34. Brutti ricordi.

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«Ti va una canna principessa?» Mi dice appoggiandomi sulla sdraio.
«Me lo chiedi pure?» Gli rispondo dandogli un bacio a stampo sulle labbra.

Ci sediamo nel deor esterno, e Nila inizia a girare una canna.
«Nila!»
«C'è un ape enorme!» Urlo.
«Oddio! forse è una vespa!» Aggiungo alzandomi di scatto dalla sedia.
Mi sembrava strano che andasse tutto bene oggi.
Odio le api, sono la mia più grande fobia.

Mi uccide ripensare a questi momenti.
Mi manca così tanto.
Nila è in carcere...

Lasciando perdere tutto, afferro il telefono e scrivo a mio padre.
Sandy: «Papà»
Sandy: «Puoi imprestarmi cinquanta euro? Devo fare delle cose per Nila. Te li restituirò questa settimana»
Mi risponde dopo soli due minuti.
Fred: «Assolutamente no!»

Per quanto possa tenerci a lui è proprio un pezzo di merda. So che non dovrei parlare così, perché è mio padre. Ma queste cose mi fanno incazzare.
Non perché io sia viziata e pretendo, ma semplicemente perché ieri si è comprato il telefono nuovo; L'iphone tredici pro max da mille e passa euro.
Io gli chiedo 50€ IMPRESTATI perché mi servono, e risponde con "Assolutamente no"? Sapendo che non sono in un ottimo periodo.
Sembra che lo faccia a posta, solo per fare lo stronzo, ma non mi sembra di aver fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti.
Non si parla di mancanza di soldi perché non si sarebbe mai comprato un telefono nuovo se non stesse bene con i soldi, e lo so bene.
Gli ho solo chiesto un favore, sapendo che non aveva problemi, altrimenti neanche glielo avrei chiesto. Poteva evitare di comportarsi così.
Mio padre non si comporta quasi mai cosi, non succedeva spesso , ma quando succedeva e Nila era li presente, faceva di tutto per riuscire ad accontentarmi lui.
Mi manca tanto.

In questo periodo litighiamo spesso, e vado d'accordo solamente con mia madre.
Solo lei mi capisce, solo lei mi sta accanto, e solamente lei mi sta aiutando con l'avvocato per Nila; lei è la mia migliore amica.

Anche se, mio padre ha visto la parte più brutta di me, e mi è sempre stato accanto.
Avevo quindici anni.
Me ne pento tanto di quella giornata, era il periodo in cui avevo chiuso con nila, il periodo in cui bevevo tutti i giorni.

Ottobre 2019
Sono da sola in stazione, ubriaca e sballata di qualsiasi cosa.
Oggi ho ufficialmente chiuso per sempre con Seline.
Ci siamo appena picchiate per una cosa insignificante, ma sono così incazzata che ho bisogno di vendicarmi, ma non posso.
In questo momento è dentro con la polizia della stazione a parlare.

Mentre nila, beh, non mi risponde al telefono quando gli scrivo, lo vedo spesso in giro ma non vuole avere niente a che fare con me.
Ma tentar non nuoce.
Afferro il telefono e seleziono un numero, poi chiamo.
Appena rispondere mi metto ad urlare.
Sandy: «Pezzo di merda!»
Nila: «La smetti di chiamarmi sandy?»
Sandy: «Sei uguale a tutti gli altri» Gli dico scoppiando a piangere.
Nila: «Dove sei?»
Sandy: «In stazione. Mi sono picchiata con Seline! È stata una giornata del cazzo!» Urlo al telefono
mentre lui mi sorprende chiudendo la chiamata.

«Fa tutto schifo» Continuando a piangere sedendomi sugli scalini per entrare in stazione.
Mi accascio con le mani sulla faccia.
Passa una signora «Tutto bene?»
«Si grazie» Se ne va mentre io continuo a piangere.

Sono passati dieci minuti, sono ancora qui ad aspettare che Seline esca da lì.
Alzo la testa per guardarmi intorno e noto una moto avvicinarsi dalla mia parte.
È Nila. Cosa ci fa qua?

Si sta avvicinando a me.
Non gli do neanche il tempo di dire una parola che gli urlo in faccia: «Sei un bastardo!»
«Vattene via!»
«Cos'è successo?» Mi chiede perplesso.
«Niente! Vattene via!» Continuo ad urlare spingendolo.
E lui se ne va.

Dopo pochi minuti noto mio padre arrivare, l'avrà chiamato nila. Che stronzo.
«Dai sali su» Scendendo dalla moto.
«No! Devo aspettare Seline!»
«È già andata a casa, è inutile che aspetti.»
Mi dice cercando di convincermi.
«Accompagnami nella città alta allora, a casa sua»
«Va bene, ma sali su» Passandomi il casco.
Lo metto e salgo sulla moto.
«Passiamo un'attimo da casa, devo prendejs una cjaja» Sbiascico
«Cosa?» Si volta mio padre.
«Devo prendere una cosa da casa»
«Va bene»

Una volta saliti a casa, dalla rabbia e presa dalla rabbia e date le mie condizioni mi fiondo in cucina e prendo un coltello.
Mi volto e noto mio padre, proprio dietro di me.
«No! Se vuoi salire da Seline posi quello» Mi dice indicando il coltello.
«No!»
«Invece si»
«Allora esco da sola!» Li spingo per uscire dalla cucina cercando di arrivare dalla porta per uscire fuori, ma non riesco a passare perché mio padre mi sorprende con uno schiaffo in faccia.
«Sei solo un figlio di puttana» Esclamo.

E così facendo mi sono ritrovata anche con l'altra guancia devastata, e qualche senso di colpa in più.

Ripensandoci ora mi vergogno di quella me, tanto.
Non avrei dovuto mai toccare sua mamma, per di più sono morti da tanto tempo.
Odio quella parte di me, qualche volta si fa risentire, mai mai così tanto. Ero in un periodo perso, passavo tutti i giorni a bere, l'unica cosa che riusciva a farmi sentire meglio, ma ogni giorno facevo cazzate, fin quando è tornato Nila...
È un po' triste pensare come io non riuscissi a gestire la mia vita da sola.

Vado in camera di mio fratello per vedere se sia a casa ma non c'è.
Torno in sala e trovo i miei genitori.
«Ti va di venire a fare un giro con noi?»
«Si» Rispondo.
Per quanto possa essere incazzata mi annoio troppo a casa. Prendo il telefono ed entro su whatsapp per vedere se qualcuno mi abbia scritto. Ci sono dei nuovi messaggi sul gruppo di me Seline e Alyssa.

Seline: «È appena saltato il salvavita in casa»
È imprevedibile questa ragazza. un giorno qualunque potresti entrare nella sua chat e trovare "Amo sono morta e poi risorta".

Seline: «Bella li»
Le rispondo.
Sandy: «Bene.»
Seline: «No vi giuro, mi sono cagata sotto aiuto.
Salta la corrente, mia madre la riaccende,  e sente un botto improvviso provenire dal bagno.
Quindi, si veste, e va dove lavora mio padre a chiamarlo. Mio padre arriva accende la luce in bagno  e scoppia qualcosa. Tant'è che il flash del rumore l'ho visto io dal piano di sopra, e poi altri due flash con tanto di luce.
Beh, che dire. che esperienza entusiasmante.
Tutto questo per colpa di una ciabatta di merda della corrente porco***»
In tutto ciò alyssa non ci calcola minimamente.

«Andiamo?» Chiede mio padre aprendo la porta di casa. Annuisco con la testa.
Ripongo il telefono in tasca ed esco di casa.

Sono seduta  sul sedile posteriore della BMW di mio padre, sto guardando fuori dal finestrino.
Niente di specifico, non puoi concentrarti su una sola cosa da quanto va veloce la macchina, sono solo piena di pensieri.

Siamo in un negozio.
In questo momento sono in un camerino a provare un paio di jeans skinny grigi.
Mi sto specchiando. Mi giro da tutti i lati possibili per vedere se mi valorizzino abbastanza.
Segnano un po' troppo la pancia, e non mi piace affatto. Ma l'unica cosa che noto è che mi fanno un bel sedere. Nel complesso non sono niente male. Forse andrebbe bene una taglia in più.

Slaccio il bottone per toglierli via,  ma  non riesco perché sono troppo stretti. Cercando di tirarli giù, con sforzo, noto una vecchia cicatrice sulla coscia, proprio poco più sopra del ginocchio.

L'amore oltre le sbarreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora