Cap 20

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Mi tornarono in mente tutte le volte che era stato affettuoso con me e subito dopo scontroso e distante; tutti quegli strati di verità, di cui non ero mai riuscita a capire il senso, ora brillavano di una chiarezza cristallina; quell'affanno, quell'altalenanza fra dolcezza e rigidità che avevo sempre trovato in lui, erano dovuti al suo bisogno di nascondere i suoi sentimenti a me, per paura di essere ridicolizzato.

Eravamo in un mondo vincolato da leggi ferree, che condannavano la mescolanza delle due razze a cui appartenevamo e io stessa, nei venti anni che avevo vissuto, mai avrei potuto pensare di vivere un momento come quello, di trovarmi di fronte a un comandante Ryut che mi confessava la sua attenzione per me.

Ed io? Che cosa avrei fatto io? Ero pronta a rischiare la mia vita per lui? O peggio, ero disposta a mettere in pericolo la sua vita per quel sentimento stravagante che, oramai non avevo dubbi, ci teneva legati?

Proprio mentre mi rendevo conto che la preoccupazione maggiore non era per la mia salute, ma per la sua, presi coscienza che l'amore è proprio questo: volere ad ogni costo la felicità dell'altro, prima di tutto. Mi fu quindi chiaro che non potevo più negare i miei sentimenti per quell'alieno dagli occhi d'oro: non era più una questione di sentirmi al sicuro, io volevo di più da lui; volevo che mi abbracciasse, volevo sentire il suo corpo muscoloso che riusciva a scaldarmi nonostante il suo sangue gelido; volevo toccarlo, baciarlo e coccolarlo, perché avevo l'impressione che nessuno l'avesse mai accarezzato con la dolcezza che invece provocava in me.

Mentre lo fissavo, presi coscienza di quanto adorassi la forza delle sue spalle; il colore quasi biondo dei suoi pigtails, che mi facevano sempre spuntare un sorriso birichino, come se fossero un suo dettaglio divertente; le sue gambe lunghe e muscolose, che mi facevano venire l'acquolina in bocca; il suo viso, il suo meraviglioso viso dai tratti così gentili che, ogni volta che lo vedevo, era un tuffo al cuore. Sì, decisamente mi piaceva quel Ryut, mi piaceva molto più di quello che avevo confessato a me stessa fino a quel momento.

La sua bocca sembrò catalizzare tutta la mia attenzione, senza che io potessi oppormi: sì, non c'erano più dubbi, ero innamorata di Iliakòs e già da parecchio, solo che non l'avevo capito.

La mia titubanza però, lo stava deludendo e vidi il suo sguardo scivolare tristemente a terra.

"Puoi dormire nella mia stanza..." ordinò asciutto, cercando di riacquistare un contegno, dopo avermi mostrato il suo cuore. Si mosse veloce, cercando di guadagnare l'uscita, per fuggire da quella situazione in cui pensava di essersi reso ridicolo.

Proprio mentre mi passava accanto, la mia mano scattò fulminea e si aggrappò al suo braccio. Lo sentii chiaramente inspirare forte dalla sorpresa e si bloccò. Ebbi la netta sensazione che stesse tremando, mentre il suo costato si alzava e si abbassava come un uomo che sta per affogare. I muscoli tonici del suo braccio erano talmente in tensione che li sentii vibrare, mentre con cauta lentezza la mia mano scivolava nella sua, senza guardarlo in volto, in totale silenzio, come se gli stessi rubando il suo segreto.

Nell'istante in cui le mie dita si intrecciarono alle sue, qualcosa dentro di me sospirò di appagamento, come se inconsciamente lo stessi desiderando da giorni. La mia mano era più fredda della sua, ma continuavo a percepire il suo tremore, nell'intento di gestire un'emozione così forte.

"Jewel?" riuscì solo a sussurrare, chiedendomi ancora una tacita conferma a ciò che agognava con tanta forza. I miei occhi si sollevarono a cercare i suoi, oramai pronta a far cadere quella barriera infrangibile che ci aveva tenuto lontano fino a quel momento. Le sue pupille erano larghe, tonde, colmavano quasi tutto il suo oro, ma nonostante ciò i suoi occhi erano luminosi e sinceri, pieni di lacrime pronte a trasbordare.

Sollevai la mia mano e la poggiai sulla sua guancia, gelata dalla tensione. Aveva bisogno di una mia risposta chiara, così mi sollevai sulle punte dei piedi e lasciai che le mie dita penetrassero tra i suoi pigtails. Con una leggera pressione lo costrinsi a piegarsi di più verso di me: eravamo vicini, pericolosamente vicini.

Come artigli sul vetroDonde viven las historias. Descúbrelo ahora