Ce la faremo

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Il peggio sembrava essere passato e i nostri genitori non si erano ancora incontrati; era il momento giusto per farlo. Chiamai Edward e lo avvertì di ciò che avevo intenzione di fare.
"...Dai Kim aspettiamo ancora un po' ".
"No Ed, dobbiamo organizzarci meglio sul da farsi, o meglio, devono organizzarsi perché noi già abbiamo programmato tutto" dissi ridendo.
"Ti prendi gioco di me, vero? Dai Kim sei sicura?"
"Si si, avvisa i tuoi genitori, domani si pranza tutti a casa mia, okay? " domandai, in segno di conferma lui sospirò come se si fosse arreso.
"Sei insopportabile. Ah dimenticavo, devo vestirmi elegante per l'occasione?"
"Fanculo Ed, smettila" mentre ridevo, entrò mia madre in camera avvisandomi che il pranzo era pronto.
Ero ancora in pigiama, non ero andata a scuola per colpa della nausea. Maledetta.
Andai in cucina, mangiammo e poi aiutai mamma a sparecchiare.
"Mamma cosa ne pensi se domani organizziamo un pranzo con i genitori di Eddy?"
"Si, va bene; un'occasione per conoscerci" disse entusiasta o almeno così sembrava poichè ultimamente, sapeva mascherare molto bene le sue emozioni.
"Okay, però organizzo tutto io" mi guardò con sospetto.
"Cos'hai in mente Kim?" risi a crepapelle.
"Non preoccuparti, me ne occupo io".
La domenica arrivò, tutto era pronto, la tavola era apparecchiata perfettamente.
Forse un po' troppo. Tutto era in ordine. Avevo cucinato, con l'aiuto di mia madre, un risotto alla crema di carciofi e pancetta croccante e per secondo pollo gratinato con l'insalata.
"Mamma i fiori, meglio rossi o gialli?"
"Kim, dai non perderti in piccolezze, va a prepararti, ci penso io al resto" le diedi un bacio sulla guancia e corsi a prepararmi.
Non sapevo cosa indossare: troppo elegante, troppo casual, questa mi ingrossa, questa si, questa no, stavo andando in panico.
"Kim... vieni papà ha portato il dolce". Avevo chiesto a mio padre di comprare il dolce, perché quello proprio non lo sapevo fare.
"Che bella " Era una Angel Cake, ricoperta di cioccolata fondente e fragole, decorata alla base con la sac à poche.
"Grazie papi, è bellissima!"
"Va via adulatrice, non sei ancora pronta?" disse sconcertato.
"Devo solo capire come sistemare questi dannati capelli e sono pronta",affermai cercando di legare i miei riccioli ribelli.
"Sei bella comunque dai, non farti troppi problemi" disse mia madre.
"Certo, certo" mio padre si voltò guardandomi furioso, lui odia il fatto che abbia poca autostima.
"Kim dove sei ?" Ed mi chiamò al cellulare.
"Sono a casa, vi stiamo aspettando; è tutto pronto"
"I calici di cristalli li hai messi in tavola?" disse divertito.
"Ed, smettila altrimenti quando vieni qui saranno guai" risposi in modo impertinente.
"Davvero!?"rideva come un matto.
"Dai Ed sbrigati; voglio vederti."
"Arrivo piccola, tra pochi minuti sarò da te, ti amo".
Pochi minuti dopo arrivarono; la madre era elegante, indossava una camicetta bianca con una gonna a tubino blu notte e delle décolleté in tinta; il padre indossava un completo classico-sportivo sui toni del beige e il mio Edward, portava un pantalone classico grigio fumo e una camicia bianca con le sue iniziali sul petto.
Facemmo le presentazioni e subito dopo ci accomodammo, iniziando a mangiare. Del bambino o della bambina che doveva nascere non si parlò, finché Ed non decise di intavolare una buona volta la questione, che alla fine era il motivo per il quale quella domenica eravamo riuniti.
"Io e Kim avevamo deciso di rimanere per i primi mesi qui a casa vostra, e io inizierò a lavorare non appena mi sarà possibile" disse rivolgendosi ai miei genitori.
"Per noi va bene, anche perché quelli sono i mesi più difficili e avrete bisogno di un supporto morale, fisico, economico" affermò mio padre assaggiando il risotto.
"Anche per noi va bene e poi lo abbiamo già detto ai ragazzi, di qualsiasi cosa abbiano bisogno devono soltanto chiedere" affermò Elliot, il padre di Ed.
Ma Anastacia era preoccupata e anche mia madre lo notò.
"Anastacia, tu cosa ne pensi?"
"Io tengo molto a tua figlia, ora che aspetta un bambino che sarà mio nipote ancora di più, però a me ora preoccupa il loro futuro, sono giovani, troppo giovani..." Edward interruppe la madre non facendola finire di parlare.
"Cercherò qualche lavoretto  per i primi mesi, poi si vedrà."
"...e tu Kim, cosa farai?" domandò Elliot.
Il mondo mi cadde addosso, non sapevo cosa rispondere; perché farmi domande a cui non sapevo rispondere? Mi sentivo fragile come una bolla di sapone che all'improvviso si ritrova su di un prato ricoperto di porcospini, isolata come mai fino ad allora; tutti avevano un piano, tutti sapevano cosa fare, cosa dire, tutti tranne me.
"Beh sinceramente non saprei, anche perché mancano ancora due anni per il diploma, quindi mi sembra inutile parlare di ciò che potrebbe accadere non credete? Sicuramente dopo la nascita del bambino, mi prenderò una pausa ma continuerò a studiare, a prendere appunti, già ho parlato con i professori" dissi sicura di me; non so chi mi diede la forza e le parole giuste in quel momento, ma ci riuscii.
Tutto era finito, salutai Ed sull'uscio della porta con un lungo bacio, mi accarezzò la pancia e salutò i miei genitori.
Chiamai Giulia ringraziandola per le idee che mi aveva dato per il pranzo e farle sapere com'era andata la giornata; poi chiamai mia nonna Elisabeth, prendendo appuntamento a casa sua nel pomeriggio dove sarei andata insieme a Giulia per una cioccolata calda, viste le condizione climatiche.

Due delle donne più importanti della mia vita erano lì con me; un pomeriggio tutto al femminile a casa di mia nonna.
Aveva una dimora deliziosa, piccola, mai banale, piena zeppa di particolari. Ci accolse con un abbraccio, per lei Giulia era una seconda nipote, ci aveva cresciute mia nonna; sin da piccole qualsiasi cosa accadeva il nostro rifugio era "a casa di nonna Elly".
"Allora Kim racconta, com'è andata oggi a pranzo?" domandò incuriosita nonna Elisabeth.
"Bene direi... Però sono tutti preoccupati per il nostro futuro" Lei mi rivolse un sorriso ma prima che parlasse la interruppi, "...lo so, lo so, vuoi conoscere Ed; al più presto te lo porterò, contenta?" dissi sorridendo.
"Ma dai Kim! Ha ragione poverina, le fai una testa piena di chiacchiere parlando solo e in assoluto di Ed e nemmeno lo conosce" mi riprese Giulia mentre mangiava dei buonissimi biscotti fatti dalla nonna.
"Oh finalmente qualcuno che mi comprende!",affermò mia nonna mettendo il broncio come farebbe un bambino.
Purtroppo, quando si sta bene si sa, il tempo passa in fretta; si era fatto tardi e noi dovevamo ritornare a casa.
"Amore mio" era Eddy al telefono.
"Rompi palle" riposi felice di sentirlo
"Cosa hai fatto in tutto questo tempo? Non hai avuto nemmeno il pensiero di inviarmi un messaggio..." fece finta di piangere; se solo avesse saputo che per tutto il pomeriggio non avevo fatto altro che parlare di lui...
"No amore... non piangere! Lo sai che ti penso sempre, ma sono stata da mia nonna insieme a Giulia, ha detto che vuole conoscerti" dissi giustificando la mia assenza.
"Eh si, è arrivato il momento, non credi? A breve diventerà bisnonna e non conosce il futuro marito di sua nipote".
C-cosa? Non riuscivo a parlare, sentire quelle parole pronunciate da lui e in quel modo, mi faceva uno strano effetto. Okay futuro marito... datemi qualche minuto.
"Ed & Kim oggi sposi" dissi ridendo ma allo stesso tempo con aria sognante.
"No piccola è la realtà; lo so che non è esattamente ciò che desideravi per noi..."
Lo interruppi, ero stanca dei "però", dei "ma", dei "se", volevo essere solo ed esclusivamente felice, nient'altro!
"No Ed, basta dire "però", è così, punto! Viviamo il presente senza rimpianti, né rimorsi, noi ce la faremo!" Dovevo essere forte e anche se credevo poco a ciò che avevo detto, dovevo convincere me stessa e Eddy.
Ci lasciammo con una dolce buonanotte, ma io ero impaurita per quello che ci aspettava.

||ELISABETH JOHNSON ||

When I Was HappyWhere stories live. Discover now