Capitolo 5

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Lucas
<<Aspetta!>> Le dico. Consapevole che non suoni come una vera e propria richiesta, visto che l'ho intrappolata alla porta impedendole di aprirla per scappare via. Ma non voglio che se ne vada in questo stato.
Ho sbagliato! Non dovevo inveirle contro in quel modo e lasciarmi sopraffare dalla rabbia del momento. E queste lacrime... Dio santo, non ero preparato.
<<Apri questa cazzo di porta, Lucas.>>, ringhia rabbiosa concedendomi il profilo.
Mi cade la mandibola. Se il tono della sua voce ha qualcosa a che fare col livello di incazzatura che ha raggiunto, ne deduco che è l'ultima volta che ci rivolgeremo la parola.
<<Ascolta>>, cerco di rabbonirla. <<Ho esagerato, non volevo.>>
India continua a forzare il pomello nella speranza di avere la meglio sul mio braccio teso. Un'altra lacrima solca lo zigomo e scende giù fino all'angolo della sua bocca. Ha le labbra gonfie e la punta del naso arrossata. Poco fa le sue lunghe ciglia, di profilo, formavano una curva perfetta che si piegava verso la palpebra. Adesso le lacrime le hanno infittite e rese pesanti.
Non le sono stato mai così vicino da riuscire a sentire il profumo dello shampoo che usa. Adesso questo odore, che non so bene cosa mi ricordi, mi riempie le narici. Qualcosa mi dice che non mi saranno concesse altre occasioni per risentirlo.
<<Ok>>, cedo. <<Se non è il momento chiariremo un'altra volta.>>
India smette di sbattere le palpebre e di forzare il pomello. Mollo la presa sulla porta e faccio scorrere la mano lungo la mostra, mentre mi chiedo se è una buona idea concederle una tregua. Magari si rifiuterà di tornare sull'argomento. Forse mi odierà e basta per il resto dei suoi giorni. Ma è un rischio che devo correre, perché difronte a queste lacrime, udite udite, non mi sento a mio agio nemmeno in casa mia.
Appena ritraggo la mano India afferra il pomello e fa scattare la serratura. Con un gesto fulmineo varca la soglia e sbatte la porta alle sue spalle.
Rimango così, impalato, per un minuto almeno.
Cosa mi è saltato in mente? Perché me la sono presa così tanto?
Ha ragione lei, in fin dei conti, era chiaro già da tempo che non le andavo a genio. Eppure mi brucia, e sono un coglione che si è fatto ferire nell'orgoglio.
Sarà che ho i nervi tesi oramai da tempo, di Iago non abbiamo notizia alcuna, mia madre è perennemente in attesa di una telefonata che non arriva. Anche il risentimento che provava mio padre si è mano a mano affievolito, lasciando spazio a una preoccupazione che oramai non riesce a nascondere più.

Lucas
I giorni trascorrono tutti uguali, le imposte di India sono sempre serrate, perciò deduco che sia in trasferta. Dalla sera del nostro diverbio non ci siamo più incontrati. Sono di ritorno dagli allenamenti, ai quali ultimamente vado svogliato e privo di stimoli, quando la vedo afferrare il trolley che le porge il tassista. Deve pesare almeno venti chili quel bagaglio, perché il giovane ragazzo dal fisico sottile si fa tutto rosso in viso dallo sforzo.
La seguo in silenzio mentre lo trascina oltre il cancello d'ingresso. Sono le dieci passate perciò il portiere non è più in servizio. Accelero il passo finché non la affianco, appena prima che afferri la maniglia per sollevare quella zavorra su per le scale. Le nostre mani si sfiorano e lei sussulta sorpresa.
  <<Lascia, faccio io >>, le dico.
Non si oppone e mi rivolge solo uno sguardo stanco. La precedo e mi arresto quando raggiungo la sua porta di casa. Lascio la valigia a terra e rimango, col borsone degli allenamenti in spalla, indeciso su cosa dire. Poi è lei a parlare.
<<Grazie Lucas>> dice mentre rovista nella tasca del cappotto color cammello in cerca delle chiavi di casa.
<<Di nulla>>, rispondo. Poi mi volto e proseguo verso il mio appartamento.
  <<Lucas>> mi richiama un attimo dopo.
Mi volto e attendo.
Non lo fa subito, prima di chiedere mi guarda in silenzio. <<Ci sono notizie di Iago?>>
Non lo conosce, se non di vista, e credo non ci abbia mai scambiato una parola, perciò deduco che si tratti di un interessamento di circostanza, che comunque apprezzo.
Faccio segno di no con la testa. <<Non ancora>> rispondo.
La vedo serrare le labbra in un'espressione amareggiata, e mi sembra dispiaciuta sul serio. <<Salterà fuori, vedrai.>>
  <<Farà meglio a sbrigarsi.>> La saluto alzando una mano, lei accenna un sorriso.


India
C'è sempre più fermento nell'appartamento numero nove. Un via vai di amici che si alternano a casa di Lucas da giorni. È passata una settimana da quando ci siamo salutati sulla soglia di casa ed evidentemente Iago non è ancora ricomparso. Omar dice che Lucas ha disertato gli ultimi allenamenti e che è teso come con lo si era mai visto prima. Mi tengo alla larga cautamente perché siamo avvezzi ad avere frizioni, noi due.
Un altro via vai si è invece arrestato, quello delle donne che frequentavano solitamente casa sua.
<<Questa storia comincia a puzzarmi>>, commenta Rhonda mentre apparecchia la tavola.
Stasera ceniamo a casa sua e di Oliver perché c'è un invitato speciale: il sexy dottore con cui Rhonda si sta frequentando.
<<Trattandosi di allontanamento volontario, gli Alves si sono visti costretti a ingaggiare un investigatore privato>>, spiega Oliver a Patrick. <<Ma senza una reale pista da seguire non sarà facile scovarlo. Iago è sempre stato un tipo piuttosto schivo, le sue frequentazioni erano di dubbio gusto, non credo che quei tizi collaboreranno più di tanto alle ricerche.>>
<<Secondo me è più vicino di quanto non ci voglia far credere.>>
<<Non ne sarei così sicuro Rhonda, dopotutto da una testa calda come lui ci si potrebbe aspettare di tutto.>>
<<Magari ha solo avuto voglia di sollevare un polverone. Scemata la rabbia potrebbe tornare sui suoi passi senza pensare alle implicazioni. Se è un perdigiorno come dite resterà presto senza un soldo>> ipotizza Patrick.
<<Un Alves squattrinato non è un Alves>> chiosa Rhonda sistemando in tavola gli antipasti. <<Servitevi.>>
<<India, tu che idea ti sei fatta?>> Mi domanda Patrick adocchiando il buffet.
Ruoto la cannuccia del mio Campari Spritz e ne bevo una sorsata. <<In realtà non ho idea di cosa pensare. Difficile stabilire dove possa essersi cacciato senza aver pianificato la fuga. A quanto ne so è successo tutto in maniera repentina dopo un litigio. Penso possa aver chiamato un amico per farsi ospitare, magari qualcuno che conosce solo lui e che è estraneo a familiari e amici.>>
Oliver si avvicina porgendomi uno spedino di formaggi e olive. <<L'unica cosa certa è che farà morire di apprensione la povera Ester.>>
<<Per non parlare di Lucas. Saranno anche pieni di soldi ma questo scherzo gli costerà un bel po'. Omar dice che ha già sborsato una cifra da capogiro ingaggiando quell'investigatore>> spettegola Rhonda.
<<Pensavo se ne stesse occupando Raphael Alves di questo>>, commenta Oliver prima di addentare un'aletta di pollo fritto.
<<Raphael era contrario fin dal principio. Era furioso con Iago e per nulla intenzionato a stare al suo gioco. Ma Lucas ha fatto di testa sua preferendo agire repentinamente e scavalcando la reticenza del padre.>>
<<Penso abbia fatto la mossa giusta, in questi casi meno si aspetta e meno si complica il lavoro di investigazione>>, valuta Patrick.
Sono d'accordo con lui, ma tengo la considerazione per me.
A chiusura della cena Rhonda ci stende con il dolce. Siamo tutti sazi, appesantiti e grati per l'ottimo cibo consumato in compagnia, quando decido che è ora di tornarmene a casa.
L'indomani parto all'alba per una nuova trasferta di otto giorni. Amo il mio lavoro ma in determinati periodi, quando si intensificano i viaggi, lo trovo sfiancante.
Prendo il primo volo per il Rhode Island e atterro all'aeroporto di Warwick con una strana sensazione di inquietudine addosso. Non penso che potrebbe trattarsi di un presagio, non all'inizio. Ma quella sera, dopo una giornata estenuante di colloqui conoscitivi, facendo ritorno nell'appartamento che mi ospita, piombo nella pagina più amara e penosa della vita di qualcuno. Quel qualcuno risponde al nome di Iago Alves.

Nonostante noi.Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz