10 - Tra verità e bugie

1K 41 65
                                    

I was made for lovin' you, baby,
You were made for lovin' me,
And I can't get enough of you, baby,
Can you get enough of me?

Gli occhi sondavano tutta l'aria circostante.

Ero nel vialetto della casa dov'ero cresciuta. Lui se ne stava davanti a me, tranquillo e splendido come sempre.

Mi aveva appena lasciata.

Di nuovo.

Tremavo, piangevo e cercavo inutilmente di calmarmi.

Lui non cercava di aiutarmi. Non lo faceva mai.

«Smettila, Ness, mi stai dando sui nervi», commentò, schioccando la lingua sul palato. Provai a tranquillizzarmi, ma non serviva a niente. Non ci riuscivo. «Ti ho detto di smetterla!», tuonò, afferrandomi forte il braccio. Forse ci sarebbe venuto un segno, un livido. Un altro.

«Scusami», soffiai fuori, la voce spezzata e bassa.

«Non ti scuso, Ness», scosse il capo. «Smetti di darmi sui nervi.»

Acher era così.

Era sempre stato così.

Rude e poco incline ad aiutare chi aveva davanti.

Non veniva mai a casa, dopo il venti luglio. Non piaceva molto a mamma, infatti quella era stata l'unica volta in cui mi aveva accompagnata fino al vialetto da quel giorno.

Lasciò la presa, girando sui tacchi e piantandomi lì, sotto un temporale, impaurita e col cuore spezzato.

«Dove... dove vai?», articolai a fatica.

«A scoparmi un'altra, Ness», rispose con un'alzata di spalle. «Cassie.»

Abbassai la testa, incapace di dire altro.

Quando fu in fondo al vialetto, una mano sullo sportello, chiesi: «Tornerai?»

«Oh, Ness», mi guardò. «Ogni volta che tornerò, tu abbandonerai tutto per me. E lo sai. Non puoi vivere senza di me.»

E io lo sapevo.

Senza Acher, chi si sarebbe occupato di me?



Mi svegliai di soprassalto. Come avevo fatto ad addormentarmi?

Beh, non era importante, non in quel momento.

Mi pizzicai nervosamente il braccio, lasciando un segno rosso, mentre infilavo le scarpette e recuperavo il pacco di sigarette.

Uscii fuori dalla roulotte e camminai senza meta per il parcheggio, finché non mi ritrovai davanti alla porta della roulotte di Eddie.

Senza pensare al fatto che fosse un'ora indecente, iniziai a battere furiosamente contro il metallo.

Dopo qualche minuto, Eddie comparve sulla porta. Si stropicciò gli occhi e portò due ciocche di capelli dietro le orecchie, sbadigliando. «Ness?»

«Sì, ciao», farfugliai, «posso entrare?»

«Oh, ehm, certo», annuì lui, spostandosi di lato per farmi passare. «Che succede? Hai litigato con tua zia o...»

«Ho avuto un incubo», lo interruppi. «O meglio, è un ricordo.»

«Ehm...» Stiracchiò le braccia. Mi accorsi in quel momento che era senza maglietta, con indosso solo dei pantaloni leggeri e corti. «Vuoi parlarne?» 

𝑹𝒆𝒅 𝐋𝐈𝐏𝐒 » 𝐄𝐝𝐝𝐢𝐞 𝐌𝐮𝐧𝐬𝐨𝐧Where stories live. Discover now