Capitolo 18

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“Mr. Park?!” esclamò Jungkook sgranando gli occhi. Per la sorpresa il boccone di biscotto che aveva in bocca gli andò di traverso. Fece qualche colpo di tosse e fortunatamente venne aiutato da Seokjin, che, con grande prontezza, gli diede alcune pacche sulla schiena.

“Vi ringrazio” sussurrò Jungkook quando riuscì a respirare normalmente.

“Non voglio avere morti sulla coscienza” disse l'altro con fare scherzoso. “O meglio, in questo caso credo che la colpa ricadrebbe su Mr. Park... Comunque, siete sicuro di stare bene, Jeon? Volete che chiami qualcuno?”.

“Non è necessario, vi ringrazio”.

“Meglio così. Come dicevo... proviene da Mr. Park, che mi comunica il suo desiderio di invitarmi a casa sua per un tè. Non credete anche voi che sia una notizia fantastica?”.

“Oh, sì, è meraviglioso” rispose l'altro sorseggiando avidamente il suo tè, al fine di celare le emozioni che stava provando in quel momento.

Poi appoggiò la tazza di porcellana sul piattino e osservò il liquido che vi era rimasto. Gli sarebbe piaciuto essere calmo come la superficie scura di quella bevanda, eppure non ci riusciva: un vortice si era formato negli abissi della sua anima non appena il nome del ragazzo di cui si era innamorato era improvvisamente uscito dalla bocca del suo amico.

“Non sembrate particolarmente convinto, Jeon. Beh, come dimenticare quanto voi e Mr. Park vi odiavate, soltanto qualche settimana fa... Credo di non aver mai visto due persone rivolgersi parole più scortesi”.

“Vogliate perdonarmi, ma sono pienamente soddisfatto di detenere questo primato”.

Seokjin scoppiò a ridere e batté una mano sul tavolo, facendo tintinnare allegramente il servizio in porcellana.

“Spero che vi divertiate da lui” continuò Jungkook, sforzandosi il più possibile di mantenere un tono distaccato.

“Che cosa volete dire? Ovviamente ci sarete anche voi! Come potrei permettermi di lasciarvi a casa, mentre io mi reco a visitare qualche londinese? Non me lo perdonerei mai”.

Jungkook sospirò, arreso. Non sapeva se essere felice alla prospettiva di rivedere Mr. Park, oppure del tutto terrorizzato.

Quel ragazzo gli porgeva su un piatto d'argento un ventaglio di emozioni contrastanti, a tratti piacevoli, a tratti dolorose, ma con un elemento in comune: lo facevano sentire vivo.

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L'invito era per quel pomeriggio, dettaglio che fece innervosire molto Seokjin.

“A mio parere non dare nemmeno un giorno di preavviso è un gesto estremamente scortese. Se avessimo avuto un altro impegno, avremmo dovuto declinare la proposta e sarebbe stato un vero peccato. Incredibile come i giovani di oggi abbiano dimenticato le buone maniere!”.

Jungkook ridacchiò tra sé e sé ed evitò di ricordargli che anche lui apparteneva alla fascia d'età comunemente chiamata gioventù.

Stavano camminando per Londra, diretti verso la dimora di Mr. Park. Essa non distava molto da quella di Seokjin, come avevano scoperto dall'indirizzo lasciato nella lettera; per questo avevano scelto di andarci a piedi e non in carrozza.

Aveva appena piovuto e il lastricato era scivoloso. Le foglie dei pochi ed esili alberi che si susseguivano lungo la strada erano verdi come non mai e attiravano l'attenzione di Jungkook, probabilmente perché gli ricordavano la campagna. Quelle macchie di verde nel grigiore della città erano una delle poche ragioni che gli impedivano di soffocare.

Qualche minuto dopo raggiunsero l'abitazione di Mr. Park. Senza indugio Seokjin mise una mano sul batacchio e colpì sonoramente l'imponente portone. Una serva gli venne ad aprire e, dopo aver avvisato il padrone dell'arrivo dei suoi ospiti, li fece entrare e accomodare in un grazioso salotto.

Compromise || JikookWhere stories live. Discover now