24 - Stelle

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Gli agrumi, i mandarini, il bergamotto, la freschezza mediterranea e a tratti incensata, sensuale, che imparai a conoscere respiro dopo respiro del suo profumo, e forse del mio preferito.

Quella sera ne aveva spruzzato più del solito perché, quando entrai in casa sua, fu come trovarsi in un diverso luogo. Non gli dissi nulla, non ero abituato a esternare complimenti e con lui, vuoi per un gioco d'orgoglio, era anche peggio.

Mi indicò le scale, come se non avessi già fatto quella strada quasi due settimane prima. In cima la porta era chiusa e quando le arrivai davanti mi chiesi se al suo interno ci potessi trovare Claudia. Feci finta di nulla e aprii.

La camera non era particolarmente spaziosa, Manuel veniva solo in estate per lavorare qualche volta con lo Zio.

«In inverno la usano come camera degli ospiti, per questo non posso modificarla troppo, è un po' spoglia» spiegò lui, ancora dietro di me.

Era vero, era alquanto spoglia. C'era il minimo necessario: un letto, l'armadio, una sedia e qualche quadro appeso lì chissà da quanti anni.

«No, dai. Sembra carina.» mi limitai a dire per non sembrare scortese.

«Non fare questi commenti educati con me Ludo, ho imparato a riconoscere ciò che pensi» disse ridendo.

Beccato.

«Non capisco come tu ci riesca.» dissi sedendomi sul letto, così da poterlo guardare.

«Non è difficile, i tuoi occhi non mentono»

Ci fu un istante di silenzio che utilizzai per distogliere lo sguardo e cercare rapidamente un qualcosa da poter osservare.

Da quella prospettiva si aveva una visuale migliore della stanza e notai una parte di parete che prima copriva l'armadio. Una foto appesa.

«Quella cos'è?» dissi incuriosito alzandomi.

«No no no no» disse Manuel fermandomi rapidamente.

«Cosa?»

«È imbarazzante, non voglio che la vedi»

«Dai lasciami» dissi ridendo.

Fece di no muovendo la testa.

«Dai» dissi pregandolo inutilmente. Così iniziai a tirare per liberarmi.

«Non ti mollo» disse lui ridendo, così feci più forte iniziando anch'io a ridere, finché entrambi inciampammo ritrovandoci in un attimo a terra.

Mi alzai rapidamente e corsi verso la parete, mentre lui ancora a terra si lamentò ridendo.

Nella foto c'era Manuel a poco più di tre anni sopra un tavolo con degli occhiali da sole molto più grandi del suo viso e una maglietta al di sotto della quale era nudo.

Era buffissimo.

Scoppiai a ridere.

«Lo sapevo, non so perché tra tutte hanno voluto incorniciare questa. Per prendermi in giro probabilmente»

«Probabile» dissi ridendo.

«Così non sei d'aiuto» disse alzandosi con le braccia incrociate, fingendo di essere offeso.

«Dai non fare l'offeso» gli dissi ridendo.

«Nulla che non abbia già visto comunque» aggiunsi con un sorriso malizioso.

«Non penso sia rimasto uguale ad allora»

Ridemmo entrambi.

Sul soffitto della camera era presente un lucernario che lasciava intravedere il cielo. A notte fonda, in quella località dispersa nel centro Italia non arrivava l'inquinamento luminoso e il cielo era pieno di milioni e milioni di stelle che finimmo per osservare entrambi sdraiati sul letto.

«Ti capita mai di sentirti solo?» chiesi.

«Certo, come tutti no?»

«Sì, ma dico solo come se non riuscissi a trovare una persona che ricambi quello che provi o che provi qualcosa per te»

Spostò lo sguardo dal cielo a me.

«Non penso nessuno provi qualcosa per te Ludo, se è questo che intendi.»

«E tu cosa ne sai?»

«Lo so perché vedo come le persone ti guardano, sei la persona più pura che abbia conosciuto e la luce che emani la si vede anche senza che tu parli, un po' come le luci lassù» disse indicando le stelle.

Lo fissai per un istante. Nessuno mi aveva mai detto qualcosa di così bello, di non scontato. Era sincero, lo sentivo.

«Ludo, l'altra sera, qui, con Claudia. Lei era venuta e aveva provato a baciarmi, ma io la stavo rifiutando. Sono stato con lei...in passato, ma ora non la voglio più. Ora è diverso.»

Deglutii.

«Cos'è cambiato?»

«Non lo vedi? Tu neanche ti rendi conto» disse sorridendo.

«Tu. Sei tu che hai cambiato tutto.»

In quel momento nulla era più presente. Non c'era timidezza, imbarazzo, paura, ansia. C'era quel momento. Noi.

«Manuel...»

«E quella volta tra noi due in bagno, avrei voluto dirtelo prima ma non riuscivo...non era divertimento, io volevo te veramente»

L'energia positiva che i nostri corpi trasmettevano mi davano un effetto di brividi e commozione al tempo stesso. Mi attraeva a sé come una calamita e, per la prima volta, sapevo che lo stesso valeva per lui.

Ci avvicinammo l'un l'altro fin tanto che le nostre labbra non si toccarono.

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