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«Sono venuta a portare le mie dimissioni» dico alla responsabile delle risorse umane, sedendomi tranquillamente davanti alla sua scrivania.

Con nonchalance.

Come se non avessi appena lanciato una bomba ad orologeria che potrebbe far esplodere il palazzo intero.

Il vicinato.

Sbarra gli occhi per un secondo: «Amanda, non.. cosa.. io non.. mi cogli impreparata.» risponde l'HR.

«Lo so, ma questa è la situazione. Per contratto devo dare un mese di preavviso. So che vado incontro a penali ma oggi sarà il mio ultimo giorno nella Bienne Group. Posso, però, dare dei nomi validi per ricoprire il mio posto.» Etienne per esempio.

«Amanda, la situazione in cui ci metti è veramente spiacevole.» prova a dire.

«Me ne rendo conto. Ma ho altri obiettivi.» mai dire mi dispiace quando eserciti un tuo diritto.

«Comprendo. A proposito, oggi è anche l'ultimo giorno del tuo stagista. Potresti gentilmente compilare la scheda di valutazione?»

Ultimo giorno? Non me lo aveva detto. Per tutta la Fashion Week ha fatto finta di niente. Un velo decisamente molto spesso di malinconia copre il mio umore.

E' davvero la fine allora. Per entrambi.

Meglio.

Firmo. Appoggio i fogli sul tavolo e me ne vado. Non ha senso dilungarsi oltre.

L'ansia di tornare alla mia scrivania, stamattina, è impossibile da camuffare.

Indosso un tailleur grigio in envers-satin di Armani con un top in raso color champagne e decolletè a punta nere di Valentino, capelli lisci e i miei occhiali da vista di Miu-Miu. Il mio outfit rispecchia totalmente il mood cupo che mi invade oggi. Ma al contrario del subbuglio che ho dentro i miei abiti sono rigorosi e sicuri.

Mi siedo alla mia postazione e mi sento come un ladro che si aggira furtivo nella casa di qualcun'altro. Consapevole del torto che farò a tutto il mio team, ma il mondo del lavoro è così. Bisogna fissare l'obiettivo e raggiungerlo. Poi si passa al prossimo. Soprattutto se si è in ambito creativo. Tutto dopo un po' inizia a farsi noioso, sono più che consapevole di essere io il problema: mi annoio, sempre. Soprattutto con questo grigiume.

Grazie a tutti e arrivederci.

Nessuno sa niente a parte Etienne e l'HR. Eppure mi sento come se in questo momento chiunque in questa stanza mi stesse odiando. O forse è solo arrivato Marco. Leggermente in ritardo. Fino all'ultimo giorno.

Entra nell'open space con un freddissimo «Buongiorno» senza neanche alzare la testa si siede alla sua scrivania e non mi degna neanche di uno sguardo.

Lo so che ho sbagliato anche io. Ma le cattiverie che mi ha detto questa volta non sono realmente giustificabili, a meno che non sia veramente interessato a me. Ma so che non è così. Non può essere così, provava semplicemente eccitante andare a letto col suo capo. E io come mio solito ho fatto il suo gioco.

Eppure in lui vedevo qualcosa. Come lo vedevo in Alessandro.

Basta. Non voglio più neanche pensare oggi.

Domani si ricomincia.

Passa una delle giornate più lunghe degli ultimi anni. L'aria pesante comincia a soffocarmi e questa tremenda angoscia si fa sentire sempre di più. Non vedo l'ora di andare a casa.

«Allora te ne vai a Milano?» La voce di Marchetti. Ci mancava solo questo per finire ancora peggio questa giornata di merda.

Dieci teste si alzano con sguardo confuso. Ma Marco no. Non ha lo sguardo confuso. Per nulla. Ha semplicemente gli occhi infuocati.

Tutti vogliono fare gli stilistiWhere stories live. Discover now