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Ormai non teneva più il conto delle notti passate a camminare per tutto il suo appartamento piuttosto che provare a dormire.

Sapeva che come sempre non ci sarebbe riuscito.

Ogni volta che ci provava, il risultato era sempre lo stesso, si svegliava dopo solo qualche ora urlando dal terrore per ciò che vedeva nei suoi incubi.

Se era particolarmente fortunato, addormentarsi si rivelava solo piuttosto impegnativo e una volta sveglio alle prime ore del mattino continuava a sentirsi stanco per non aver riposato a dovere.

Keiji le aveva provate tutte.

Qualsiasi tipo di medicinale o non faceva effetto oppure lo stordiva così tanto da non permettergli nemmeno di rimanere abbastanza lucido per guidare o lavorare.

Kenma si era addirittura offerto di ospitarlo a casa sua, obbligandolo ad accettare in realtà. In modo che, se avesse avuto bisogno di aiuto durante la notte, perlomeno non si sarebbe trovato completamente da solo.

Così il mese successivo lo aveva passato a casa sua, e all'inizio le cose sembravano essere leggermente migliorate.

Fin quando un suo solito risveglio tra le urla si trasformò in un vero e proprio attacco di panico, che spinse Keiji a correre fuori casa nel bel mezzo di gennaio.

Dopo quell'episodio e dopo aver passato la peggior influenza di tutta la sua vita, Kenma vietò categoricamente a Keiji di tornare a vivere da solo.

Fortunatamente riuscirono a trovare un accordo, principalmente grazie a Kuroo, che in un qualche modo era riuscito a convincere Kenma, nonostante le lamentele successive di quest'ultimo con il suo migliore amico sul fatto di -non poter continuare a usare quell'idiota del suo ragazzo per convincerlo a cambiare idea ogni santa volta-.

Alla fine Keiji si trasferì in un palazzo dello stesso isolato, in modo da permettere a Kenma di raggiungerlo il prima possibile in caso di bisogno.

Aveva anche provato a visitare diversi psicologi, ma la situazione era sempre la stessa.

Dopo aver camminato tutta la notte, farlo durante il giorno diventava praticamente impossibile, per di più senza aver dormito, riprese così l'abitudine della lettura per far passare le ore.

Negli ultimi tempi poi, anche coccolare distrattamente il gatto guardando il soffitto lo aiutava a calmarsi.
Mentre parlava a quella piccola palla di pelo, come se fosse davvero in grado di capirlo.

Fu in questo modo che Keiji capì che rilassarsi per tutte quelle ore, era la cosa più vicina a un sano riposo che poteva concedersi, seguito poi da parecchio caffè dalla mattina fino al tardo pomeriggio.

Il vero problema era quando la stanchezza prendeva il sopravvento e, senza nemmeno volerlo o rendersene conto, Keiji finiva per addormentarsi.

Ma in questo caso, gli incubi e i risvegli erano più brutali, e la maggior parte delle volte era costretto a chiamare Kenma, che si fermava da lui per il resto della notte, e questa era decisamente una di quelle volte.

-Scusami, non avrei voluto svegliarti nel cuore della notte-

-Abbiamo già affrontato questo argomento, ti ho detto che non hai motivo di scusarti-

Dopo essersi concesso altri dieci minuti di totale serenità, Keiji raccolse tutte le sue forze in corpo per incamminarsi verso il bagno.

-Ti accompagno in macchina oggi, e non è una proposta-

Akaashi sorrise sentendo il suo migliore amico uscire dal appartamento, prima di infilarsi sotto il getto d'acqua calda della doccia.

Nonostante la maglia termica e il cappotto, il freddo di inizio febbraio lo scosse parecchio quando uscì, tanto che Keiji pensò di essersi svegliato completamente solo in quel momento.

Camminò velocemente verso la macchina di Kenma, che lo stava già aspettando, e salì immediatamente alla disperata ricerca di un po' di calore.

-Dovrò stare in ospedale tutto il giorno, puoi portarmi lì?-

Annuì in silenzio, per poi partire, ritrovandosi però nel traffico dopo nemmeno cinque minuti.

-Detesto guidare-

Appoggiò la testa sul volante ma schiacciò per sbaglio il clacson dell'auto, spaventandosi da solo.

-Perché questi affari devono fare così tanto rumore?-

Keiji sorrise alla scena.

-Sono fatti apposta per farsi sentire, per comunicare, altrimenti non avrebbe senso averli. E poi mi hai costretto tu ad accettare un passaggio, obbligando te stesso a guidare-

-Si ma così è come se si urlasse invece che parlare, la gente normale non comunica in questo modo. Sai chi parla urlando Keiji? I pazzi, i malati di mente e le ochette nei locali il sabato sera per attirare l'attenzione, con quelle loro risate falsissime e irritanti, ecco chi-

-Ecco perché è sempre Kuroo a guidare-

Dopo i parecchi insulti di Kenma verso gli altri autisti, probabilmente irritati quanto lui, con grande sorpresa di Akaashi, arrivarono in orario.

-A che ora vengo a prenderti?-

-Penso che tornerò a piedi-

-Scordatelo. Ora rispondi-

Sapeva che avrebbe perso la discussione in ogni caso contro di lui, finiva sempre così, quindi lasciò perdere.

A volte capitava che Keiji venisse chiamato in ospedale, per vedere personalmente i corpi, prima di spostarli direttamente in obitorio.

La maggior parte delle volte quando qualcuno con un parente in stato vegetativo, perdeva ogni speranza.

Questo era tutto ciò che avrebbe dovuto fare quella mattina.

Il programma del resto della giornata era quello di controllare alcuni fascicoli e firmare moduli su moduli.

O almeno quello che sarebbe dovuto accadere se soltanto Akaashi non avesse notato qualcuno di familiare seduto in fondo al corridoio.

Completamente da solo, come se fosse abbandonato a se stesso.

Iniziò ad avvicinarsi lentamente.

Pensava di essersi confuso o aver visto male, ma quei capelli erano davvero inconfondibili.

La testa era appoggiata al muro, gli occhi chiusi.

Bokuto sembrava non dormire da giorni, e Keiji ne sapeva decisamente qualcosa, e aver pianto disperatamente per ore, tanto da finire le lacrime.

Di tanto in tanto faceva qualche respiro profondo, riapriva lentamente gli occhi, guardava dritto davanti a se per qualche secondo, poi sospirava e tornava come prima.

-Scusa, posso sedermi qui?-

Bokuto alzò lo sguardo, e quando Keiji rivide tutte quelle sfumature dorate, tutto il terrore provato qualche ora prima, svanì completamente.

Accennò un leggero sorriso.

-Certo Akaashi, certo che puoi-

Si mise nella sedia accanto.

-Ma che ti è successo? Sembri distrutto-

-Non sono riuscito a dormire molto stanotte, solo questo. Niente di speciale-

Bokuto non sembrava per niente convinto della risposta, ma sembrò lasciar correre, e Keiji si calmò, godendosi quel momento di silenzio tra loro.

-So che stai mentendo, avanti dimmi cosa ti ha tolto il sonno-

angolo autrice

Ma salve piccoli raggi di luna.
Nemmeno io riesco a crederci ma sono riuscita a pubblicare anche il secondo capitolo.
Non so minimamente con quanta regolarità riuscirò a pubblicare, perché la scuola mi tiene davvero molto occupata.
Se Greco e Latino fossero persone reali e non delle materie, probabilmente sarei già qui a trascinarli per i corridoi dai capelli.
Lo giuro.
Vi si ama

Five

golden hour | bokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora