quindici.

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Era la fine di marzo. L'aria di primavera iniziava a riempire il castello, i fiori germogliavano sul prato e gli alberi cominciarono a dare i loro frutti. Osservai la superficie del lago, levigata dall'assenza del vento. Il sole mi coccolava il viso insieme all'odore delle margherite che spuntavano dall'erba. "Torni a casa per Pasqua?" Theo lanciò un sasso e questo rimbalzò tre volte sull'acqua, poi affondò come i precedenti. Non distolsi lo sguardo dall'orizzonte. "No" sospirai. Le braccia tese all'indietro per reggere il peso del corpo. "Mamma e papà sono da qualche parte in Italia" Theo non rispose, non parlavo dei miei genitori da tempo ormai. Li amavo ma stava diventando sempre più difficile giustificarli.

"Vieni da me" propose prendendo un altro sasso dal suolo. Scossi la testa. "Ho bisogno di stare sola" lanciai di sfuggita un'occhiata al castello. Non disse nulla, allungò un braccio sulle mie spalle e mi strinse a lui. Gli circondai la vita, rilassandomi sul suo petto. Mi baciò i capelli. "Andrà meglio" disse. Annuii, non avevo voglia di parlarne ancora. Persi il senso del tempo finché non vidi il sole tramontare. Capii che era l'ora di tornare alla mia solitudine.

FLASHBACK

"Sei proprio una bambina stupida" Fred mi spintonò giocosamente, persi l'equilibrio cadendo sul divano della tana. "Meglio essere stupida che essere te" lo beffeggiai, tirandogli uno schiaffo sul braccio.

In un movimento avventato si sporse verso di me. Una mano premuta sul bracciolo, l'altra che mi stringeva il viso. "Vuoi essere punita?" il suo fiato mi sfiorò le labbra. Trasalii. Il cuore balzò in gola. Sentivo i suoi polpastrelli affondare nelle guance. Non risposi, impegnata a reggere il suo sguardo bruciante. "Brava ragazza" passò la lingua sul labbro inferiore annuendo autoritario.

Inspirai profondamente aspettando che la ragione scacciasse l'emozione che Fred scaturiva in me.  Gli sorrisi maliziosamente, le pupille dilatate dal desiderio, mi morsi il labbro inferiore stringendo la presa sul bicipite.

Quando piegò il gomito per farsi più vicino ne approfittai e lo strattonai per un braccio. Mi cadde addosso, le ginocchia premute sullo spazio aperto delle mie gambe. Ho spinto una coscia sul suo fianco capovolgendo le posizioni. Ora ero a cavalcioni su di lui.

"Sta zitto" scossi la testa alzando gli occhi al cielo. Gli accarezzai la guancia, toccandogli delicatamente la bocca. Fred seguì ogni mio movimento con sguardo attento. La mano scese fino al collo e gli strinsi leggermente la gola. Deglutì mentre con sguardo lento studiava ogni centimetro della mia pelle. Mi protesi in avanti con il bacino. Una spinta decisa. Sentivo la sua erezione premere nel cavallo dei pantaloni. Il suo corpo era caldo a contatto con il mio.

"C'è c'è Freddie?" sorrisi sul suo collo, tirandogli un leggero morso. "Ti rendo nervoso?"

Mi strinse i fianchi con violenza. Poggiò la testa sul sofà in cerca dell'autocontrollo. Si passò una mano fra i capelli, le palpebre chiuse e rilassate. "Non giocare con il fuoco Emma" sussurrò al soffitto, prima di sollevare il capo. "Poi rischi di bruciarti" lasciò un lieve bacio all'angolo della bocca. Il mio cuore era in tumulto, batteva così forte che pensavo si sarebbe fermato da un momento all'altro. Prese a disegnare dei cerchi sulla mia vita. Le sue carezze erano strazianti e non facevano che aumentare la mia eccitazione. Gli circondai il collo con le braccia, aspettando la sua prossima mossa. Quando il suo tocco si spostò dalla coscia all'inguine mi sentii avvampare. Ovunque.

"Vuoi farti male?" ha mugugnato a un centimetro dalle mie labbra, poi l'atmosfera cambiò. Fred si tirò su di scatto, strattonandomi dal lato opposto. Ricaddi sul divano, i capelli scompigliati, le guance arrossate. Lo guardai dal basso, gli occhi sgranati per lo shock.

Emma//Fred WeasleyWhere stories live. Discover now