Capitolo 29

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Dopo aver consumato la prima colazione presso la locanda dove avevano trascorso la notte, Mr. Park e Jungkook salirono in carrozza per proseguire il viaggio.

Molte ore dopo poterono finalmente vedere in lontananza i campi attorno alla tenuta dei Jeon.
Jungkook provò un immediato senso di sollievo e di sicurezza alla vista delle terre dove era cresciuto e dove si sentiva a casa. Non gli era mai successo di restare così a lungo lontano da quei luoghi; in quel momento la nostalgia che aveva provato lasciò il posto a una profonda gioia.

Jimin si accorse del modo in cui Jungkook ammirava il paesaggio al di là del finestrino e sorrise, intuendo quali pensieri gli stavano attraversando la mente. Poi disse: “Mi avete fatto amare la campagna, Jungkook”.

A quelle parole il moro distolse lo sguardo dai filari di alberi che scorrevano accanto a loro e lo puntò su quello del giovane seduto di fronte a lui.

“Dite davvero?”. I suoi occhi scintillavano da quanto era felice di aver trasmesso a Mr. Park un po' di affetto per quelle terre.

Il biondo annuì, senza mai smettere di sorridere.

“E pensare che non molto tempo fa la disprezzavate a dismisura...” lo provocò Jungkook.

“In verità credo di non aver mai odiato la campagna. Ero soltanto invidioso della felicità che la gente che risiede in questi posti ha perennemente dipinta sui volti. È come se che chi vive qui possiede qualcosa che i figli della città non possono nemmeno sognare di avere”.

Jungkook corrugò la fronte e rifletté a lungo su ciò che Mr. Park gli aveva appena detto. “È esattamente il contrario di ciò che avete affermato quando vi ho conosciuto. Qualche settimana fa odiavate non solo la campagna ma anche, e soprattutto, i suoi abitanti”.

“La persona a cui vi riferite ormai fa parte del passato. Ero sempre Mr. Park, ma siete stato voi a portare a galla la mia vera identità. Siete stato voi a rendermi Jimin”.

Lo sguardo di Mr. Park comunicava tutta la gratitudine che provava nei confronti del giovane seduto di fronte a lui e che non si era fermato alle apparenze, ma aveva imparato a conoscere il linguaggio del suo cuore.

“Appena saremo scesi dalla carrozza voglio che veniate con me a passeggiare per queste terre. Voglio che le conosciate meglio” disse Jungkook prendendo le mani di Jimin nelle sue e accarezzandole delicatamente.

Il biondo non disse niente, ma i suoi occhi esprimevano a sufficienza quanto quella prospettiva lo rendesse felice.

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Jungkook e Jimin si incamminarono fianco a fianco lungo un sentiero che dalla tenuta dei Jeon portava verso alcuni campi più a nord.

Passeggiavano, chiacchieravano, ammiravano il volo degli uccelli e respiravano a pieni polmoni l'aria pura, così diversa da quella di Londra.

“Jungkook, guardate quel campo lì!” urlò Jimin all'improvviso indicando qualcosa all'orizzonte. Il moro si voltò confuso nella direzione indicata dall'altro e puntò lo sguardo su un meraviglioso campo fiorito, leggermente in pendenza, a poche decine di metri di distanza da dove si trovavano in quel momento.

“Volete andarci?” domandò, tornando a guardare Jimin e sorprendendosi di scorgere un'immensa gioia dipinta sul suo volto.

“Oh, sì, vi prego!” lo supplicò il biondo, stringendo le mani come se stesse pregando.

Il moro scoppiò a ridere. Quindi, invece di rispondere, abbandonò il sentiero e si addentrò nell'erba alta che conduceva a quel prato punteggiato di colori.

“Jungkook, siete la persona migliore del mondo!” esclamò Jimin al culmine della felicità, per poi mettersi a correre. In pochi passi lo superò e si voltò a osservarlo con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora