Capitolo 7

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Lucas
India ha il viso stanco e gli occhi cerchiati da un alone grigiastro. C'è una vivacità insolente che di solito caratterizza il suo sguardo, lo stesso sguardo che oggi ne è del tutto privo.
La guardo passeggiare in balcone mentre parla con qualcuno al telefono. Non di quello che è successo. Le ho chiesto espressamente di non farne parola con nessuno, e lei ha accettato senza opporsi, probabilmente perché non vede l'ora di dimenticare questa melmosa vicenda e tornare a concentrarsi sulla sua vita.
  Tuttavia, quando rientra in casa, ha qualcosa da dire.
<<Non posso mancare a lavoro nel pomeriggio. Ho avvisato che potrei tardare ma è il massimo che posso fare per...>>
<<Me...>> concludo la frase al posto suo.
Mi guarda di traverso portandosi le mani ai fianchi. <<Stavo per dire Iago>>, precisa.
<<Va bene>> affermo alzandomi dal divano, <<vedrai che avrai tutto il tempo che vuoi. Ora però aiutami a capire quanto è grossa questa merda in cui si è cacciato mio fratello.>>
India si sfila un elastico dal polso e raccoglie i capelli in una coda. Con le mani si liscia la testa dalla fronte alle tempie guardando fisso un punto davanti a se, e questo gesto sembra aiutarla a concentrarsi ed a riordinare le idee.
<<Erano all'incirca le undici di ieri sera, stavo tornando all'appartamento dopo aver cenato col resto del team di lavoro.>>
Mi avvicino a lei e le do tutta la mia attenzione.
<<Ho attraversato il Roger Williams Park di Providence. All'inizio insieme agli altri, poi ho proseguito da sola perché non vedevo l'ora di tornare a casa a riposare. Poi qualcuno ha attirato la mia attenzione.>>
<<Iago>>, suppongo.
India annuisce con la testa e resta in silenzio. Scosta una sedia stando attenta a non fare rumore, come se fosse così semplice svegliare un uomo che ha ingerito sostanze stupefacenti.
<<Erano in tre, stavano parlando tra di loro. Iago era seduto sullo schienale di una panchina, con i piedi sul legno della seduta. Sembravano conversare tranquillamente e non davano nell'occhio. Avvicinandomi però ho riconosciuto l'onda tatuata dietro al collo di Iago. Ho capito che era lui e... beh, ho deciso di trovare una posizione dove non sarei stata notata ma che mi avrebbe consentito di fargli una foto.>>
<<L'hai scattata?>> le chiedo speranzoso.
Se quei tizi hanno qualcosa a che fare con la condizione in cui versa ora mio fratello, una loro foto potrebbe tornarmi utile, penso.
<<Ero abbastanza lontana da loro, ma si, l'ho fatta.>>
Seguo attento i movimenti delle sue mani curate mentre digita sulla tastiera il codice di sblocco e tocca l'icona della galleria fotografica.
Seleziona l'ultima immagine e appoggia lo smartphone sul tavolo ruotando lo schermo verso di me. Prendo tra le mani il telefono e ingrandisco l'immagine che inevitabilmente sgrana i particolari.
Comunque, che quello al centro fosse Iago, si sarebbe capito. Allora le chiedo: <<perché l'hai fatto?>>
India solleva un sopracciglio così tanto che mi sembra possa arrivare a toccare il soffitto.
Cerco di essere più specifico. <<Voglio dire... Non era ancora successo nulla, come mai...>>
<<Non sono una tale stronza, sai?>> mi interrompe. <<Ho presente la preoccupazione che stavate provando in famiglia. Con gli altri se ne è parlato, e molto. Come avrei potuto tirare dritto e non farvi avere una prova che stesse bene?>> India rilascia un sospirò amaro prima di proseguire. <<Anche se in effetti, così bene non sta.>>
Per un po' nella stanza cala il silenzio. Mi porto le mani sugli occhi e cerco di riordinare le idee. Quando li riapro India mi sta fissando. I suoi lineamenti, tondeggianti nei punti giusti, sottolineati da un filo di trucco, stonano incredibilmente con l'angoscia che le leggo nello sguardo.
<<Cosa pensi di fare?>> mi domanda.
<<Ho un piano>> rispondo alzandomi dalla sedia.
India mi segue con lo sguardo mentre mi avvicino alla finestra e scosto la tenda. È una giornata fresca ma soleggiata a Providence. L'appartamento affaccia su una via commerciale molto caratteristica.
Guardo la gente camminare. C'è un corriere che consegna un pacco, una donna con una busta della spesa che quasi sfiora l'asfalto da quanto è piena. La quotidianità è dall'altra parte del vetro, ed io sono qui con una grossa grana da risolvere.
<<Appena sarà in grado di farlo, lo metterò in contatto con i nostri genitori. Voglio che sentano la sua voce e che lui li tranquillizzi. Dirà loro che voleva cambiare aria perché non si aspettava che mio padre lo licenziasse. C'è del vero, ci crederanno.>>
<<E poi?>>
<<Affitterò l'interno quattro, parlerò con Olivia. Ai miei diremo che Iago andrà a stare lì per un po'. Baderò io a lui per il tempo che serve, ma i miei devono rimanere fuori da tutto questo. Se c'è una cosa che può farti stare peggio di non sapere dov'è tuo figlio, è sapere che sta male. Non gli darò questo dolore.>>
<<Non saresti tu a darglielo, Lucas.>> India inclina la testa in direzione della camera da letto. <<Ricordi?>> domanda, <<quella persona sarebbe Iago.>>

India
Lucas solleva le spalle e mi passa accanto con le mani affondate nelle tasche dei jeans.
<<Fa lo stesso>>, afferma.
<<Non sono d'accordo.>> lo contraddico.
<<Beh, non lo sei mai. Non è una novità>>, dice guardandomi di traverso.
<<Come pensi di poter gestire, da solo, un'emergenza del genere? Iago ha bisogno di uno specialista, ha bisogno di un percorso riabilitativo o che so io.>>
<<Troverò un medico, chiederò aiuto al mio preparatore atletico...>>
Non lo faccio finire di parlare. <<Cosa? Ascoltami Lucas!>>
Lo raggiungo e aggancio il suo sguardo al mio. <<Tuo fratello non ha "preso freddo" ieri sera>>, virgoletto mimando con le dita. <<Iago ha assunto della droga. Gli serve un aiuto diverso da quello che pensi. Non è così semplice.>>
Lucas mi fissa con le mascelle contratte. Sà che ho ragione, ma non ha nessuna intenzione di fare a modo mio. Sbuffa di frustrazione e fa un giro su se stesso portandosi le mani in testa.
<<Troveremo un buon medico>>, enuncia aprendo le braccia.
<<Troveremo?>>
Mi raggiunge con una falcata e mi afferra per le spalle. <<Ti garantisco che sfrutterò il tuo aiuto il minimo indispensabile. Presto tutto questo sarà acqua passata. Devi solo aiutarmi a fare luce su quello che è successo e mantenere il segreto. Okay?>>
Le pupille gli vibrano mentre attende un mio cenno di assenso.
<<Gli serve un aiuto>> ribadisco testarda.
Lucas intensifica la stretta ai lati delle mie spalle. <<Lo avrà, te lo garantisco. Ora dimmi se ci stai o no!>> insiste.
Fisso quella marea castana, che sono i suoi occhi preoccupati e speranzosi, cercando il rigore che solitamente mi governa, sparito improvvisamente dai principi che osservo.
E soccombo una priva volta.
Proprio così!
Incredibile a dirsi, ma non riesco a disattendere la sua richiesta. Faccio segno di sì con la testa e dopo un lasso di tempo interminabile, in cui Lucas continua a fissarmi inebetito, sento che mi da una pacca sulla spalla.
<<Ottimo, sei in squadra!>> esclama allontanandosi.
Mi si aggrovigliano le budella.
Sono in squadra.
Sono fregata.
Sono una stupida.
Nella mezz'ora successiva gli racconto tutto quello che ho visto quella notte. Del tizio con la barba che raggiungeva Iago e gli altri due sulla panchina. I loro toni accesi fin da subito. Iago che scendeva dalla panchina per affrontare il tizio con la barba, e gli altri due che invece di aiutarlo lo bloccavano a tradimento incrociandogli le braccia dietro alla schiena.
<<Iago ha ricevuto una serie di colpi sul petto. Ero seduta sul bordo di una fontana poco distante e sono schizzata in piedi nello stesso istante in cui in lontananza si è sentito il suono acuto di un fischietto. I tre sono scappati lasciando Iago accasciato a terra. L'ho raggiunto di corsa mentre sopraggiungevano anche i due guardiaparco. Erano due ragazzi molto giovani, gli ho detto che si era trattato di un litigio per futili motivi. Non saprei se mi hanno creduta ma di una cosa sono certa, non volevano grane. Ho aiutato Iago a rialzarsi e ci hanno lasciati andare.>>
Lucas reclina la testa sullo schienale del divano e chiude gli occhi. Si massaggia le tempie e rilascia il fiato.
<<Che cazzo di casino>> sbuffa.
Dopo un po' decido di preparare un tè. Mentre armeggio in cucina, vagliando le possibilità di un piano d'azione che possa rivelarsi efficace e risolutivo, mi viene un'idea.
<<Potremmo chiamare Patrick!>>
Lucas si volta dubbioso nella mia direzione. << Sarebbe?>>
<<Il tipo che sta frequentando Rhonda. Si occupa di perizie medico legali.>>
<<Mi stai dicendo che il nostro uomo sarà un tizio che lavora in obitorio?>>
<<Puoi smetterla di usare metafore sportive?>>
<<Perché?>>
<<Mi distraggono... e sono inappropriate.>>
<<Okay coach.>>
<<Lucas?>> sbraito.
<<Scusami, è più forte di me. Le metafore sportive rendono tutto più chiaro e fruibile>>, risponde da finto rassegnato.
Il mio sguardo va al soffitto alla ricerca di una via di fuga.  Trovo il suo sarcasmo maledettamente irritante. <<Ad ogni modo>>, mi sforzo di proseguire, <<Patrick fa perfettamente al caso nostro>>, stabilisco.
<<Se non fosse che frequenta Rhonda, e che la cosa diventerebbe di dominio pubblico nel giro di un'ora>>, osserva.
<<Non succederà.>>
<<Ma non hai detto poco fa che la scomparsa di mio fratello è stato un argomento da salotto per giorni e giorni?>>
<<Non in questi termini Lucas, e lo sai!>> lo ammonisco. <<E comunque, Patrick non è diverso dagli altri medici, ha un segreto professionale da rispettare.>>
Lucas rimane in silenzio, sembra riflettere su questa possibilità. Il momento perfetto per rincarare la dose. <<Ma se hai un'idea migliore...>>
Mi rivolge uno sguardo combattuto mentre mi avvicino al divano con una tazza di tè fumante in mano. Gliela porgo con un sorriso mesto. Lui mi scruta per un attimo ancora, poi soccombe per la prima volta.
Uno pari!
<<Va bene. Dammi il contatto di questo scienziato.>>

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⏰ Last updated: Nov 17, 2022 ⏰

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