5. Per Rimanere Vivi

21 3 3
                                    

Mark si chiede se ci sono regole nella chimica.
_______________

Mark per un istante pensò che forse non c'era alcuna chimica tra di loro. In fondo che aveva in comune lui con un perfetto ragazzo vestito come se dovesse andare al Batcave? Perché Donghyuck era tutto pizzo nero, bigiotteria incastonata di pietrine rosse e brillanti e opache, trucco sciolto con l'eyeliner che come in una tela di ragno si allungava sotto l'occhio, sopracciglia dritte, rossetto scuro.

Anche dopo un anno, Donghyuck portava ancora le scarpe più scomode al mondo, rigidi stivaloni in pelle borchiati su tutto il lato della suola, alti fino a mezzo polpaccio, che facevano sanguinare tutto ciò che stava sotto. Mark si ricordava la fatica che aveva fatto per toglierglieli. Sopra a quelli, pantaloni neri in pelle lucida, con mille cerniere superflue, due cinture, tre catene appese tra i passanti; e infine, ancora più su, una maglia a maniche lunghe e larghe con intricati ghirigori in pizzo, ma strappata sul braccio destro. In breve, Donghyuck era un sogno.

E Mark, guardandolo, si sentiva terribilmente scialbo con i suoi noiosissimi, consunti jeans troppo larghi, che gli stavano su soltanto grazie ad un minuzioso lavoro di spille da balia, e la sua maglia a righe bianche e nere, con le maniche fin troppo lunghe, rubata a Jaehyun. L'unica cosa che era cambiata in lui in quell'anno erano stati i capelli, prima neri e ora di un rosso brillante, quasi accecante. Voleva chiedere a Donghyuck se gli piacessero, che ne pensasse, ma allo stesso tempo temeva ch'egli lo schernisse dicendogli, ridendo: «Ma che t'importa? Basta che piacciano a te, no?».

Stava giusto per chiederglielo, pronto a rispondere all'umiliazione con il terzo dito quando Donghyuck disse, spontaneamente: «Sai, i capelli così ti stanno proprio bene».

Mark rimase sconcertato per appena un istante, nella realizzazione che forse c'era chimica tra di loro. In un modo insolito e stravagante, questo era indubbio, ma c'era chimica tra di loro. E questo gli faceva tornare in mente tutti i commenti che il suo cervello aveva declassato a fantasticherie naïve nel corso di quell'anno, prima fra tutte: "forse se lo rivedessi le cose funzionerebbero". Improvvisamente si ritrovò a ripensarlo, come mille volte l'aveva pensato in quei mesi. "Forse le cose possono funzionare".

«Ma va'». Aveva risposto senza pensare. Donghyuck prese a dondolare sull'altalena fissandosi le scarpe, con un'espressione un po' spenta alla risposta asciutta di Mark, e Mark si ritrovò di nuovo annegante nei suoi pensieri negativi. «Di solito quando si riceve un complimento, si ringrazia,» venne istruito sul buonsenso.

«Donghyuck, sei il ragazzo più bello che mi sia mai capitato davanti,» disse Mark, giusto perché era giusto che lo sapesse. «È strano che tu mi faccia un complimento. Dovrei essere io a farli.»

Donghyuck lo guardò, finalmente con un vero sorriso. Aveva già capito da come Mark l'aveva guardato per tutta quella sera, esitando su ogni suo dettaglio, che lo trovava ancora perlomeno intrigante. E aveva anche notato le mani di Mark tremare nel tentativo di non spingersi a toccarlo, le sue guance diventare rubiconde ai suoi commenti più sinceri, le sue pupille voltare a destra e a sinistra costantemente per evitare di dare l'impressione di starlo fissando troppo a lungo, invano, il modo in cui si era mordicchiato le labbra prima di sputare quel "ma va'".

Questo Mark era così diverso da quello che l'anno prima l'aveva preso per i capelli per spingerlo contro le mattonelle di un bagno pubblico, che lo aveva spogliato di tutto senza alcun rossore, che si era impossessato di lui come un demone.

Eppure era lo stesso Mark, e lo era perché le sue mani avevano voluto troppo anche l'anno prima, e tante volte si erano bloccate a mezz'aria seguite da un «posso?»; e la sua abitudine di mordersi il labbro inferiore coi denti mentre pensava non era cambiata. Era lo stesso Mark che lo aveva consolato, non a scarico di coscienza, ma di propria volontà; lo stesso Mark che gli aveva asciugato le guance e che poi si era fatto baciare anche se Donghyuck aveva ancora la bocca salata dalle lacrime e gli occhi gonfi.

La Fuga Del SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora