CAPITOLO TRE

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Louis aveva appena finito la sua giornata di lavoro, aveva valutato tutta la zona circostante e sì, sarebbe stato un ottimo posto dove costruire. L'ingegnere era un ragazzo della sua età all'incirca, molto simpatico che era da poco entrato a far parte della Obviously Corporation quando era stata aperta una nuova sede a Manchester. Era un americano che aveva deciso di vivere in Inghilterra per le opportunità che offriva la "madre patria". Louis non aveva mai visto un americano cosí poco patriota. Ma era comunque una bella compagnia e sapeva che si sarebbe trovato bene a lavorare con lui. Partendo da fatto che fosse un ragazzo giovane e con grandi capacità lavorative, comunicative e soprattutto sapeva ridere e scherzare anche sul posto di lavoro.

Ma ovviamente il lavorare troppo gli aveva procurato un'emicrania come poche volte nella sua vita. Questo dovuto, forse, al fatto che fossero quasi le quattro di pomeriggio e ancora non aveva mangiato niente. A casa aveva qualcosa di precotto da riscaldare in forno quindi, con l'acquolina in bocca prese il telefono per mettere il navigatore. Ancora non conosceva bene il posto ma aveva deciso che avrebbe curiosato un po' nei dintorni e, grande atto di coraggio, aveva messo il telefono in italiano perchè secondo Liam 'devi conoscere la lingua se vuoi che ti scambino per un vero italiano del posto.'

Non lo avrebbero mai scambiato per uno di lì, la barbetta rossa, amava la birra e non il vino e a pensare alla sconfitta di Euro 2020 ancora gli rodeva. Louis, anche se avesse imparato l'italiano, non sarebbe mai riuscito a farsi scambiare per uno del posto.

Mentre il navigatore gli diceva di girare a sinistra una notifica comparve nella parte superiore del suo telefono.

DA JACK:

Ciao amore! Spero stia andando tutto bene in Italia. Mi manchi tanto.

Quindi erano finalmente conclusi I suoi giorni da "non dico a Louis più di due parole al giorno"? Sospirò facendo una piccola salita e girando a destra, tenne premuto il messaggio del suo ragazzo per rispondergli.

'Ciao, è tutto okay. Sto andando a pranzare ora.' Ma proprio quando stava per schiacciare il tasto "invio" sbattè a qualcosa. Un albero?

'Che cazzo mi hai fatto svuotare la bottiglia d'acqua addosso!'

No, non era minimamente possibile. Era un incubo, una persecuzione, forse era il karma, forse nella sua passata vita aveva fatto qualcosa di così brutto da fargli succedere ora la stessa cosa.

'Scusami, davvero. Davvero scusami. Non ti avevo visto!' Harry era lí con dei pantaloncini blu che non gli arrivavano neanche a metà coscia che mostrava un leone sulla sua gamba sinistra, una maglia grigia completamente appiccicata al petto, forse un po' per il sudore, un po' per l'acqua appena rovesciata. E forse Louis doveva concentrarsi sulle parole del riccio piuttosto che guardargli i pettorali messi in risalto dalla maglia. 'Si scusami.' Abbassó la testa e con un respiro profondo continuó per la sua strada. Poco dopo sentì qualcuno chiamarlo da dietro. 'Ei scusa!' Louis si giró vedendo Harry raggiungerlo in pochi passi. 'Non volevo essere scortese, davvero. È solo stata una giornata particolarmente stressante.'

'Non puoi giustificare l'avermi urlato addosso con tutte le persone che ci guardavano.' Sbuffó e continuó a camminare. 'Oggi sei andato nella parte alta del lago vero? Sei andato a vedere il posto dove dovreste costruire il grattacielo?'

Louis si giró di colpo con la valigetta in una mano e il telefono nell'altra. 'Si? Hai qualcosa da ridirmi?'

Harry negó con la testa mettendosi con le braccia incrociate. 'Volevo solo sapere cosa avete deciso di fare.'

'Sono informazioni private. Non posso darle al primo che capita.'

'Avete giá messo quei cosi arancioni intorno al posto.' Questo non se ne voleva proprio andarre.

When Words Fail, Music SpeaksWhere stories live. Discover now