Capitolo 4

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"Cal." La mia voce fredda e roca irruppe il silenzio assordante della piazza, mattonelle di cemento per terra accompagnate dalla leggera brezza del vento fresco.
Anche il nome di Calum aveva un soprannome di tre lettere. Queste non erano semplici coincidenze.

"Hey, Tea! Come stai? Ti ho pensata tantissimo in questi giorni."

"Ti ho pensato anch'io. Tu come stai?" Gli chiesi, sentendo la gola graffiarsi insieme alle corde vocali sull'orlo del pianto.

"Sto bene, le cose qui a Detroit vanno benissimo. Ma tu non hai risposto a me! Come stai? Raccontami qualcosa della tua noiosa vita di Orlando!"

"Non è noiosa. Diciamo solo che qualcosa è cambiato, ma è tutto okay. Credo."

"Tea." La sua voce si rabbuiò. "Dimmi cosa ti succede. Sento benissimo che sei diversa."

"Non è niente, Calum. Solo qualcosa di insopportabilmente frustrante chiamata assenza. Si tratta di Matthew."

"Cosa succede? Non girarci intorno." Cal stava iniziando ad innervosirsi.

"L'ho lasciato." Gli dissi, tutto d'un fiato, come se fosse una sola parola.

"Cosa?" Sbottò lui. "Perché?"

"Non cercare di difenderlo, non c'è alcuna giustificazione, Cal. L'ho trovato mentre si scopava una ragazza del quarto anno."

Calum non parlò, il suo silenzio sottintendeva tanti pensieri.
"Io... Non ho parole, Tea."

"Ormai, neanche io ne ho più." Gli risposi, freddamente.

"Vorrei essere lì con te ed abbracciarti."
Oh. Il mio povero cuore, di nuovo.

"Questo io lo vorrei da mesi, Calum. Non sai quanto mi manchi. Ogni giorno fa schifo senza di te..."

"Se mi dici così, mi fai venire ancora più voglia di tornare."

"Torna, ti prego."

Silenzio. Un silenzio assordante.

"Tornerò presto, Tea. Te lo prometto."

"Ci conto. Ti voglio bene, Cal. Grazie."

"Non devi ringraziarmi. Non voglio che stai male per il coglione di turno. Sentiamoci presto, eh? Ciao Tea. Ti voglio bene anch'io."

"Ciao, Cal."

Riattaccai. Calum sapeva benissimo che Matthew non era il coglione di turno, e non lo era mai stato.
Eravamo stati insieme per due anni e mezzo, un tempo non indifferente. Per niente.

Rimisi il telefono in tasca e tornai subito a casa. Avevo voglia di dormire.

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Mi tolsi la maglietta restando in costume, un costume che non mettevo da settembre dell'anno prima, e mi sentivo un po' a disagio davanti a Michael.
A parte questo, stavo anche morendo di freddo.

Eravamo a gennaio, le temperature erano ancora basse e solo un pazzo come Michael avrebbe potuto decidere di fare il bagno a mare. Ma volevo unirmi a lui, non sarebbe stato niente di così strano.
Tranne che il giorno dopo avrei certamente avuto la febbre alta.

"Dio, quanto sei lenta." Fece una finta risatina.

Se il giorno prima mi era sembrato più allegro rispetto ai giorni precedenti, mi sbagliavo, e anche di grosso.
Era tornato cupo e grigio come la prima volta, anche se non capivo perché.

Volevo conoscerlo, ma volevo anche agire piano piano. Non volevo essere troppo indiscreta e precipitosa, fare un passo alla volta forse sarebbe stata la mossa giusta.

Three || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora