Capitolo 14

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CAPITOLO QUATTORDICI

La montagna in fondo non piaceva a Lorenzo, anche in primavera, c'era troppo freddo, troppi vestiti, troppi movimenti goffi, e troppo cibo grasso. Non che non amasse mangiare, ma l'eccesso di formaggi fusi e fondute gli dava la nausea. Per fortuna, quella sera, dopo l'avventura sulle piste, nella quale comunque si era comportato più che dignitosamente per essere uno che non aveva mai preso una seggiovia e fatto una discesa nel vero senso della parola, avevano prenotato in un ristorante tipico dal nome che prometteva calore e spazi angusti: la Trappola. Il menù offriva una bella varietà di primi con ragù di cinghiale, funghi o legumi, anche se la carne alla brace era il pezzo forte. Mangiò di gusto e bevve più del necessario, senza grossi effetti collaterali, se non una certa allegria espansiva che gli rendeva più amabile il mondo che lo circondava. Anche la sua ragazza, Daniela, gli sembrava più gentile, pareva che avesse perso quell'aura austera e giudicatrice, e fosse tornata la ragazza fresca di cui si era innamorato qualche anno prima, gli venne voglia di fare l'amore con lei quella sera. Certo, sarebbe stato difficile, perché loro dormivano in un letto a castello, piuttosto scomodo, e Daniela non era certo il tipo che si lasciasse andare a venti di passione incontrollata nel primo posto che capitava, anzi, era piuttosto il contrario. Lei aveva indugiato più di qualche tempo prima di decidersi ad andare a letto con lui la prima volta, perché non era convita del loro rapporto e voleva scegliere il momento ed il posto migliore per l'occasione. Condivisibile, ma certo, poco consona ad una giovane nel pieno della sua attività ormonale. Quel pensiero raffreddò immediatamente i bollori di Lorenzo, che si voltò dall'altra parte e subì lo sguardo penetrante di Claudia che, casualmente era seduta alla sua sinistra; proprio in quel momento aggiustandosi i capelli incrociò i suoi occhi, e contemporaneamente il ginocchio di lei sfiorò la sua gamba, non capì se lo avesse fatto apposta, ma all'improvviso un calore strano lo pervase, un senso di claustrofobia unito alla sensazione di un terremoto imminente lo indussero ad alzarsi, quel posto gli sembrò minuscolo ed angusto, doveva alzarsi e prendere un po' d'aria, riordinare le idee e fare evaporare l'alcol. Prese una sigaretta di Daniela e usci al freddo per fumare e stare un po' da solo.

Non passarono cinque minuti che Claudia era fuori con lui, sorrideva, come se nulla fosse accaduto, e forse era davvero così, ma intanto lei era li con lui a parlare. Gli prese la sigaretta dalle mani, e ne aspirò una boccata.

"Ma tu fumi?" le chiese lui.

"No!" rispose ridacchiando lei.

"Ah bene neanche io!"

"Infatti, lo vedo, questa è una sigaretta di cioccolato vero?"

Lui sorrise alla battuta ed aggiunse: "No, davvero io non fumo, queste sono di Daniela, per me fumare una sigaretta è come farmi una canna, mi gira tutto per qualche minuto, lo faccio ogni tanto quando ho bevuto troppo, ed è un'ottima scusa per stare un po' fuori!"

"Infatti, questo è vero!" disse lei prendendogli la sigaretta dalla mano e passandogli il suo bicchiere di vino indicandogli di bere, lui lo prese e impercettibilmente sfiorò la sua mano nel passaggio, lei se ne accorse ed indugiò un istante di troppo, poi guardò in trasparenza il bordo del calice e notò il l'ombra del profilo della labbra di lei, lo trovò stranamente irresistibile e stava per appoggiare le sue labbra su quell'impronta quando la porta del locale si riaprì ed uscì la sua ragazza, che stridendo come le unghie sulla lavagna, li richiamò perché era arrivato il dessert. Che nessuno dei due avrebbe mangiato. Daniela volse le spalle ad entrambi e filò all'interno del locale, perché, disse era troppo freddo, a Lorenzo e Claudia non restò che un ultimo sguardo ed un sospiro che di rassegnazione. Entrambi si chiesero cosa stessero pensando gli occhi che avevano d'avanti.

La serata si affievolì lentamente, tornarono a casa, accaldati dal vino e dal cibo, ma stanchi per la lunga giornata, la fatica nelle gambe si faceva sentire, parlarono poco, sorseggiarono una grappa più per educazione che per voglia, e poi si salutarono velocemente sapendo che quella sarebbe stata l'ultima notte insieme. Daniela mise su un meraviglioso pigiamone antistupro e si infilò quasi senza passare per il bagno nel letto di sotto, evidentemente non aveva alcun desiderio di sensualità. Lorenzo non aveva voglia di dormire immediatamente ed accese la televisione con la scusa di aspettare che gli altri si lavassero i denti e si cambiassero. Claudia e Diego, mano nella mano, uscirono dal bagno con i loro pigiamini coordinati, lui con un sorriso largo e pieno di attese, lei con uno sguardo che tradiva timidezza e quasi senso di colpa.

Beh, almeno loro fanno la loro parte pensò Lorenzo con una certa amarezza, lui era costretto a stare da solo con un vecchio telecomando su un divano scomodo a guardare programmi notturni. "Cercate almeno di non fare rumore..." li apostrofò mentre si congedavano, lo disse quasi ridendo, ma stranamente sentì una punta di amarezza tra le labbra, lo avvertì ed abbassò il volume del televisore per non lasciarsi distrarre e per capire le sue sensazioni, e così ne ebbe la certezza, era gelosia. Si, era geloso che Claudia facesse l'amore col suo ragazzo, una cosa stupida e oltremodo insensata, che non avrebbe ammesso nemmeno a se stesso nel silenzio della notte. Scacciò il pensiero con decisione e ascrisse la sensazione piuttosto alla delusione di non aver potuto fare la stessa cosa con Daniela. Rialzò il volume per seguire un telegiornale della notte, non che gli interessasse quello che stava accadendo nel mondo, lui aveva quasi vent'anni, e come molti suoi coetanei, il mondo era il suo quartiere e poco altro, ciò che accadeva lontano da lui lo coinvolgeva marginalmente, infatti ancora non capiva perché i suoi genitori fossero così interessati alle notizie del giorno, cosa cambiava della loro vita se israeliani e palestinesi non trovavano un accordo o se gli americani decidevano di invadere un giorno l'Iraq ed un altro la Libia. Bella età nella quale politica internazionale ed economia sono solo materia d'esame. Nella sua mente faceva il breve resoconto degli eventi che maggiormente erano stati trasmessi dai telegiornali nazionali negli ultimi anni, e tra se e se scrollava le spalle, in fondo la guerra del Golfo per lui era stata solo l'occasione di alcuni scioperi durante il primo quadrimestre, la questione mediorientale era un casino cronico, che si trascinava da decenni, Gheddafi forse lo aveva preoccupato un po' di più, visto che la Libia in fondo non era così lontana da casa sua, e soprattutto Napoli ospitava la sede della Nato che poteva sempre essere bersaglio di qualche attentato. In fondo sapeva di essere un po' qualunquista, non era come il suo amico Massimo che dall'età di quindici anni aveva abbracciato il comunismo con convinzione, parlava con decisione della fame in africa, delle industrie che sfruttavano gli operai, del profitto incontrollato di pochi sulla pelle della gente, della scuola che non insegnava ciò che era necessario al futuro degli studenti, in pratica era un politico in erba con una coscienza civica che a Lorenzo mancava. Non che fosse tutta colpa sua, in effetti, i ragazzi assorbono l'atmosfera che si vive in famiglia, e i suoi genitori non gli avevano certo trasmesso quel genere di visione della vita, erano brave persone, lavoratori indefessi che usavano tutte le ore possibili della giornata per poter guadagnare il denaro per i propri figli, ma non capivano granché di politica, votavano alternativamente a destra o a sinistra a seconda delle circostanze del momento, e comunque non vedevano molto oltre il loro naso. Mentre lasciava passare il tempo con questi pensieri, la sua attenzione venne catturata da un titoletto che si riferiva ad una tragedia a Secondigliano. Beh, quella era davvero vicina a casa sua, focalizzò lo sguardo sulle immagini e vide una voragine in mezzo a dei palazzi sventrati. Capì dalle parole dell'inviato che qualche giorno prima c'era stata un'esplosione in una galleria in costruzione per una fuga di gas, in quell'occasione erano morte circa undici persone ed erano andati distrutti tutti gli edifici del circondario, e la cosa tragica era che la voragine creatasi in seguito al botto, aveva reso impossibili i soccorsi bloccando l'accesso al quartiere. Una tragedia pensò, guardando le macerie, i vigili del fuoco che cercavano i superstiti e la gente che commentava la scena raccapricciante. Dopo quell'ultima notizia che lo aveva coinvolto alquanto, poiché diversi suoi conoscenti abitavano in quella zona, decise di aver atteso abbastanza e si infilò il non-pigiama nel soggiorno, tanto nessuno lo avrebbe visto, lì da solo al buio, e dopo le normali procedure da bagno si infilò nel letto superiore del castello e chiuse gli occhi. Si sentiva come in una cuccetta in un treno, come quando era andato a Parigi per il viaggio di quinta, una sola tirata da Napoli alla Gare de Lyon, che spettacolo, gli sembrava quasi di sentire il rumore delle ruote del treno, quel tata-tata ritmico che cambiava quando il veicolo passava attraverso le gallerie o sui ponti, era così reale, troppo reale. Riaprì gli occhi, e capì, il suono veniva dalla camera da letto, altro che treno in corsa, quella era una cavalcata bella e buona pensò, si girò su un fianco per cercare di dormire, ma non ci riuscì, contò pecore e montoni, recitò preghiere noiose, ma niente, appena smetteva gli compariva davanti l'immagine di Claudia sdraiata sul letto, seminuda, con un cappellino da Babbo Natale e due mani che l'accarezzavano, non riusciva a vedere la faccia dell'amante, ma vedeva benissimo il corpo di lei e la biancheria di pizzo che cercava di sfilarle. Si rigirò nel letto più e più volte pur di allontanare dalla sua mente quell'immagine, ma riuscì soltanto a ricevere un richiamo dall'inquilina del piano di sotto che voleva dormire e non aveva intenzione di essere disturbata da tutti quei movimenti. Allora smise di combattere, si mise supino, chiuse gli occhi e cedette alla fantasia ed un'erezione che contemporaneamente gli si palesava, dolcemente e silenziosamente si cominciò ad accarezzare e finalmente il suo desiderio di amore si raggrumò in un fazzoletto di carta e lui svenne in un sonno senza sogni.

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