Capitolo 25

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Centocelle, 12 dicembre 2019

Per due notti ebbi bisogno di dormire con un piccolo aiuto da parte della camomilla e della melatonina: quando chiudevo gli occhi, non potevo fare a meno di vedere immagini di Laura e Giuseppe che si accoppiavano.
Quel giorno dovevo andare in palestra, perciò la prima cosa che feci fu andare in cucina a prendere una tachipirina, sperando che Roberto, dopo la lezione, non pretendesse chissà cosa da me: probabilmente mi sarei addormentata durante la prestazione, dormivo talmente a fatica che a malapena stavo in piedi.
Dopo aver preso la tachipirina accesi lo smartphone, e notai che mi avevano scritto tre persone; la prima era Marco:

So che per te sono giornate difficili, ma ho pazienza e ti aspetto <3

Il secondo invece me l'aveva scritto Laura:

Mi dispiace per non averti detto di me e di Giuseppe. Ti prego, perdonami!

Il terzo invece, come se i due amanti si fossero messi d'accordo, aveva per mittente il mio ex marito:

Hai tutto il diritto di prendertela con me, ma con Laura stai esagerando, lei non c'entra niente!

Non sapevo se tutti e tre mi facessero pena o rabbia: uno si ostinava a volermi con tutti i miei casini, un altro continuava a prendermi in giro anche se non eravamo più sposati, la terza, una mia amica a cui avevo confidato tutte le mie paturnie, era la sua nuova donna; decisi che avrei risposto a tutti e tre, ma solo dopo colazione.

                                     ***

Riuscii nella missione di non far essere Roberto troppo insistente, anche perché mi aveva provvidenzialmente telefonato Elena, così le promisi che dopo un'ora sarei stata pronta per venirla a trovare in negozio, sperando che non volesse parlarmi di Laura.
<< Non parlarmi della pugnalatrice alle spalle, ti prego >> esordii infatti.
<< A parte che prima o poi dovrete chiarirvi, ma non è di Laura che volevo parlarti >> cominciò, sorridendo sorniona.
<< Ah, ho capito... Hai lasciato Federico! Non era per te, l'ho sempre detto... >> tentai.
<< Macché, noi ci amiamo! No, è un'altra cosa: hai presente il concorso "Riviste emergenti"? >> proseguì.
<< Cos'è, tipo una gara? >> le chiesi.
<< Una gara? È il Premio Pulitzer del giornalismo emergente, un'occasione unica! >> esclamò estasiata.
<< E tu ci parteciperai? >> la incalzai.
<< Veramente non lo so. Ne ho parlato con Federico e dice che non è d'accordo... >> confessò.
<< Perché, ti risulta che Federico possa esprimere giudici giornalistici? >> berciai, seccata che anche la mia amica conoscesse la stessa sottomissione che avevo conosciuto io con Giuseppe.
<< No, ma dice che se mi dedico al giornalismo a tempo pieno, poi perdo di vista il negozio. Forse è veramente meglio che "La Voce di Centocelle" rimanga nel mio computer... >> sospirò malinconica.
<< E allora perché mi hai convocata, se hai già deciso? >> la sfidai allora.
<< Perché volevo sentire anche un altro punto di vista, prima di decidere >> ammise lei.
<< Vabbè, mentre tu ti fai tappetino con Federico, io vado a lavorare >> mi congedai, sperando di averla un minimo spronata.

                                     ***

Alla panetteria l'atmosfera era molto grave e solenne: erano passati cinquant'anni dalla Strage di Piazza Fontana, che aveva segnato l'inizio degli Anni di Piombo, e i Mainetti avevano deciso di commemorare l'evento, dato che anche Centocelle aveva risentito della cappa di terrore inferta dalle azioni delle Brigate Rosse; il nostro compito era quello di preparare un menu sobrio, che accompagnasse le testimonianze di chi quel periodo l'aveva vissuto da vicino, per sentimento politico o perché semplicemente era giovane allora.
<< L'idea è quella del finger food. Numeroso ma in piccole dosi, perché non credo che il mangiare sarà prioritario >> spiegai ad Antonio, Stella e Fabio, mentre impastavamo e infornavamo.
<< Sicuramente avranno gli stomaci chiusi, a sentire queste storie >> sospirò Stella, mentre un brivido di paura le pervadeva la schiena.
<< E il signor Aurelio non è riuscito ad accaparrarsi i discendenti delle vittime della strage. Abiteranno tutti in Lombardia, troppo impegnativo >> sentenziò Fabio.
Stavo per replicare quanto fosse cinico, quando Antonio esclamò un nome che non mi fece piacere sentire.
<< Laura, ma che piacere! >> esclamò, mentre io diventavo verde dal nervoso.
<< Sbaglio o il signor Mainetti vuole commemorare la Strage di Piazza Fontana? >> domandò, riferendosi a come era stata organizzata la sala.
<< Potente, vero? È assurdo come si possa accoppare la gente così. E non solo in maniera fisica. Non credi? >> la sfidai, cercando di non azzannarla alla giugulare.
<< Non sono venuta qui per giustificarmi, ma di una cosa importante che riguarda una persona a noi cara >> mi comunicò.
All'improvviso capii e decisi di seguirla fuori.

Quante stelle ha il mio cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora