuori che è il momento di uscire. Mi alzo controvoglia e ripercorro la strada di prima al contrario, ritrovandomi in poco tempo davanti alla tenda nera che conduce in studio; lei mi lascia la mano andandosi a sedere su uno sgabello davanti ad uno schermo che mostra quello che sta succedendo dall'altra parte del tessuto nero. Mi sorride mimano un vai  ed io faccio come dice, scostando la tenda ed avanzando insieme ad Albe. 
La consegna degli ultimi premi mi sembra durare più del previsto e, di tanto in tanto, mi sono ritrovato a guardare impazientemente verso la tenda nera non potendone più di aspettare. Dopo essere stato un mese lontano da lei non voglio sprecare altro tempo e averla così vicina ma non poterla toccare è una tortura. 
Poi Maria saluta tutti, ringrazia chi ha lavorato dietro alle quinte per tutti questi mesi ed ha portato avanti questo programma, quando ringrazia anche gli spettatori presenti in studio e a casa capisco che è davvero finita. Luigi ha vinto ed esulta felice, sommerso da tutti noi, con la sua coppa dorata tra le mani; la musica risuona a volume altissimo attraverso le casse e tutti quanti invadono lo studio mettendosi a scattare foto con noi e a divertirsi. In mezzo a tutta questa confusione sento due braccia avvinghiarsi al mio busto da dietro e ci metto poco a capire di chi si tratta, girandomi le metto un braccio sulle spalle e mi lascia un bacio sulla guancia. Luigi ci raggiunge felice e ci abbraccia entrambi, mettendosi a chiacchierare insieme a noi ricevendo i complimenti da parte della castana che si mostra particolarmente felice per il suo migliore amico. Anch'io sono felice, penso davvero che Luigi se lo sia meritato e non mi importa di non aver vinto, perché in realtà ho vinto eccome.
Ho tutto quello che mi serve proprio qui: la mia musica e con lei delle persone che finalmente mi hanno saputo ascoltare, gli amici che ho imparato a conoscere in questi mesi e che mi hanno completamente cambiato la visione della vita permettendomi di esplorare lati di me che nemmeno immaginavo, e lei. Lei che mi ha saputo amare per quello che sono, senza bisogno di spiegazioni o giustificazioni; ha apprezzato parti di me che nessuno prima d'ora aveva avuto il coraggio di sfiorare. Le ho fatto male, tanto male, e anche se dovrebbe odiarmi adesso è qui a donarmi il suo cuore. Non so cosa io abbia fatto di speciale per meritarmi di averla con me ma, quello che so, è che non me la lascerò scappare tanto facilmente. 
La musica continua a suonare per ore e ore, senza smettere mai; cantiamo a squarciagola i nostri inediti, ballando come degli idioti, sollevando per aria il calice mezzo pieno di prosecco. Non so nemmeno che ore siano quando mi ritrovo seduto su un taxi in direzione dell'hotel, la testa mi gira appena a causa dell'alcol che ho in corpo ma non sono ubriaco fortunatamente. Guardo il paesaggio di Roma scorrere dal finestrino mentre accarezzo i capelli castani di Rebi che si è addormentata sulla mia spalla due secondi dopo che siamo saliti. Il taxi svolta per un paio di volte e prosegue per una strada dritta che passa davanti al Colosseo per poi fermarsi qualche metro più tardi, scuoto la spalla della castana al mio fianco mentre il signore sui quarant'anni è impegnato a recuperare la mia valigia dal portabagagli. 
<Mh> mormora lei, accoccolandosi meglio sulla mia spalla. 
<Siamo arrivati> sussurro spostandole i capelli dalla faccia. 
<Ancora cinque minuti> dice con la voce impastata. Ridacchio guardandola, sembra una bambina. 
<Dobbiamo andare> provo a convincerla. Si alza a fatica e, dopo di me, scende dall'auto continuando a tenere gli occhi socchiusi. Ringrazio l'uomo, che è stato pagato dalla produzione, e posandole un braccio sulle spalle mi incammino dentro all'hotel trascinandomi appresso la valigia nera. Quando giungiamo davanti a una scalinata di circa venti gradini la mia ragazza si ferma di colpo, piagnucolando qualcosa di incomprensibile. La tiro leggermente per il polso per farla smuovere ma non si sposta di un millimetro. 
<Che ti prende?> chiedo sorridendo, mentre le poso le mani sulle guance e le sollevo il viso affinché mi guardi con gli occhi stretti in due fessure.
<Ho sonno> 
Ridacchio scuotendo il capo; <Se sali le scale poi vai a dormire> 
Allunga le braccia verso di me, tentando di tenere gli occhi un po' più aperti; <portami tu> dice spingendo in fuori il labbro inferiore. Mi mordo l'interno guancia, passandomi una mano sul viso; è così dannatamente bella. La cosa che mi stupisce di più è che nemmeno ci prova; non ha bisogno di prepararsi, passare ore a sistemarsi i capelli o il trucco, è bella e basta. Anche adesso -con i capelli spettinati dal leggero vento, il rossetto mezzo sparito e l'eyeliner colato di poco sotto agli occhi- è comunque la ragazza più bella che io abbia mai visto. 
<Dai amore ti prego- non ho voglia> sentirmi chiamare in quel modo da lei mi fa ancora uno strano effetto. Di solito mi chiama Ale o in qualche altro modo tipo idiota, ma amore detto da lei suona così bene che potrei sentirglielo dire all'infinito e non stancarmi mai. 
<Sei una ricattatrice> scherzo mentre le poso un braccio dietro alla schiena e uno dietro alle gambe, sollevandola da terra con più facilità del previsto. 
<Io? Non ho fatto nulla> sussurra vicino al mio orecchio, lasciandomi un bacio poco sotto al lobo che mi fa tremare tutti gli organi interni. Quando entro nella hall chiedo al signore della reception se può aiutarmi con la valigia che ho lasciato sul marciapiede e lui annuisce sorridendo, forse addolcito dalla scena. Mi accompagna fino all'ascensore dopo avermi consegnato le chiavi della nostra stanza, la 536. Le porte metalliche si aprono sul lungo corridoio del quinto piano che percorro seguendo l'uomo con ancora cha castana tra le braccia, che ha ripreso il suo sonno profondo. Lo ringrazio quando mi apre la porta e, dopo aver lasciato la valigia appena dopo la soglia, se ne va. La poso delicatamente sul letto, rialzato rispetto al resto del pavimento da una specie di pedana in legno, facendo attenzione a non svegliarla. Le sfilo le scarpe col tacco alto che, sono sicuro, le abbiano causato dolore per tutto il tempo; apro la valigia e mi metto a cercare una delle mie magliette. Ne prendo una rosa con una stampa su davanti e la appoggio sul letto vicino al suo corpo completamente rilassato. L'orologio sul muro segna le 5:20 del mattino e la stanchezza di questa giornata mi sta ricadendo addosso tutta di colpo, sostituendo l'adrenalina che finora mi ha tenuto sveglio. Le sfilo il vestito, cercando di fare il più piano possibile, e rimango incantato per un momento a guardarla. Porta uno dei suoi soliti completi intimi abbinati, questo è nero e Dio se le sta bene. Mi scuoto mentalmente da solo e le infilo l'indumento, adagiandola nuovamente sul cuscino bianco appena ho finito; anch'io mi cambio liberandomi della giacca da cui pendono file di perle e mi infilo dei pantaloni della tuta che trovo a tastoni senza aprire completamente la cerniera della valigia. La raggiungo sul materasso, morbido e più alto del normale; posandole una mano sull'addome la tiro verso di me facendo combaciare perfettamente la sua schiena con il mio petto, i capelli castani mi solleticano il viso riempiendomi le narici del loro solito profumo avvolgente. 

Chiudo gli occhi, lasciandole un bacio sul retro del collo e sentendola stringersi maggiormente a me; sorrido nella penombra e penso che finalmente è tornato tutto al posto giusto. 

spazio autrice
Ciao amici! NON sono morta. 
Scusate per la lunga attesa ma come vi avevo già anticipato ho iniziato la stagione in un bar sulla spiaggia e, lavorando 10 ore al giorno se non di più, il tempo per scrivere si è limitato ragionevolmente. Vi chiedo di essere pazienti con me, cercherò di pubblicare regolarmente e di non lasciarvi per troppi giorni a secco di capitoli. Detto ciò spero che questa reunion vi piaccia, fatemelo sapere con un commento come al solito. 
Io vado a provare; stasera ho uno spettacolo di pianoforte e mi esibirò con Je Te Laisserai Des Mots, perciò fatemi gli auguri ahahahaah. 
A presto con il prossimo capitolo, VI VOGLIO BENE e grazie di tutto <3

Combinazioni di parole// Alex WOnde histórias criam vida. Descubra agora