4 febbraio

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4 febbraio, molto probabilmente sarà la data di nascita di mia figlia, pensai non appena cominciarono le contrazioni.

"Mamma dobbiamo andare, penso sia arrivato il momento" lo dissi piangendo, non ero pronta,non volevo soffrire, avevo paura.

Composi velocemente il numero di Ed "Amore vieni in clinica, penso di dover partorire", lui non parlava, balbettava, non riusciva a comporre una frase di senso compiuto.

"C-c-osa? Tu devi p-partorire?" risi nonostante i forti dolori che avvertivo.
"Si Ed, dai sbrigati".

Arrivammo alle 10 e dopo due ore esatte, nacque Elisabeth Johnson 2.76k, occhi scuri, capelli marroni con riflessi dorati, nasino perfetto come il papà e labbra carnose come la mamma, uno spettacolo della natura,guardarla sembrava un'utopia, qualcosa di irrealizzabile e invece no, lei era lì, insieme a noi e nulla poteva separarci.

La mia stanza d'ospedale sembrava un negozio delle meraviglie, dolci, confetti, palloncini colorati, fiori, fiori e ancora fiori. Edward teneva in braccio la piccola Elisabeth, non faceva altro che guardarla, era estasiato da tanta bellezza. Li osservavo cercando di cogliere le similitudini fra i due.
Capì che nonostante tutto, ero innamorata della vita e di ciò che mi era accaduto.

I primi mesi rimasi a casa mia, Ed veniva dopo l'università e il lavoro, aveva rinunciato anche alla partita di calcio il sabato sera, tutto pur di stare con noi.

Giulia appena aveva un momento libero, veniva ad aiutarmi con la piccola. Nonna era orgogliosa della sua nipotina e del nome che aveva, la viziava con ciucci, sonagli, vestitini, cappellini di tutti i colori, era la principessa di casa.

Mia madre Jenna e quella di Ed, Anastacia , ci aiutavano come potevano, appena finivano di lavorare.

Elisabeth, non dormiva mai, ero stanca, non dormivo da settimane.

"Chi è?" bussò il citofono
"Sono Giulia" l'aprì e appena salì ci abbracciammo.
"Come stai?" mi domandò
"Stanca, ma bene tu? Che mi racconti?" dissi accarezzando Elly.

"Niente di nuovo, la classe non è niente senza di te, i professori mi domandano sempre della piccola,  ho fatto vedere le foto della piccola a tutti, sono rimasti incantati. Ah dimenticavo, il professore di lettere ha detto che sicuramente tua figlia in futuro sarà un'alunna modello come la mamma" ,disse Giulia ridendo.

"Speriamo migliore della mamma..." dissi con un tono speranzoso.

"Dai oggi sono tutta tua, dimmi cosa fare e io lo farò" affermò, la mia topa,offrendomi il suo aiuto.

"Siediti e parliamo, già che tu sia qui ,mi aiuta" il mio voltò si incupì.

"....Cosa succede Kim?"

"Vorrei tornare indietro nel tempo, non per la bambina, per carità è la cosa più bella che potesse accadermi, però mi rendo conto, troppo tardi, che ho bisogno ancora di essere una figlia. Voglio saltare la scuola, bere fino a dimenticare, vestirmi in un modo per poi cambiarmi nell'atrio del palazzo, dormire fino all'ora di pranzo,restare sola con Edward , fare l'amore, vorrei che lui non fosse così stanco, capisci? Vorrei che il sabato invece di lavorare, andasse a giocare a calcio con gli amici o uscire insieme" dissi come se stessi parlando a me stessa, si perché quando parlavo con Giulia, era come se stessi parlando con uno specchio perché lei mi capiva, non giudicava.
"Kim,ascoltami bene, sai che ti voglio bene ma ciò che ti è successo, è stato un fulmine a ciel sereno, proprio ora che avevi trovato un po' di stabilità, però è accaduto. Eddy è con te, non ti lascia, studia-lavora, lavora-studia , è inutile avere dei rimorsi, i tuoi genitori ti aiutano facendo finta che tu sia una trentenne con una bambina, non devi farti vedere così, ora hai delle responsabilità e senza se e senza ma, devi andare avanti" infondo, Giulia aveva ragione, eccome se l'aveva,non potevo piangermi addosso, dovevo reagire, non ero più una bambina e dovevo dimostrarlo.

"Grazie di tutto Giulia" l'abbracciai e insieme preparammo il pranzo.

"Tu? Niente ragazzi?" domandai a Giulia.

"Kim, Kim, Kim, mi sto divertendo tanto in quest'ultimo periodo, non come lo facevo con te, ovvio, però si va avanti...... sabato mi sono fatta uno del quale non sapevo nemmeno il nome, ero ubriaca..." disse ridendo.
"Ma cosa mi combini? E quel tipo con cui ti sentivi la settimana scorsa?" domandai stupita per il suo comportamento, non riuscendo a smetterla di ridere.
"....Ad maiora, cara mia" disse come una donna vissuta.
"Ma dov'è la mia Giulia? Ti ho lasciata sola per qualche mese"
"Per qualche mese? È circa un anno che non esci con me per i locali, ti sembra giusto?" domandò mettendo il broncio mentre accese una sigaretta.
"Dai, non farmi sentire in colpa" la implorai ridendo.
"Perdonata.... vuoi?" domandò, offrendomi una sigaretta
"Solo una dai, sto allattando la principessina"
"Giusto, dimenticavo.... che bella che sei Kim!"esclamò con le lacrime a gli occhi.
"Ti voglio bene ." affermai, baciandole la fronte.

Arrivò la sera, Giulia se ne era andata da qualche ora e Eddy appena finì di studiare raggiunse me e Elisabeth a casa.
"Amore di mamma, sei pronta per fare la pappa?" la presi in braccio e l'attaccai al seno mentre Ed e mio padre guardavano la partita.
"Elly, piccola della nonna" esclamò mia madre non appena entrò dalla porta.
"Salve signora Jenna" salutò Eddy.
"Ciao tesoro" mia madre gli baciò il capo.
Misi a dormire la piccola, non appena finì di mangiare e mi distesi sul divano insieme a Ed, "Allora come va l'università ? " gli domandai.
"Bene, ieri ho dato l'esame di letteratura inglese e indovina un po'...30 " disse soddisfatto.
"Ma bravo, il mio amore, bravo" esclamai accarezzandogli i capelli.
"Grazie, Grazie" fece finta di inchinarsi.
"Tu quando riprendi la scuola?" chiese ritornando serio.
"Ad Aprile, ma comunque sono a buon punto con le interrogazioni, ho superato la sufficienza in quasi tutte le materie, a parte matematica" dissi con aria di sconfitta.
Eddy rise a crepapelle "Asinella, asinella" disse a mo' di cantilena.
"Piccolo genio incompreso, la smetti?" esclamai ridendo per le facce buffe che faceva.
"Sono pazzo di te Kim" abbassò gli occhi, sembrava un bambino timido, indifeso.
"Non sai quanto lo sia io di te" ci baciammo e ci addormentammo abbracciati, due corpi una sola anima.
"Kim svegliatevi sono le 23, domani Ed deve andare a lavoro ..." mia madre ci svegliò, era tardi e Ed doveva tornare a casa.
"Eddy, piccolo, svegliati sono le 23" mormorando, lo svegliai.
"Non voglio lasciarti....4 chiamate perse da mamma, fantastico" disse stringendomi forte mentre guardò il telefono.
"Neanche io, ma tu domani devi andare a lavoro. Ce la fai a guidare? " chiesi a malincuore.
"Si, non preoccuparti. Sogni d'oro piccola" baciò me e la manina di Elly.

Aspettai che mi mandasse il messaggio della buonanotte e mi riaddormentai fin quando la piccola non si svegliò per la poppata delle 3:30 del mattino.

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