16 - Rosso ovunque

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Only love can hurt like this,
Only love can hurt like this

Le immagini di quella sera erano vivide nella mia mente, come se mi fossero state impresse nella testa, marchiate a fuoco nelle palpebre così in profondità da rendere impossibile il mio tentativo di raschiarle via: alcol, droga, fumo... niente serviva.

Da quando, quarantasette minuti prima, Eddie mi aveva salutata davanti alla porta della roulotte, e mi ero cambiata e seduta sul divano, quelle scene mi piombavano davanti come se le stessi rivivendo in quell'esatto momento.

E facevano anche più paura della prima volta, se fosse stato possibile.

Sangue.

Il sangue era la prima cosa che saltava agli occhi.

Scarlatto liquido rosso sparso dietro la testa della mamma. Il tavolino di vetro rotto. Il suo petto che si alzava e abbassava difficilmente.

Papà, Seth e Conrad erano fermi, immobili, congelati sul posto. Come se il tempo si fosse fermato solo per loro, imprigionandoli in un blocco di cemento.

Mi alzai dal divano sul quale ero rannicchiata, dove avevo tenuto le braccia strette intorno alle gambe che avevo portato al petto con difficoltà, quando avevo iniziato a vedere quelle umide pozze sul pavimento della roulotte della zia Joyce senza che ci fossero davvero.

Tentennai sulle gambe.

Volevo muovermi ma non ero certa che ci sarei riuscita così facilmente come avevo pensato quando la mia mente aveva diretto il comando al mio corpo.

Il mio primo pensiero fu quello di mangiare la distanza che mi separava dal bancone della piccola cucina e stappare una birra. Lo feci. La voce nella testa premeva affinché lo facessi, e io ubbidii pazientemente, come sempre, accondiscende come la brava bambina che ero stata in giovane età.

Alla prima lunga sorsata, che tracannai come se si trattasse di acqua dopo una lunga corsa, l'immagine successiva mi apparve davanti.

Mi inginocchiai di colpo accanto alla mamma. Iniziai a scuoterla, chiamarla, urlarle contro di aprire gli occhi e rispondermi, mentre la mia voce si incrinava sempre di più e faticavo a non annaspare nelle mie stesse lacrime, che ormai scendevano rigogliose sul mio viso.

Mi presi la testa tra le mani, lo sguardo che iniziava ad offuscarsi molto in fretta.

Papà fu il primo a reagire, ma ci mise comunque un minuto buono prima di compiere il primo passo verso la porta.

I miei piedi si mossero da soli, mentre sentivo il petto farsi pesante e la gola stringersi. Sembrava che il mio cranio stesse per spaccarsi in due molto lentamente e altrettanto dolorosamente.

Tutta colpa tua, mi urlò la voce nella testa. Tua. Solo tua.

Le mie mani piegarono la maniglia e, strusciando contro la parete, che mi aiutava a non cedere alle ginocchia tremanti, arrivai davanti al lavandino.

Strinsi la ceramica lattea tra le dita malferme, reprimendo un conato di vomito che mi risalì lungo la gola, seppur con molta fatica.

«Mamma, mamma!», urlavo. «Mamma, svegliati, ti prego! Per favore, apri gli occhi!»  

Spalancai un cassetto con troppa forza: per poco non lo tolsi completamente dalla guida. 

Iniziai a frugare al suo interno e, dopo pochi istanti, quello che inconsciamente stavo cercando mi capitò davanti: una lametta.

𝑹𝒆𝒅 𝐋𝐈𝐏𝐒 » 𝐄𝐝𝐝𝐢𝐞 𝐌𝐮𝐧𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora