Cap 6

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Mentre la navetta mi accompagnava al lavoro, non riuscii a svegliarmi, non percepii neanche la presenza delle altre persone. Ero troppo presa dal ricordo delle labbra di Damian sulle mie. Il modo in cui mi aveva stretta, quasi a volermi inglobare a sé; il suo respiro affannato quando si era staccato dalla mia bocca; i suoi occhi che brillavano di luce propria come una stella immersa nel buio. Tutto mi aveva emozionato, mi aveva dato piccoli brividi sulla pelle delle braccia, come se avessi ricevuto una scarica elettrica.

Lavorai fino alla pausa pranzo senza capire davvero dove ero e, per fortuna, senza sentire la stanchezza.

Solo quando mi sedetti al tavolo, con il vassoio di fronte, qualcosa di insolito mi riportò alla realtà: non sapevo di preciso cosa fosse, ma era inquietante. Come avere un prurito sotto pelle e non capire di preciso dove andare a grattarsi. Era il mio sesto senso, quello che fin da bambina mi aveva permesso di rimanere lontano dai guai.

Quando ritornai nei campi, drizzai tutti i sensori. Non guardavo in nessuna direzione, ma ogni volta che mi sollevavo, per bere o semplicemente per drizzare la schiena, avevo la netta impressione che degli occhi mi stessero osservando.

Dovevo ricordare a me stessa che non ero ancora sicura se i Ryut avevano deciso di arrestarmi o meno, anche se, dopo le cure a cui si erano tanto calorosamente premuniti di sottopormi, iniziavo a dubitarne.

Avrei tanto voluto che Damian fosse lì con me, solo per ritrovare quella speciale consapevolezza di essere al sicuro. In quel campo invece, ero sola, come sempre e, per una frazione di secondo, ebbi pietà di me.

Fino a quel giorno non mi ero mai davvero soffermata sulla mia esistenza, mentre l'incontro con quello stravagante ragazzo mi stava costringendo a riflettere su me stessa. Avevo oramai vent'anni e, oltre a trovarmi un lavoro faticoso che mi permetteva una vaga parvenza di dignità, non avevo altro: nessun amico, nessuna relazione, nessuna idea per il futuro. Vivevo ogni giorno come fosse insignificante arrivare al successivo. Damian invece, era motivato da nobili ideali di pace, sognava una civiltà rappacificata, un mondo in cui non ci sarebbero più stati terrestri e alieni, ma solo popoli uniti.

Il sole bollente di metà pomeriggio mi stava scottando le spalle, nonostante il cappello con la visiera. Mi sollevai di nuovo dalla mia posizione piegata e presi la borraccia termica per dissetarmi. Le colline intorno a me erano tutte coltivate a pisselli e presto sarebbero arrivate le macchine agricole per la raccolta. Un su e giù di verde e bianco, fianchi dolci e vellutati per centinaia di chilometri, resi brillanti dai raggi del sole. Mi piaceva lavorare nella natura, mi dava pace... tranne quel giorno.

Scorgevo, al confine del campo, i guardiani, con le loro divise nere e i caschi neri e lucenti. Erano lì per la nostra sicurezza, ufficialmente, perché spesso capitava che gruppi di cittadini assaltassero le coltivazioni alla ricerca di cibo. Eppure, avevo l'impressione che fossero rivolti sempre verso di noi, piuttosto che verso le stradine di confine. Soprattutto quel giorno, i guardiani vicino alla navetta di trasporto sembravano tutti intenti ad osservare me.

Forse perché stavo bevendo: pur essendo animali a sangue freddo, non doveva essere facile rimanere tutte quelle ore al sole, con quei pesanti caschi in testa.

Poco dopo, uno di loro distribuì delle borracce. Quel gesto mi tranquillizzò: non erano interessati a me, ma alla mia acqua.

Ripresi il mio lavoro, che quel giorno consisteva nel raccogliere i baccelli troppo vicino agli alberi, perché le macchine potessero arrivarci. Qualcuno dei contadini, poco distante, intonò una canzone allegra. Io cominciavo a sentirmi stanca, ma quel diversivo mi trascinò con più facilità fino alla fine del mio turno.

La navetta ci riportò alla base, poco fuori città. Entrai negli spogliatoi e tolsi la tuta da lavoro. Entrai nelle docce, mi sciacquai velocemente dalla polvere dei campi e tornai alle panchine a vestirmi.

Come artigli sul vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora