Capitolo 28

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Centocelle, 17 dicembre 2019

La giornata degli addobbi del giorno prima era stata estenuante: Sofia aveva diretto i lavori, facendoci sgobbare tutti, panettieri, camerieri e cassieri, per mettere decori e luminarie in ogni angolo del locale; ero distrutta e ringraziai che fosse martedì perché mi sarei svegliata più tardi per andare in palestra.
Oltretutto, negli incontri clandestini con Roberto avrei avuto la mia valvola di sfogo dalla partenza incombente per Firenze: sarebbe stata mia cura portarmi appresso Marco per farlo conoscere bene alla mia famiglia; l'ultima volta che lo avevano visto era Ognissanti, e ci aveva fatto fare un giro turistico del Piazzale del Verano con l'autobus.
Inoltre già allora mia madre e mia sorella facevano battute sulla reale natura del mio rapporto con lui: odiavo anche ammettere che avevano avuto ragione, che un autista dell'Atac fosse il massimo del pretendente che un'ex casalinga, panettiera da un mese e spicci, potesse trovare.
Cercai di scacciare quel pensiero, concentrandomi solo sulla palestra.

                                    ***

Dopo la lezione, Roberto e io rimanemmo da soli nelle docce come al solito: la cosa buona era che non facevamo solo sesso clandestino, ma riuscivamo anche a confidarci i nostri problemi.
<< Roberto, ma tu che farai per Natale? >> gli chiesi perciò, mentre ci rivestivamo.
<< Le solite cose: verranno i parenti di mia moglie il 24, i miei il 25, poi festeggeremo tutti insieme il resto delle feste >> mi rispose.
<< La tua tavola somiglia alla mia. O meglio, alla famiglia del mio ex marito. Erano un vero e proprio clan di siciliani che mangiava a quattro ganasce, stavo sempre attaccata ai fornelli >> risposi, con un'ombra di malinconia.
<< Ti manca proprio la tua vecchia vita, eh? >> mi punzecchiò.
<< Per carità, tutte quelle ore in piedi a cucinare per quegli ingrati, si salvavano solo Fabiola, Ivan e i loro figli! >> sospirai orripilata.
<< Quindi tornerai a Firenze e ci andrai con Venturi >> indovinò.
<< Erano quasi meglio i Lojacono. Mia madre farà a pezzi tutta la mia vita negli ultimi tempi, sottolineando che se fossi rimasta a Firenze e avessi sposato il mio fidanzato del liceo Ernesto Conti, avrei avuto una vita più tranquilla >> confessai.
<< Guarda il lato positivo... Non vedrai l'ora di tornare dopo le feste! >> esclamò ridendo, e io gli sorrisi di sbieco: la sua risata era amara, l'idea delle feste con una donna con cui aveva reciproca infedeltà non lo faceva poi tanto impazzire.

                                   ***

Quando tornai a casa mi feci la doccia e preparai il pranzo, ma prima di sedermi a tavola il mio telefono squillò.
<< Pronto? >> risposi.
<< Tesoro, sono tua madre! Allora, quando scendi? >> domandò quest'ultima in tono incalzante.
<< Non prima di sabato. Anzi, credo proprio sabato mattina >> replicai.
<< Prima proprio non puoi? >> si lamentò al di là del display.
<< A volte dimentichi che ho un lavoro >> sbuffai scocciata.
<< Sì, certo... Una donna delle pulizie notturne precaria fatica meno di te... Ma lo porterai, il tuo bell'autista? >> volle sapere, curiosa.
<< Sì, verrà. Non gli ho ancora detto di prepararsi al plotone d'esecuzione >> dissi sarcastica.
<< E dai, mica siamo così terribili... Se quel ragazzo ti vuole più bene di quell'altro, è il benvenuto >> ribatté, non riuscendo a chiamare Giuseppe per nome. Quando eravamo sposati lo chiamava "quello", adesso c'era Marco era diventato "quell'altro".
<< Lo spero. Comunque è sicuro che arrivo sabato. Ora scusa, ma devo andare a lavorare, ci sentiamo >> chiusi la conversazione, che mi aveva già sfinita.

                                     ***

Arrivai che Antonio e Stella si scambiavano sguardi languidi tra un impasto e un'infornata.
<< Quei due se ne andranno in Puglia insieme sotto le feste, te lo dico io! >> esclamò Fabio, con l'aria di chi fosse l'unico a lavorare lì dentro.
<< E io vado a Firenze con Marco. Tu non ce l'hai un posto dove passare le feste? >> ribattei, scocciata da quel sarcasmo che era troppo anche per me.
<< Sì, Montepulciano. Con i miei parenti che mi fanno il terzo grado. Che bello... >> sbuffò, mentre tornava ad occuparsi delle pizzette.
Ad un certo punto Chiara irruppe nelle cucine.
<< La signora Mainetti ci vuole tutti in sala! >> esclamò, cosicché la seguimmo.
Al centro della sala c'era Sofia, con un tailleur blu elettrico e scarpe col tacco bianche.
<< Bene, ci siete tutti. Dove avete già visto questi colori, blu e bianco? >> ci domandò.
Tutti fecero silenzio, solo io alzai la mano.
<< Nella serata d'esordio di "Viva Raiplay" >> ricordai.
<< Bravissima, Anita! Come saprete, "Viva Raiplay" sta per finire... >> proseguì Sofia, e alla notizia seguì un brusio di delusione.
<< Lo so, lo so. Tutti amavamo "Viva Raiplay", un mese e mezzo di Fiorello non basta mai. Tuttavia dobbiamo salutarlo come si deve >> continuò.
<< E come, signora Mainetti? >> chiese Tatiana.
<< Facendo una bella festa di commiato dello show. Dobbiamo omaggiare Fiorello esattamente come abbiamo fatto all'inizio! >> decise la Mainetti, soddisfatta.
<< Ci sarà una festa prenatalizia dunque? >> volle sapere Stella, battendo le mani.
<< Ovviamente, venerdì 20 dicembre. Bisognerà mettersi tutti al lavoro! >> decretò la comproprietaria della Panetteria Mainetti, sottintendendo che il grosso del lavoro lo avremmo fatto noi dipendenti.

                                      ***

All'ora di pranzo invitai Marco per prepararlo psicologicamente a ciò che avrebbe dovuto affrontare una volta che fossimo andati a Firenze per le feste: aveva il diritto di sapere che la mia famiglia, o almeno parte di essa, avrebbe giudicato anche i suoi respiri.
<< Sono molto emozionato per questo tuo invito, sai? >> esordì, guardandomi negli occhi.
<< Una volta che conoscerai la mia famiglia, sicuramente non lo sarai più >> lo delucidai.
<< A me hanno fatto una buonissima impressione >> obiettò l'ingenuo.
<< Ah sì? La contessa mia madre, Arianna Torresi di Vallelonga, ti guarderà dall'alto in basso per il solo fatto di non avere il sangue blu. Mia sorella Emma, la Figlia Perfetta, guarderà invece al tuo portafoglio. Mio padre, i suoi genitori e la madre di mia mamma, la famosa Nonna Bice delle marmellate, forse, ti guarderanno come un essere umano >> gli feci presente.
<< Secondo me non sono così terribili. E neanche il resto dei parenti >> continuò imperterrito.
<< Contento tu. Ma ti dico che verso Capodanno pregherai di non averteli presentati >> dissi in tono minaccioso, sebbene lui continuasse a stare tranquillo: la sua quasi-moglie che lo lasciava sull'altare per diventare una suora, a confronto, gli sarebbe sembrato un ricordo piacevole.

                                      ***

Sapere che Sofia aveva organizzato una serata di commiato da "Viva Raiplay" per il venerdì prenatalizio mi intristiva parecchio: c'era voluta una vita per riportare Fiorello alla Rai e, sebbene in streaming e spesso in differita, le mie amiche e io lo avevamo sempre seguito, come quando nel 2011, universitarie fuorisede, non perdevamo una puntata de "Il più grande spettacolo dopo il weekend"; quindi quella sera decidemmo di fare onore ai vecchi tempi per guardare una puntata insieme e parlare della mia partenza per Firenze con Marco, che loro consideravano una bella iniziativa e io un suicidio.
Cucinai per loro dolce e salato, mi vennero in mente diverse idee per la cena, sia già note che nuove: l'atmosfera che si era creata mi dava una grandissima ispirazione.
Quando si congedarono sparecchiai, mi preparai per la notte e presi il computer, decisa ad aggiornare il blog "Quante stelle ha il mio cielo": aggiunsi al mio ricettario online l'Intruglio delle Fuorisede - una torta salata con salame, uova, formaggio, olive, pomodori secchi e tutto ciò che avevo rimediato in frigo - e i Muffins alla Ricciolina - rivisitazione del famoso dolce toscano.
Pensai che l'indomani li avrei proposti nel menu della serata dedicata al commiato da "Viva Raiplay".

Quante stelle ha il mio cieloWhere stories live. Discover now