Capitolo 18

1K 103 6
                                    

Michael ed io camminavamo a testa bassa, senza dire neanche una parola, per raggiungere casa mia.
Calciavo qualche sassolino che trovavo davanti ai mie piedi, me lo ritrovavo anche più avanti durante il cammino e gli davo altri calci, mandandolo lontano.

I capelli di Michael si stavano scolorendo un po', erano mossi dal vento e svolazzavano ritmicamente, in sincronia con i suoi passi.
Strinsi le mani nelle maniche lunghe della grande felpa che indossavo, era una vecchia felpa di Ros e vi ero affezionatissima.

Con mani tremanti, tirai le chiavi di casa fuori dalla tasca della felpa, le infilai nella toppa e feci due giri distratti per aprire la porta.

"Ciao, mamma." Annunciai, entrando.
Lei era in cucina, seduta al grande tavolo giallo e rotondo, insieme a Jason.
Il mio fratellino stava guardando un programma educativo sull'alfabeto in televisione, e in qualche modo mia mamma stava cercando di insegnargli a leggere. Ma era ancora troppo piccolo per uno sforzo del genere.

"Buonasera, signora Rogers." Disse Michael, rivolto educatamente a mia madre, con una punta di timidezza nella voce.

"Ciao, Tea, e ciao anche a te, Michael! Come stai?" Si alzò dalla sedia e andò a salutare Michael, che le rivolse un sorriso.

"Sto bene, grazie. Lei come sta? E Jason?"

"Beh, sono un po' stanca, lavoro, lavoro, lavoro!" Si lamentò lei, ma mi piaceva osservarla comunicare con Michael. Poi continuò: "Anche Jason sta bene, ultimamente è sempre più affamato."

Michael accarezzò la testa delicata del mio fratellino, che per tutta risposta gli afferrò il dito con la piccola manina paffuta e glielo morse.
Mia mamma e Michael risero insieme, mentre lei diceva a Jason: "Jas, non si fa! Non dovresti mordere le dita delle persone. Tieni, mordi questo." Gli passò un biscotto, e lui iniziò a mordicchiarlo spargendogli di sopra tutta la sua bava schifosa.

"Stiamo andando in camera mia, mamma," le dissi, "tra un po' arriverà anche Calum. Era da Lux."

Lei rispose: "Va bene, non c'è problema. Comunque, io tra una decina di minuti vado dalla zia insieme a Jas, quindi torno stasera per cena."

"Okay." Risposi, invitando Michael a salire le scale con me per arrivare in camera mia.

Naturalmente mia madre non si era accorta del grosso livido scuro, avevo rimesso gli occhiali.
Feci entrare Michael in camera e si sedette sul mio letto, osservando, di nuovo, la stanza. Non era niente di interessante, al muro c'erano molte foto attaccate, tra cui molte ancora con Matthew, bigliettini, immagini stampate, poster e quadri.

Il resto lo aveva già esplorato tutto, in precedenza. E la cosa che gli era piaciuta di più in assoluto era il mio divanetto sotto la finestra che si affacciava sulla strada principale.

Io mi sedetti proprio lì, con le gambe distese, e posai gli occhiali da sole sul comodino. Lui mi raggiunse, prendendomi il viso tra le mani per osservare meglio il livido.

"Quando pensavi di dirmi una cosa del genere, Tea?" Disse, con un tono deluso. Avevo paura che si arrabbiasse con me per non averglielo detto, e mi tranquillizzai quando non si dimostrò tale, ma mi sentii anche in colpa.

"Scusa, Michael..." Gli risposi. "Non è come sembra. Posso spiegare."

"Eh, no," iniziò ad arrabbiarsi improvvisamente, "non c'è niente da spiegare. Cosa, vuoi inventarti una di quelle storielle deficienti come Spongebob? No guarda, fai pure, ma non crederò mai al fatto che hai un occhio nero perché ti sei quasi accecata con il tappo di un dentifricio."

Ridacchiai mentalmente per il discorso di Michael, chi non aveva visto quella puntata di Spongebob? La conoscevo a memoria.
Poi, però, diventai seria di nuovo. La faccenda era importante, meritava una spiegazione.

Three || Michael CliffordHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin