9.

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Ma cosa gli è preso?

«Hanno aperto le carceri? O ti sei allontanato dal centro sociale?» dice Alessandro, freddissimo.

Mi sento male, posso toccare la tensione che aleggia tra questi due.

«Marco, andiamo su.» mi intrometto.

«Conosci quest'individuo?» mi chiede Ale.

«Individuo, ma come cazzo parli? Ma sei uscito dal settecento?» e Marco continua.

«Sì, ci sentiamo Ale» e tiro questo ragazzino nell'edificio.

«Ma ti sei rincoglionito del tutto? Stai cercando di rovinarmi la vita?» dico, mentre entro a passo spedito nell'ascensore. Mi segue sorridendo.

«Ma cosa ci fai con uno così?» chiede, appoggiandosi alla parete.

«Non-sono-affari-tuoi.» scandisco, alterata.

Si avvicina.

«Non ti porta neanche in moto.» dice.

«Mi porta sul Mercedes. Con il conducente.»

«Certo, non sia mai che si rovinano i mocassini. Ma che lavoro fa?»

Ah! Bella domanda. I fogli che ho nella borsa ora sembrano pesare un quintale.

«Lavora nella moda anche lui.» rispondo, lavativa.

«Ah, un partito perfetto. Magari per qualche grosso brand, ti farà entrare come senior designer e sarete tutti felici e contenti.»

Silenziosilenzio non sa nulla, sta sparando a caso. E ci prende.

Continua: «Sai chi è l'unico che non sarà contento?» Si avvicina ancora di più, mette una mano sulla parete di fianco alla mia testa e si abbassa davanti ai miei occhi. Di nuovo con il suo respiro addosso. «Io. Perché so che ti sarai accontentata. E penserò tutti i giorni a quanto appassirai» è sempre più vicino «a quanto..» non finisce la frase perché ormai i nostri nasi si toccano. Con la mano libera mi accarezza la guancia.

Il tin di apertura delle porte ci catapulta nella realtà. Si tira su di scatto e si allontana, con le mani in tasca.

Io non penso di riprendermi. Sono ancora appoggiata e, probabilmente, con uno sguardo impietrito.

Le porte si aprono, con davanti Marchetti. Che guarda prima me e poi Marco. Due o tre volte.

Chissà cosa ha visto e cosa sta pensando.

«Amanda, cara, Etienne ti sta cercando, è piuttosto isterico.» dice.

«Ma Etienne non è a Milano?» chiedo.

«Sì esatto. È al telefono. Non ti trovava. Giustamente, eri impegnata.» e guarda Marco, impassibile.

Corro verso il telefono.

«Amanda! È un casino! Hanno tutti avuto un'intossicazione alimentare a causa di un Poké da quattro soldi! Non faremo mai in tempo!» urla Eti.

«Etienne, ti calmi, mi spieghi...»

«Sono solo! Dobbiamo muoverci! Vieni a Milano ora! E portati pure lo stagista perché ci sono un mucchio di scatoloni da spostare! La presentazione è tra pochissimo ed è tutto all'aria!» dice, isterico.

«Etienne, fammi arrivare in stazione e ti raggiungo! Calmati però. C'è tempo.»

Non c'è tempo.

«Che succede, capo?» arriva Marco ciondolante.

«Presente quando ho detto che eri escluso dalla presentazione a Milano? Mi rimangio tutto. Andiamo»

Improvvisamente la luce sul suo volto cambia totalmente. Gli si legge negli occhi che è entusiasta. Io invece continuo a essere incazzata. Confusa. Incazzata.

Tutti vogliono fare gli stilistiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora