2 - Lui

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Una folata di vento aveva spalancato leggermente la finestra del salotto, per poi spaginare il libro che ero intento a leggere sdraiato sul divano, esanime come al mio solito. Una zanzara continuava ripetutamente a gironzolare attorno alle mie orecchie, che si stavano rifiutando di continuare ad ascoltare quel ronzio fastidioso.

Decisi, nonostante la mia pigrizia, di alzarmi dal divano per raggiungere il davanzale delle finestra. Il salotto si trovava al primo piano e dalla finestra si vedevano le dolci colline che avvolgevano la casa come a ripararla. In alcune giornate si vedeva persino una leggera linea blu sulla destra, tra due colline sfocate, laggiù in fondo. Il mare.

Quell'estate sarebbe stata la mia ultima da minorenne, ma non avrei fatto nulla di che. Avrei passato tutto il tempo a leggere libri, girare per le colline qua intorno e ogni tanto andare in paese. Fu proprio per quel motivo che poco prima dell'estate litigai con mia madre per restare in città e divertirmi con i miei amici, ma alla fine l'ebbe vinta lei. Quel posto era tanto bello quanto isolato, e il suo essere tranquillo e riservato ti contagiava. Non avrei saputo come tornare in città a settembre, tra il frastuono del traffico e l'aria sporca.

Mi risvegliò dai miei pensieri il rumore di un'auto. Sembrava essere, dal rumore, il furgone del vicino, Nazzareno. Il furgone era malandato e dal suono non omogeneo sembrava strattonare, come se fosse pronto a buttarti fuori strada da un momento all'altro. Mi sporsi di più e vidi il furgone arrivare, era proprio lui.

Rimasi un po' a guardare, giusto il tempo di rendermi conto che nel posto del passeggero sedeva un ragazzo. Aspettai fino a quando non uscì dal veicolo.

Era alto poco più di me, ma per il resto non ci somigliavamo minimamente. Lui era abbronzato e sembrava molto atletico, mentre io ero più bianco e magro, anche se non nascondo che ogni tanto facessi qualche esercizio. Sembrava uno di quei ragazzi che sono bravi in ogni sport e che parlano di calcio dalla mattina alla sera. Insomma, molto, troppo diverso da me.

Smisi di fissarlo dopo essermi accorto che si era girato e che probabilmente mi aveva anche visto.

Ottimo, Ludovico. Ti sei fatto riconoscere di già.

Mi allontanai dal davanzale e chiusi la finestra, senza guardare fuori per paura di essere beccato di nuovo a guardare.

Sentivo il suo sguardo su di me fino a quando non sono riuscito a chiudere la finestra e ad andarmene.

Nazzareno, il vicino di casa, possedeva un' impresa edile ed era un caro amico di mio padre. Era stato lui a restaurare la casa e per me era come un secondo padre. Quella sera mio padre decise di chiamarlo per aggiustare il capanno.Dietro casa si trovava il giardino con una piscina e poco più in la questo capanno malmesso, che mio padre ormai da tempo sognava di abbattere per costruirci un piccolo appartamento, magari per stare a contatto col giardino. Nazzareno aveva già accettato da tempo l'incarico di ricostruirlo e probabilmente quell'estate si sarebbe fatto.

L'idea non mi entusiasmava particolarmente per via del baccano che avrebbero fatto gli operai, guastando quella pace stupenda che si viveva in campagna.

La notte arrivò e mentre i miei amici in città si preparavano ad andare a ballare o chissà dove, qui c'era più silenzio che di giorno.

Decisi che in un modo o nell'altro quell'estate sarebbe dovuta essere unica ed indimenticabile e così fu.

Gli AmantiWhere stories live. Discover now