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L'unica preoccupazione di Keiji in quel momento era come arrivare a casa il più velocemente possibile.

Quando era uscito il tempo non era dei migliori, ma non avrebbe mai pensato che alla fine si sarebbe ritrovato sotto il diluvio, a piedi e per di più senza ombrello.

E proprio quando credeva che le cose non potessero andare peggio di così, correndo inciampò su i suoi stessi piedi.

Ormai era sull'orlo di una crisi nervosa a causa della giornata orribile e dalla stessa domanda che si faceva da quando aveva notato le nuvole farsi sempre più scure, dalla finestra di una camera di un paziente in ospedale.

- ma perché non sono venuto in macchina come tutti i giorni?-

Non riusciva nemmeno ad alzarsi in piedi, continuava a scivolare.

I capelli erano fradici proprio come tutti i suoi vestiti, iniziava a sentire freddo e la pioggia, che tanto diceva di amare, era diventata solo fastidiosa.

Poi rinunciò.

Cadde in ginocchio, abbassò lo sguardo verso il basso e lasciò andare le lacrime, senza preoccuparsi più di nulla.

Poi qualcuno gli coprì la testa con un ombrello.

Keiji non riusciva a vedere chi fosse, la sua vista era offuscata dal pianto, ma poteva chiaramente capirlo dal rumore.

-Stai bene? Ti serve una mano?-

Non aveva le forze per rispondere, così si limitò ad alzare il viso per capire di chi fosse quella voce.

Ma quello che vide fu un sorriso dolce e rassicurante, uno di quelli che sembrano esistere solo tra le pagine dei libri, troppo belli per essere reali.

Quello che lo colpì davvero però, furono gli occhi ambrati del ragazzo proprio di fronte a lui, e per qualche secondo ci si perse dentro, chiedendosi come fosse possibile avere così tante sfumature di colore, e solo in quel momento notò i suoi capelli, all'inizio neri ma che si schiarivano, fino a diventare bianchi.

-Vuoi una mano per rialzarti?-

La sua voce riportò Keiji alla realtà.

-Si, grazie-

Lo sconosciuto gli tese la mano sorridendo e lo aiutò a rimettersi in piedi, stando ben attento che non si bagnasse ancora e che fosse sempre sotto l'ombrello.

-Allora riesci a parlare, menomale, pensavo ti fossi fatto davvero male con la caduta-

Dire che Keiji era sorpreso da lui, non sarebbe stato sufficiente.

Il suo tono e la sua espressione dimostravano che era seriamente preoccupato per lui ora, come se si fosse trattenuto fino a quel momento, seppur non si conoscessero.

-Hai bisogno di un riparo? Vuoi che ti accompagni a un taxi?-

Akaashi si chiese come fosse possibile che non avesse ancora iniziato a escogitare un piano distorto per tranciare la conversazione e poter proseguire la sua strada da solo.

-In realtà non abito molto lontano, posso andare a piedi-

Questo sembrò far preoccupare leggermente lo sconosciuto, che guardò Keiji stupito.

-Senza un ombrello?-

Si era completamente dimenticato di non averne uno con se.

Appena finito il suo turno a lavoro, non aveva chiesto a nessuno dei suoi colleghi ne un ombrello o un passaggio in macchina, rischiando il tutto per tutto cercando di camminare il più velocemente possibile verso casa, con però scarsi risultati.

-Vuoi che ti accompagni? Così non devi correre e rischiare di cadere, di nuovo-

-Non voglio essere un disturbo, magari non dobbiamo andare dalla stessa parte-

-Stavo solo facendo due passi, non avevo nemmeno una destinazione-

Keiji era restio ad accettare una proposta del genere, specialmente da qualcuno che nemmeno conosceva, ma non aveva altre alternative.

Così, un po' per la paura di cadere di nuovo e che stavolta non ci sarebbe stato nessuno disposto ad aiutarlo e anche perché non aveva soldi con se quindi non sarebbe mai riuscito a pagare il taxi, accettò.

-Allora, ragazzo che si avventura sotto la pioggia senza ombrello-

-Sono Akaashi Keiji-

-Bokuto Kotaro-

Fu Kotaro a rompere il silenzio, all'inizio solo per chiedere indicazioni ad Akaashi su che strada prendere, ma non ci mise molto a parlare di tutt'altro, e per quei dieci minuti, Keiji non aveva mai smesso di sorridere, per le continue domande che l'altro aveva iniziato a fargli e per le sue buffe lamentele su qualsiasi argomento venisse fuori.

-Sono arrivato, abito qui-

Avrebbe voluto avere più tempo, magari solo qualche altro minuto per continuare ad ascoltare le parole di Bokuto, che in poco tempo erano riuscite a sollevargli il morale.

Akaashi avrebbe voluto fare in modo di risentirlo, ma a parte conoscere il suo nome, erano ancora perfetti sconosciuti, e se Keiji avesse seguito, come sempre, solo la logica, avrebbe ringraziato e sarebbe entrato in casa, chiudendo la conversazione e dimenticandosi per sempre di quei pochi minuti passati con Kotaro, per continuare la sua vita come al solito.

-Bene, allora penso che dovrei andare-

Normalmente non avrebbe mai accettato un aiuto, specialmente da un completo estraneo.

Questa volta però aveva seguito il suo istinto senza nemmeno pensarci, solo perché sentiva che fosse la cosa giusta, così mentre lo vedeva allontanarsi, Keiji prese la sua decisione.

Corse verso di lui e gli afferrò il braccio per riavere la sua totale attenzione, e quando Bokuto si girò, Akaashi si scontrò di nuovo con quegli occhi color oro, in cui si perse per qualche secondo.

-Si?-

Non aveva pensato a cosa dire, forse nemmeno sapeva cosa volesse davvero, e per qualche secondo si bloccò completamente.

-Solo, grazie davvero-

Entrato in casa e salutato il gatto acciambellato sul letto, si precipitò in bagno per una doccia calda, non poteva certo permettersi di prendere un malanno, odiava stare a casa senza poter fare nulla per colpa della febbre.

Per Keiji la doccia era essenziale per schiarirsi le idee, e questa volta aveva decisamente parecchio su cui riflettere.

Presi i vestiti più comodi trovati nell'armadio, guardò i messaggi non letti sul telefono, che non toccava da tutto il giorno.

Rispose solo a un messaggio di Kenma, suo migliore amico dalle medie, raccontandogli dell'incontro avuto quella sera.

Ma ci sarebbero volute ore prima di ricevere una risposta, quindi lasciò il cellulare sul comodino e si sistemò al caldo sotto le coperte, preparandosi come sempre a guardare il soffitto per ore.

Ormai aveva rinunciato persino a provare a dormire.

Avrebbe dovuto ascoltare il suo migliore amico, che da mesi cercava di convincerlo a passare una notte ricoverato in ospedale, sotto osservazione dai medici, e Keiji sapeva perfettamente che lo avrebbero accolto senza problemi, tutti erano a conoscenza della sua situazione, ma ammetterla a se stesso era tutt'altra questione.
Quindi preferiva non dire niente, cercando di risolvere da solo, come aveva sempre fatto.

Angolino autrice

So che sono passati quasi due anni e che ho smesso di pubblicare, ma abbiate pietà. È stato davvero un periodo impegnativo per me, perciò vi prego abbassate i forconi.
Sono finalmente riuscita a pubblicare il primo capitolo, spero davvero che vi piaccia.
Voi come state piccoli raggi di luna?
Vi si ama
Five

Prossimo capitolo: 26/01


golden hour | bokuakaOnde histórias criam vida. Descubra agora