capitolo 26

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Correvano. Correvano talmente tanto da avvertire i polmoni bruciare in petto e i muscoli delle gambe tremare passo dopo passo. I respiri affannosi erano l'unico suono percettibile, lontano a seguirli, il rumore di passi violenti e la pioggia battere sul terreno fangoso.

Le loro dita si stringevano con disperazione, senza mai separarsi. Katsuki avrebbe dato la vita pur di non cedere la presa. A qualsiasi costo.

Spinse il minore contro un tronco, mimetizzandosi con esso e portò la mano a sopprimere i loro respiri. Izuku avvertiva il suo battito furioso contro le scapole, oltre l'adrenalina a celare la paura di essere visti. Il biondo si strinse maggiormente contro di lui, quasi a volerlo mimetizzare contro la natura pur di non farlo vedere.

<Arrendetevi! > entrambi si irrigidirono, udendo quell'ordine venire alle loro spalle e Katsuki non ci pensò due volte prima di girarsi e con agilità degna di un felino, colpire proprio allo sterno la guardia che cadde stordito sotto un suo calcio.

<Da quella parte! >

<Merda, andiamo forza! > ri afferrò la sua mano, costringendolo a correre e mantenere il suo passo, slittando rapido tra la fittizia natura circostante.

Altri passi, rapidi davanti che giungevano loro incontro, li fece fermare. Izuku tirò fuori uno dei pugnali che teneva legati alla coscia, pronto a lanciarlo come gli aveva insegnato Himiko, e Katsuki sguainò la propria spada dalla lama rovinata.

<Wo calmi, siamo noi.> la voce ed il viso familiare di Dabi, avanzando con le mani protese in alto, fece tirare un sospiro di sollievo ai due, rilassando le spalle di poco. I sensi restarono in allerta e l'albino abbassò le braccia lungo i fianchi. Alle sue spalle, spuntò il viso contratto da un'espressione seria e preoccupata di Akemi, reggente tra le piccole e delicate mani due lunghe e affilate spade. Entrambi, erano zuppi di acqua come loro.

<State bene? > chiese lei, rinfoderando le armi nelle apposite custodie dietro le sue spalle. Dei lacci in cuoio le passavano e fasciavano il seno, reggendo perfettamente il peso delle armi.  <Si, ma siamo troppo esposti qui. Dobbiamo spostarci. > le rispose il fratello.

<Concordo, muoviamoci. Ci hanno visti. > battè impassibile l'albino, indicando ai tre di seguirlo e ripresero a correre. Si ritrovarono accerchiati, da tutti i lati da un'intera armata di soldati. I fischi delle varie frecce che fendevano l'aria li raggiunse e più volte dovettero schivarle. Arrivarono a decine. <Ci siamo quasi, forza. >

Izuku si voltò a guardarsi alle spalle, vedendo che in cinque erano a pochi passi da loro, sempre più vicini e non smise di correre. Non fece attenzione a dove stesse andando e per un istante non avvertì più la terra sotto ai piedi, davanti a se il nulla assoluto. Se non fosse stato per i riflessi del biondo, sarebbe finito giù da un dirupo e si ancorò al suo braccio per evitarlo. <Merda, fa attenzione! >

<Si, scusami Kacchan. >

<Va bene, > Dabi si sporse di poco oltre il precipizio della cascata, constando che fosse abbastanza alto. Si voltò verso i tre e con sguardo serio indicò loro il dirupo. <Saltiamo.>

<Ma dico, ti sei fottuto il cervello o cosa?! > addirato, Katsuki gli sbraitò in faccia. <Se non ci ammazzano quei bastardi, saranno le tue fottute idee suicide! >

<Non abbiamo altra scelta e l'acqua attenuerà la caduta. È fattibile. Adesso muovete il culo o mi incazzo davvero e vi butto giù io. >

Le proteste del biondo vennero fermate dalla mano del verdino, stretta al suo polso e si guardarono negli occhi. Izuku gli trasmesse la sicurezza e la fiducia necessaria per buttarsi e cedette con uno sbuffo. <D'accordo, ci vediamo giù. >

𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝑳𝒐𝒗𝒆 {Bakudeku}Where stories live. Discover now