Capitolo 12

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CAPITOLO DODICI

"Fin dall'età di tredici anni mi è produta sempre la capa e, sempre che ho visto una guagliona bbona, me songo allummato e me ne sono andato de capa. Tutti gli uomini hanno un vizio: chi bevitore di vino, chi giocatore accanito, chi celebre fumatore... Il mio vizio è stato chillo de correre appriesso a li femmene! Il bevitore di vino beve, si ubriaca, cade e si sciacca. Il giorno dopo fà giuramento di non bere più... Dopo un paio di giorni passa per una cantina, la guarda, la torna a guardare, vorrebbe fuggire, ma non lo può! Quell'odore di vino, quella freschezza lo attrae, lo magnetizza, e quel pover'uomo, senza nemmeno saperlo, se trova assettato a nu scanno, cu nu litro mmano... Questo successe a me; per correre appriesso alle donne, trovai mia moglie, la presente, mi ubriacai di amore, la volli sposare, e così caddi e mi sciaccai. Dopo sposato, feci giuramento di non guardare nfaccia a nessuna donna, e stette cujeto per molto tempo. Ma che volete, un giorno vidi una modista. Era bbona, bbona dinto a l'arma de la mamma! Quella sua camminatura, quella sua corporatura, facevano incantare! La guardai, la tornai a guardare, e, al pari della cantina, quegli occhi, quella freschezza, quell'odore de carne fresca mi magnetizzarono, mi affascinarono, me zucaieno, e macchinalmente le jette appriesso... Il giorno dopo, senza nemmeno saperlo, me trovaje assettato dinto a la casa soja!... Ieri questa tale mi invitò a cenare con lei... Sì, è vero, io andai in quella casa, ma quale fu la mia sorpresa? Quella di trovare questi due vecchi peccatori nella stessa abitazione: uno amante di una certa Mariuccia e l'altro di una certa Rosina. Si venne a un accordo, si fece alleanza e, mentre tutto era pronto per la cena, vuje venisteve e nce rumpisteve ll'ova mmano! Ciò che loro hanno asserito sono calunnie e bricconate! Quello che ho detto io, è la pura verità, ve lo giuro sul mio onore! Verba ligant homines, tautorum cornua funes!" . Un lungo applauso accompagnò la conclusione del monologo di Lorenzo, che impersonava Felice Sciosciammocca, un giovane marito fedifrago, colto sul fatto mentre si intratteneva con un'altra donna, che confessava la propria debole umanità. Fu in quel momento che lui la vide, solo all'inizio del terzo atto, quando abbassò gli occhi verso il pubblico, per un istante, nonostante le luci sparate contro di lui, i sui occhi incrociarono quelli di Claudia e notò un lampo nel suo viso, nulla di più, ma quello bastò a mettere in connessione le loro due anime. Lei, dalla sua, sentì un brivido dietro la schiena, come una premonizione, era come se Lorenzo avesse parlato direttamente al suo cuore, la cosa non aveva alcuna motivazione razionale, era una stupida farsa, quel Felice era solo un pusillanime che andava dietro alle gonnelle delle ragazze, e lui aveva solo recitato la parte di un copione scritto un secolo prima, eppure lei in quel momento avrebbe voluto essere come la modista, capace di fargli perdere la testa.

Alla fine dello spettacolo, Lorenzo usci in platea, come gli altri attori, una carineria nei confronti del pubblico che aveva avuto la pazienza di ascoltare, ed un modo per sentire davvero le prime impressioni di amici e parenti. Non cercava volti in particolare, eppure sentiva di dover guardare dove quel lampo lo aveva sorpreso, i posti erano vuoti, ovviamente, ormai gli spettatori erano in piedi, la maggioranza era uscita, solo alcuni facevano capannello intorno ai propri beniamini. Mentre camminava nel corridoio centrale della platea, per raggiungere l'ultima fila, e sedersi, come sempre faceva, per godersi quella che per lui era la vera ultima scena di una commedia, sentì una mano battergli la spalla, ed una voce allegra che lo apostrofava: "Allora, non mi saluti nemmeno, sei già diventato famoso?", lui si voltò all'indietro, la sua mente era da tutt'altra parte, ma quando il suo sguardo si mise a fuoco sul volto sorridente di Claudia, s'illuminò, ed istintivamente l'abbracciò per salutarla, lei rispose di buon grado ed anzi, indugiò un istante di troppo prima di allontanarsi, e gli sussurrò nell'orecchio: "Sei stato fantastico, mi hai fatto emozionare!". Diego, che l'accompagnava, non si accorse di niente, non potette vedere le labbra della sua ragazza muoversi sfiorando l'orecchio di Lorenzo, perché la sua testa gli copriva la visuale. Probabilmente era stato tutto ben studiato. L'alito caldo che tradiva l'intima vicinanza delle labbra e le parole appena udite, fecero vacillare il povero Lorenzo, che riuscì a malapena a celare l'imbarazzo distogliendo dolorosamente lo sguardo da lei e chiedendo ad entrambi cosa pensassero dello spettacolo appena terminato. Incassò i complimenti sinceri di entrambi, e rispose alle solite domande di rito, circa le prove, le repliche, e gli altri attori. Poi prima di salutarsi, lei, con una naturalezza straordinaria, lo invitò a passare il prossimo fine settimana nella sua casa in montagna, era inteso che l'invito fosse esteso anche alla sua ragazza, visto che ci sarebbe stato anche Diego. Dall'espressione di disappunto del ragazzo, Lorenzo capì immediatamente che l'iniziativa non fosse stata precedentemente condivisa, ma entrambi ne stavano venendo a conoscenza nello stesso momento. Non trovò niente di male in quell'invito, per cui accettò con entusiasmo, con buona pace di Diego che già probabilmente pregustava una tre giorni romantica chiuso in casa tra letto e cucina.

Alla fine arrivarono i saluti, tra una cosa e l'altra erano passati più di dieci minuti, ormai tutti gli spettatori erano andati via, la sala era vuota, lei lo riabbracciò stavolta senza parlare, semplicemente sfiorandogli il collo con le labbra, lui approfittò di quel contatto per inalare la sua essenza, muschio bianco, se ne lasciò inebriare per qualche secondo ancora, anche quando scomparve dalla sua vista. Poi soddisfatto, fece quello che faceva tutte le volte dopo uno spettacolo. Scelse la sedia centrale dell'ultima fila, e si sedette, nel silenzio assoluto della sala, fissando il palcoscenico ed il sipario ormai chiuso, come per assorbirne le sensazioni, dolcemente dolorose, per sentire l'anima vera del teatro, che in quel momento, senza pubblico e senza attori, tornava a dormire, tornava ad essere soltanto un edificio anonimo con venti file di sedie ed una tenda bordeaux. Chiuse gli occhi e viaggiò in mondi lontani, Broadway, Londra, Parigi, poi con un sospiro li riaprì, si alzò, spense le luci della sala ed uscì. Si fermò, certo di avvertire ancora quell'essenza su di lui, si voltò istintivamente come per cercarne l'origine, anche se sapeva che lei era andata via ormai da un po', scosse la testa, sorrise e si avviò a casa con una certezza, non avrebbe mai più dimenticato quel profumo. E quella donna.

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